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Domenica, 1 Ottobre 2023
Cronaca Faenza

A Faenza spunta 'E Galet de Paciugh': un'opera per "la Romagna che si risolleva dall’alluvione"

Realizzata con materiali di recupero rappresenta il gallo con la Caveja, simbolo identitario della Romagna. L'artista forlivese Alessandro Turoni era tra gli angeli del fango dopo l'alluvione: "Ho visto la disperazione ma anche la voglia di ripartire"

Ha colto nel segno, l’opera di Alessandro Turoni. Tanto da riuscire a suscitare sentimenti in molti di coloro che volontariamente o per caso siano transitati nei giorni scorsi dal ‘Fontanone’ di Faenza. ‘E galet de paciugh’, questo il nome del gallo con la ‘Caveja’ simbolo identitario della Romagna che Turoni ha realizzato con la collaborazione di Filippo Maestroni, e che a differenza del simbolo originale presenta alcune differenze tali da renderlo unico nel suo genere. Al posto del ferro battuto l’opera è stata infatti realizzata con materiali di recupero (ferro e legno, ndr), e al posto della ‘Caveja’ l’artista ha inteso rappresentare il galletto di Romagna ’armato’ di badile.

L’opera è stata posta sulla rotatoria di fronte al fontanone monumentale che collega via Giovanni da Oriolo, viale Stradone, via Degli Insorti e via Volpaccino in occasione de ‘La Prospettiva Estiva per il Fontanone’, un progetto trimestrale dell’associazione ‘Fatti d’Arte’ e curato da Veronica Bassani e da Filippo Maestroni, che prevede mostre, dibattiti, esibizioni musicali e degustazioni di vini prodotti da cantine locali. Filo conduttore della rassegna è il racconto dell’anima romagnola, ancor più volutamente cercata dagli organizzatori dopo gli eventi alluvionali che hanno investito il territorio lo scorso maggio.

“Di solito realizzo mostri o animali - spiega Turoni -, e inizialmente avrei dovuto rappresentare un basilisco ma ammetto che l’idea non mi convinceva pienamente. Poi è arrivata l’alluvione”. Così Turoni, residente a Fiumana di Predappio, come tanti a metà maggio, si è rimboccato le maniche, e allo studio e alle opere d’arte ha imbracciato badile e stivali. “Non sono stato colpito direttamente nonostante abiti vicino a un corso d’acqua, ma c’ero anche io tra gli angeli del fango - afferma -. In quei momenti ho visto le scene di disperazione delle persone, ma anche una speranza di fondo. Nessuno infatti si è abbandonato completamente, ed anzi si lavorava molto per ritrovare quanto prima la normalità”.

Questo il percorso che ha poi spinto Turoni a realizzare l’opera in 10 giorni con materiali di recupero: “Un po’ perchè avevo budget zero, e un po’ perchè il senso di quei materiali utilizzati si legavano bene al tema dell’alluvione, un ammasso di cose inerenti a quanto è accaduto nella nostra terra. Ho optato per il gallo con una pala sporca di fango perchè l’intento era realizzare un’opera che ricordasse la Romagna che si risolleva dall’alluvione, con lo spirito di comunità che ci contraddistingue. Ho pensato proprio alla comunità mentre lo realizzavo e nonostante sia un’opera che non segue il mio percorso artistico abituale, sono contento di averla realizzata. Credo che stia bene in quella rotonda”.

Veronica Bassani, Alessandro Turoni e Filippo Maestroni

Turoni non è nuovo alla realizzazione di grandi installazioni, peraltro già esposte nel territorio ravennate. Sua infatti era l’opera del ‘Cerbero’ che fu messo in mostra a Ravenna e all’interno della chiesa di Santa Maria dell’Angelo in occasione delle celebrazioni dantesche. ‘E galèt de Paciugh’, resterà in esposizione sulla rotonda intitolata a Francesco Lama a Faenza “ancora per qualche tempo. Dopodiché mi piacerebbe se fosse esposta anche in tutte le città alluvionate della Romagna”. Un passaggio per il galletto potrebbe idealmente essere in corrispondenza della rotatoria ’11 settembre’ vicino al Ponte Nuovo di Cesena dove fu esposto per la prima volta il noto striscione dei ‘Burdel de Paciug’. Per il momento solo un’ipotesi suffragata dal nulla, anche se, a dirla tutta, ai faentini quel galletto è piaciuto tanto al punto da far manifestare a qualcuno la volontà di non volersene più privare.

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