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Cronaca

Gli auguri natalizi alla città del vescovo: "Natale è farsi piccoli con i piccoli”

Monsignor Lorenzo Ghizzoni celebrerà la Messa della notte di Natale il 24 dicembre alle ore 23 in Cattedrale, mentre il 25 festeggerà con i detenuti della casa circondariale di via Port’Aurea

Come ormai da tradizione, l’arcivescovo di Ravenna-Cervia, monsignor Lorenzo Ghizzoni celebrerà la Messa della notte di Natale il 24 dicembre alle ore 23 in Cattedrale, mentre il 25 festeggerà con i detenuti della casa circondariale di via Port’Aurea con una Messa alle ore 10. Alle 18, infine, celebrerà anche nella Concattedrale di Santa Maria Assunta a Cervia. Nel suo messaggio di auguri alla città, il prelato ha ricordato come "L’abbassamento di Dio, che nasce tra gente umile, che assume la nostra carne segnata da tanti limiti, che lavora per anni e abita in un piccolo paese quasi sconosciuto dai sui consanguinei ebrei, ci chiede di ripensare la nostra vita. Come viviamo noi la povertà e la ricchezza, l’umiltà e la gloria? È vero che gran parte della nostra ricchezza è un suo dono: lo è la vita e tutta la creazione. Ma anche le opere d’arte o le realizzazioni ingegnose e potenti della scienza e della tecnica, sono frutto dei talenti che Lui ci ha dato. Anche il denaro, come mezzo di scambio, è prodotto dell’intelligenza, creata da Dio. Dio non ama l’impoverimento o la miseria, ama il creato, la vita buona dei suoi figli e ciò che essi costruiscono con le loro mani e la loro intelligenza. Eppure si è fatto povero e piccolo, dalla nascita fino alla morte. E poi, come hanno capito bene per esempio san Francesco o il beato Charles de Foucauld, propone anche a noi la povertà e la piccolezza come stile di vita. Penso che il primo motivo di questa provocazione sia che egli vuole liberare i nostri cuori dall’attaccamento alle cose create, alle opere delle nostre mani e alle ricchezze. Per liberare il nostro rapporto con Lui da ogni ostacolo, da ogni idolo".

"Ma c’è un altro motivo - conclude monsignor Ghizzoni. - Il non accumulare per sé e il condividere i beni con quelli che ci sono messi vicini, ci apre alla fratellanza. Dio vuole che i suoi figli si trattino da fratelli (Luca 15), si amino, si perdonino, custodiscano la vita l’uno dell’altro, soprattutto di chi è più debole: siamo al centro del Vangelo. Il Signore, scrive S. Paolo, “da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà” (2 Cor 8,9). E perché imparassimo che c’è più gioia nel donare che nel ricevere. Questa è la nostra lotta ed è anche la sfida che lancia il Natale alla nostra società ricca, annegata nei consumi, ossessionata dalla ricerca della sicurezza e del benessere individuale, superba e aggressiva verso gli svantaggiati e i poveri della terra. La fratellanza ha bisogno di compassione e di umiltà, di pazienza e di cura per l’altro. Ha bisogno che ci si faccia piccoli con i piccoli. Per questo il Figlio di Dio si è fatto povero e piccolo e ci ha mostrato la via perché non disprezzassimo nessuno dei nostri simili e nella condivisione, nel dare e ricevere, scoprissimo che tutti abbiamo bisogno di qualcuno che ci ami e che ci sostenga nei passaggi difficili della vita. L’augurio di questo Natale è che tutti, contemplando nel presepe il più povero e il più piccolo di tutti, possiamo sperimentare la gioia di chi sa amare e lasciarsi amare e riconoscere in Gesù il nostro “fratello universale” (C. de Foucauld, 1903)".
 

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