L'ultimo saluto di Ravenna al "suo" Fabrizio: centinaia di persone ai funerali
La Chiesa di San Pier Damiano è straripante di persone. Parenti, politici e semplici cittadini: sono centinaia e centinaia quelle che martedì pomeriggio si sono recate in Darsena per l'ultimo saluto a Fabrizio Matteucci
La Chiesa di San Pier Damiano è straripante di persone. Parenti, politici e semplici cittadini: sono centinaia e centinaia quelle che martedì pomeriggio si sono recate in Darsena per l'ultimo saluto a Fabrizio Matteucci, il compianto ex sindaco di Ravenna scomparso improvvisamente domenica all'età di 63 anni. E tante sono state anche le persone che, prima dei funerali, hanno salutato Fabrizio in piazza del Popolo, in un momento molto toccante per tutta la città.
"Mi unisco al dolore della famiglia, dei parenti, degli amici e dei cittadini che hanno voluto bene a Fabrizio, scomparso così inaspettatamente - ha iniziato la cerimonia funebre l'Arcivescovo emerito Giuseppe Verrucchi leggendo un messaggio dell'Arcivescovo Ghizzoni, assente per un impegno a Roma - Nel periodo in cui è stato sindaco, ci siamo incontrati e sentiti diverse volte. Il rapporto cordiale che si è instaurato tra noi ci ha permesso numerosi scambi sui problemi della città; e mi è sembrato che abbia davvero lavorato per Ravenna con impegno e passione, cercando soluzioni a favore di tutta la comunità. Ha avuto anche rispetto per la fede religiosa, mettendosi lui stesso in un cammino di ricerca".
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"Quando domenica mi hanno telefonato, ho avuto un momento di commozione: ho detto non e possibile, ci eravamo sentiti due mesi fa e ci eravamo promessi di trovarci insieme per un caffè e due chiacchere - ha detto commosso Verrucchi nell'omelia funebre - Mai avrei pensato a una morte così improvvisa. E quale regalo possiamo fare ora a Fabrizio, che non è più vivo qui, ma e più vivo adesso che prima in quella vita che non ha mai fine? Per arrivare in Paradiso bisogna essere purificati: noi possiamo chiedere al signore per Fabrizio la purificazione, il perdono e aiutarlo a entrare il prima possibile nella pienezza della luce, della vita, della felicità. Ho un ricordo personale di Fabrizio: venne a trovarmi poco prima di diventare sindaco. Parlando abbiamo capito che l'obiettivo di tutti e due era il bene della città. Ci diamo detti "l'obiettivo è comune, le strade sono diverse". Strade che, però, convergevano verso lo stesso obiettivo. Si può essere distanti nelle idee a volte, ma se si ha un obiettivo comune si trovano le strade per il meglio delle persone. E su questa strada abbiamo cercato di camminare, spesso telefonandoci: lui mi diceva quello che pensava e le scelte che avrebbe fatto, non sempre si era d'accordo, ma dicevamo le cose che pensavamo perché ci si sentiva uniti per il bene della gente. Un giorno mi chiese: "Secondo te qual è il problema più grosso della nostra città e della nostra società?". Io dissi "la mancanza di fede", e ne sono convinto ancora oggi. Poi gli chiesi: e per te? Mi poteva dire tante cose, ma disse: "La conflittualità tra le persone". Mamma se ci ha preso... purtroppo. Ho avuto la sensazione che Fabrizio facesse un cammino interiore: ricordo che eravamo in Duomo per una messa e inaspettatamente andò al microfono, accennando alla sua maturazione verso la fede e alla sua decisione di essere cristiano. Volevo tornare a incontrarlo, ci eravamo dati un appuntamento..".
All'uscita dalla Chiesa un lungo applauso ha accompagnato la bara di Fabrizio fino al carro funebre, e un altro caldo applauso si è stretto intorno alla famiglia di Fabrizio, alla moglie Simona e al figlio Sayo, uscito abbracciando de Pascale tra lacrime e sorrisi. E' un giorno triste per i ravennati. Un giorno, e una persona, che Ravenna non dimenticherà facilmente.