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Salute

Giornata mondiale dell'obesità, le attenzioni dell'Emilia Romagna: "Conseguenze non vanno sottovalutate"

La Regione Emilia-Romagna è da tempo impegnata nel contrasto all’obesità attraverso una serie di azioni coordinate e continuative

Rappresentano un importante fattore di rischio per le principali malattie croniche e sono condizioni associate a mortalità elevata: sono obesità e sovrappeso, il risultato dell’interazione tra componenti comportamentali, sociali e metaboliche, alcune geneticamente determinate, altre riconducibili a fattori ambientali. Venerdì è la Giornata Mondiale dell'Obesità, promossa dalla World Health Organization per sensibilizzare i cittadini e incoraggiare soluzioni pratiche che contrastino il problema globale dell’obesità, che riguarda 800 milioni di persone nel mondo, con un costo stimato in spese mediche complessivo di mille miliardi di dollari entro il 2025. Non solo: le persone obese corrono il rischio doppio di essere ricoverate se positive al Covid, e le prospettive non sono buone, visto che si prevede un aumento dell’obesità infantile pari al 60% entro la fine del 2030.

In Emilia-Romagna - dove sul territorio si svolgeranno varie iniziative organizzate dal servizio sanitario regionale e consultabili sui siti internet delle Ausl - si stima siano circa 885 mila le persone adulte in sovrappeso e 337 mila quelle obese. Complessivamente in regione è sovrappeso o obeso un bambino di 8-9 anni su quattro, un adulto con più di 69 anni su due.

"Limitare l’obesità è uno degli obiettivi che la Regione ha deciso di perseguire: basti pensare che il piano di prevenzione 2021-2025 recentemente approvato dedica al tema dei corretti stili di vita, compresi dunque l’alimentazione e l’attività motoria a scuola e nelle comunità, quattro programmi su venti - commenta l’assessore alle Politiche per la salute, Raffaele Donini -. Due di questi programmi non sono previsti dal Piano Nazionale di Prevenzione predisposto dal ministero, ma abbiamo voluto inserirli perché consideriamo la lotta all’obesità un obiettivo strategico che non va sottovalutato. Prevenire questa patologia, infatti, vuol dire prevenire malattie che possono avere conseguenze gravi proprio a causa dei chili in eccesso, come anche la pandemia Covid ha purtroppo dimostrato".

Cosa fa la Regione

La Regione Emilia-Romagna è da tempo impegnata nel contrasto all’obesità attraverso una serie di azioni coordinate e continuative che prendono avvio fin dalla gravidanza, rivolgendosi in seguito alla famiglia durante i primi anni di vita del bambino, per poi continuare nella scuola e nella comunità. Nell’approccio all’obesità, nelle differenti fasce d’età, la Regione attua più livelli di prevenzione: un livello di prevenzione primaria, finalizzato a ridurre l’incidenza dell’obesità, e uno di prevenzione secondaria, dedicata a soggetti in sovrappeso o già obesi o con complicanze associate.

Per la prima azione è stata predisposta un’attività informativa in collaborazione con le Ausl, con l’obiettivo di sensibilizzare i cittadini attraverso diversi canali (web, social e volantini): gli strumenti migliori per la prevenzione sono infatti una sana alimentazione associata a uno stile di vita attivo. I siti www.alimenti-salute.it e www.mappadellasalute.it, gestiti dalla Azienda Usl di Modena per conto della Regione, forniscono dati e suggerimenti per stili di vita più sani: il primo offre spunti per una dieta equilibrata e un’alimentazione sicura, il secondo fornisce mappe per chi voglia dedicare più tempo alla attività motoria, nelle palestre come nelle camminate in gruppo.

Per la seconda azione si stanno attuando sul territorio regionale dei percorsi di presa in carico dei pazienti obesi. In particolare quello riservato al bambino con obesità coinvolge i pediatri di libera scelta nel monitoraggio e nell’intercettazione precoce di sovrappeso e obesità, successivamente sviluppa sul territorio équipe multidisciplinari per la presa in carico e l’educazione terapeutica del bambino e del nucleo familiare sullo stile di vita idoneo. La Regione ha inoltre previsto un’indagine, che partirà nelle prossime settimane, rivolta ai bambini tra i 6 e gli 8 anni, che si pone l’obiettivo di studiare come hanno trascorso il recente periodo di emergenza sanitaria legata alla pandemia.

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