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Cronaca

Greenpeace lancia l'allarme: "Le 'cozze di piattaforma' finiscono nei nostri piatti"

Affermano da Greenpeace: "È urgente avere conferma che quelle che finiscono nei piatti degli italiani non siano gravemente contaminate come quelle degli studi presentati da Eni al ministero dell''Ambiente"

"Non solo sono contaminate. Finiscono anche sulle nostre tavole". Greenpeace lancia l''allarme sulle cozze inquinate da piattaforma, contenenti metalli pesanti e idrocarburi. Infatti una parte dei mitili venduti in Italia viene raccolta proprio sui piloni di piattaforme offshore. Per questo l'associazione chiede ad Arpa Emilia-Romagna "quali garanzie esistano sull''assenza di contaminazione nelle cozze da piattaforma immesse in commercio".

La preoccupazione è concreta se, come "si evince dal sito di Eni, da piu' di vent''anni le cozze presenti sulle piattaforme vengono regolarmente raccolte da alcune cooperative romagnole di pescatori e successivamente commercializzate". Sembra che coprano il 5% della produzione annuale regionale. Solo nel 2014 sarebbero stati immessi sul mercato italiano 7.000 quintali di cozze "da piattaforma".

Greenpeace non possiede dati sulle produzioni di cozze riferibili alle singole piattaforme. Tuttavia sottolinea che "l'area dove sono situati gli impianti che Eni indica come sede di prelievo commerciale di mitili si sovrappone a quella dove operano alcune delle piattaforme oggetto del rapporto dell''associazione".

Da qui la richiesta ad Arpa di "informazioni sui dati dei monitoraggi delle cozze raccolte sulle piattaforme. È urgente avere conferma che quelle che finiscono nei piatti degli italiani non siano gravemente contaminate come quelle degli studi presentati da Eni al ministero dell''Ambiente". (fonte Dire)

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