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Cronaca

I "tesori" dell'Adriatico nuotano nel relitto del Paguro

"C’è un tesoro sommerso a pochi metri dalla riva dell’Adriatico che bagna la Romagna, e sono sufficienti pinne e maschera per scoprirlo"

"C’è un tesoro sommerso a pochi metri dalla riva dell’Adriatico che bagna la Romagna, e sono sufficienti pinne e maschera per scoprirlo: e questo è certamente il momento migliore per immergersi nelle chiare, fresche acque dell’Adriatico che bagna l’Emilia Romagna, visto che la scarsa piovosità di questi ultimi mesi ha determinato una trasparenza da record". A dichiararlo è Apt servizi, la società costituita dalla Regione Emilia-Romagna e dal sistema delle Camere di Commercio dell'Emilia-Romagna che, in modo congiunto, hanno deciso di intervenire nel settore turistico destinando risorse finanziarie alle azioni di promozione e commercializzazione turistica.

"A pochi metri dal bagnasciuga avvengono i primi incontri, dai cavallucci marini (presenti ma difficili da riconoscere per le loro grandi capacità mimetiche) alle anemoni di mare, alle piccole orate e spigole che frequentano le scogliere. Certo, la sabbia è finissima e con un piccolo moto ondoso l’acqua perde un poco della sua trasparenza, ma al mattino le acque sono più calme ed è questo il momento migliore per andare "a caccia di tesori". Si possono ammirare mazzole con le ali dai colori metallizzati, sottilissimi pesci ago, nudibranchi coloratissimi, murici, crostacei in cerca di “casette” adeguate alla loro crescente corporatura, pesci che per mimetizzarsi riescono ad “imitare” lo stesso colore della sabbia sulla quale sono adagiati, granchi fifoni che si nascondono velocemente sotto la sabbia, seppie e addrittura delfini che giocano in mare aperto. E poi ancora saraghi, salpe, triglie, canocchie e persino tartarughe di mare. Naturalmente possiamo incontrare anche qualche medusa, dal maestoso “polmone di mare” alla medusa quadrifoglio (con le gonadi ben visibili disposte appunto a quadrifoglio), assolutamente non urticanti, alle piccole ma più insidiose cubomeduse, come la Carybdea Marsupialis, dai tentacoli rossastri, questa sì urticante, e se sfiorati da questi tentacoli occorre strofinare con un panno umido la parte colpita e lavarla con acqua molto calda per neutralizzare in pochi minuti il bruciore".

"Per gli esperti di immersioni, il “paradiso” è a 12 miglia dalla riva - proseguono da Apt - Occorre chiedere un permesso alla Capitaneria di Porto di Ravenna per poter attraccare la barca o il gommone alle boe che consentono l’ormeggio. E quindi godere dell’incantevole ricchezza delle specie ittiche che popolano il Paguro, il relitto della piattaforma metanifera dell’Agip affondata al largo della costa ravennate nel 1965 e oggi diventata un “reef” artificiale di incredibile bellezza. Qui, oltre a numerose specie di molluschi, comprese pregiatissime ostriche, si possono ammirare anche pesci mediterranei: corvine, gronghi, occhiate, scorfani di scoglio, astici, orate, mormore. Pesci che hanno trovato nelle strutture affondate del Paguro un microclima ideale per il loro habitat “tropicale”. Tra gli “ospiti”, anche qualche aragosta e tanti canestrelli, che con le loro ciglia mobili e retrattili sembrano voler strizzare l’occhio ai tanti curiosi che frequentano i fondali di questo ricchissimo lembo di Adriatico".

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