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Cronaca

L'ultimo saluto a don Marco: "Un parroco sempre attento alla carità"

Così lo ha ricordato l'arcivescovo Ghizzoni: "Don Marco è stato un prete fortemente identificato con la sua vocazione sacerdotale e con la sua missione di educatore e maestro"

Si sono tenuti la mattina di mercoledì 28 ottobre i funerali di don Marco Cavalli, storico parroco di Lido Adriano, scomparso sabato scorso all'età di 86 anni. Don Marco si è spento il 24 ottobre 2020 all’ospedale di Ravenna, dopo alcuni giorni di sofferenza in terapia intensiva per una infezione alla quale il cuore non ha retto. A ricordarlo tutta la comunità parrocchiale e l'arcivescovo di Ravenna-Cervia, monsignor Lorenzo Ghizzoni.

Don Marco Cavalli era nato il 5 maggio del 1934 a Campese di Bassano del Grappa, ed era poi arrivato a Ravenna su chiamata dell’arcivescovo Egidio Negrin, aveva frequentato qui il seminario. Venne ordinato sacerdote dall’arcivescovo Salvatore Baldassarri il 22 luglio del 1959, nella vigilia di Sant’Apollinare. Dopo l’ordinazione divenne cappellano a Portomaggiore e in seguito divenne parroco di San Biagio d’Argenta per 11 anni. Due esperienze pastorali molto positive che ricordava sempre perché lo avevano ammaestrato e avevano plasmato il suo stile di pastore e di parroco.

Fu poi l’allora arcivescovo Tonini a "chiamarlo" nel 1979 a Lido Adriano, dove non era presente nemmeno l’abitazione per il parroco. "Allora ci vado ancora più volentieri", fu la sua risposta. Dal 18 novembre del 1979 ad oggi, per oltre 40 anni è stato il parroco di Lido Adriano nella parrocchia di San Massimiliano Kolbe, che aveva voluto fortemente e contribuito a costruire. Più tardi dal 1982 e fino al 1998 fu chiamato a fare il parroco anche di Porto Fuori,oltre che rettore dell’oratorio di Lido di Dante. 

Così lo ha ricordato l'arcivescovo Ghizzoni, nell'omelia pronunciata durante i funerali: "Aveva iniziato la sua missione pastorale a Lido Adriano celebrando la Messa nel residence Calypso e abitando in un appartamento, per 9 anni. Lido Adriano era una località in piena espansione e trasformazione, con una popolazione assai variegata e di tutte le classi sociali, spesso povere, proveniente da varie regioni. In quegli anni grazie ai contatti che man mano aveva instaurato a livello cittadino e grazie alla generosità della gente, dei turisti, dei benefattori, fece partire la costruzione della chiesa di San Massimiliano Kolbe, la cui prima pietra venne benedetta dal Santo Papa Giovanni Paolo II nella Basilica di Classe, durante storica visita in Romagna dell’86. 

La chiesa fu terminata nel 1988. Dal ‘91 al ‘94 si costruì la canonica, e nei due anni successivi gli ambienti per il catechismo, per l’oratorio e per la carità. Con l’edificazione del campanile inaugurato nel 2003 completerà la sua opera. Queste costruzioni furono una occasione per coinvolgere tutta la comunità civile e questo rimarrà lo stile pastorale di don Marco che farà della chiesa e della canonica un luogo di coinvolgimento, di aggregazione e di promozione umana della gente del suo territorio.Non gli mancò la collaborazione dei suoi genitori Rina e Antonio che furono nei primi anni a Lido il suo valido sostegno, “i miei cappellani”, come li chiamava.

Chi non l’ha visto nei pomeriggi d’estate sulla sedia davanti alla canonica quasi sempre in ascolto di qualcuno? Chi non ha ascoltato le sue esortazioni nell’omelia o a fine messa ai genitori circa l’urgenza di educare i figli alla fede per avere domani dei buoni cristiani e dei buoni cittadini?

Don Marco è stato un prete fortemente identificato con la sua vocazione sacerdotale e con la sua missione di parroco, di educatore, di maestro, sempre attento alla carità coi più poveri del territorio. La sua collaborazione con le organizzazioni cittadine del territorio aveva come fine immediato quello di promuovere il paese, l’accoglienza ai turisti, e infine la costruzione della scuola media, che ha visto finalmente realizzata dopo tanti anni di battaglie, ma aveva come fine ultimo quello di essere presente nella vita di tutti con la sua testimonianza di parroco, di prete di tutti e per tutti.

Tra le sue attenzioni c’è sempre stata quella alle vocazioni di speciale consacrazione, in parrocchia e nella diocesi, e un occhio speciale per i seminaristi che spesso sono stati presenti qui per fare esperienza pastorale, accompagnati dalla sua paternità e dalla sua passione per il Vangelo".

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