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Cronaca Cervia

Fu una delle prime a prendere il Covid nel ravennate: la sua storia premiata in un libro

Il suo, a marzo 2020, fu tra i primi casi di Coronavirus accertati nel ravennate. Non solo: dopo l'infezione, sviluppò i sintomi del cosiddetto 'Long Covid'

Il suo, a marzo 2020, fu tra i primi casi di Coronavirus accertati nel ravennate. Non solo: dopo l'infezione, sviluppò i sintomi del cosiddetto 'Long Covid'. Ora la storia di Patrizia Mariano, 55enne di Villa Inferno, è finita al centro di un racconto che ha partecipato all'edizione 2023 del concorso letterario 'Racconti Emiliano Romagnoli', venendo selezionato e quindi pubblicato nell'antologia. La premiazione si è svolta presso l'Aula Magna della Biblioteca Malatestiana di Cesena sabato 6 maggio.

"Un'esperienza gratificante ed emozionante - commenta Patrizia - Tra tutti gli "scrittori" sono stata l'unica di Cervia e della provincia. Nel mio racconto ho descritto la mia esperienza con il Covid e tutto ciò che ho provato sulla mia pelle nel 2020".

Un estratto del racconto

"Era venerdì 13 marzo 2020, iniziai a sentirmi strana (...). Il lunedì mattina mi svegliai che stavo molto male: non riuscivo ad alzarmi dal letto, avevo bruciore e dolore in tutto il corpo come se avessi del fuoco dentro, dolori muscolari atroci, non sentivo sapori e odori, avvertivo un senso di oppressione al torace, non riuscivo a respirare, avevo la febbre e un forte mal di testa, non riuscivo a mangiare e bere e deglutire era molto difficoltoso, ogni movimento era un dolore atroce. Ero spaventatissima perché capii che qualcosa non andava e non poteva essere una semplice influenza. (...) Rimasi in attesa su una barella per tredici lunghe e interminabili ore. Il medico mi si avvicinò e con un filo di voce mi disse che avevo contratto il virus, il tampone era positivo. Non ci potevo credere, il mondo mi crollò addosso, ebbi la consapevolezza che forse non avrei più rivisto i miei figli, il mio marito, il miei familiari e i miei più cari amici e tutti quelli che mi volevano bene. (...) Gli Oss ci cambiavano la biancheria nei letti e ci portavano da mangiare. Mi si stringeva il cuore vederli così provati, sudare sotto quelle tute da palombari fino al termine del loro turno, e nonostante tutto avevano sempre un sorriso e parole di conforto per noi pazienti e per salvare le nostre vite avevano rinunciato alle loro. Ci raccontavano con sofferenza che stavano isolati dalle loro famiglie, dai loro figli e quanto era brutto ciò che succedeva fuori. (...) Fisicamente e mentalmente è stata veramente molto dura e ancora oggi combatto con gli strascichi che il Covid-19 mi ha lasciato, ma vado avanti e non mollerò mai. Non dimenticherò mai quanto ho vissuto. (...) Il virus mi ha spezzato le ali, ma non sapeva che avrei tirato fuori gli artigli.

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