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Cronaca

Lasciano tutto per compiere il giro del mondo senza aerei: "È una cura per l'anima"

L'idea è nata da un problema che affligge tanti viaggiatori: troppe ore di lavoro, poche ferie e tanta voglia di viaggiare. Ma 'guai' a chiamarla vacanza

"Sulla strada della felicità": è proprio il caso di dire un nome, un programma. E' questo, infatti, il nome scelto da Alex e Sandra per la loro pagina Facebook - On the way to happiness - che documenta la loro sfida: compiere il giro del mondo senza mai mettere piede su un aereo.

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L'idea è nata da un problema che affligge tanti viaggiatori: "Io, dopo la laurea in Scienze erboristiche, lavoravo in un'erboristeria in un centro commerciale prossima alla chiusura, che non mi permetteva di avere molto tempo libero - spiega Sandra - Alex, invece, lavorava come muratore e stava fuori casa per tante ore ogni giorno. Entrambi quindi non riuscivamo mai a trovare tempo per viaggiare, nonostante i viaggi fossero sempre stati la passione di entrambi". Sandra ha 29 anni, è nata a Lugo dove convive da cinque anni con Alex, 34enne originario della provincia di Ferrara, che ha conosciuto a una festa in spiagga a Porto Corsini 10 anni fa: "E' stato amore a prima vista - racconta Sandra - e da quel momento non ci siamo mai più lasciati". L'idea di intraprendere questa sfida, però, non è stata della coppia: la vera ispirazione è arrivata dalle pagine di un libro. "Abbiamo letto 'Vagamondo' di Carlo Taglia, un reportage del suo viaggio intorno al mondo senza mai utilizzare aerei effettuato in 528 giorni attraversando 24 nazioni - spiegano i due - L'autore spiega di aver fatto questo viaggio come 'cura per l'anima', e leggere le sue parole ci ha ispirato a tal punto da dire 'Proviamoci: se non lo facciamo adesso, non lo facciamo più'".

Inizialmente non è stato facile per Alex e Sandra spiegare una scelta di vita e un cambiamento così radicale, soprattutto ai genitori: "Gli amici ci hanno dato molto supporto, anche nei momenti di sconforto quando ci facevamo un po' prendere dalle insicurezze - racconta Sandra - I miei genitori, invece, non l'hanno presa benissimo: pensavano che stessi attraversando una sorta di crisi dei 30 anni. Poi piano piano hanno iniziato a metabolizzare la cosa, anche se mio padre deve ancora capirlo bene". I genitori di Alex, invece, hanno accolto meglio la scelta del figlio: "Vivo fuori casa da più di dieci anni - spiega Alex - quindi sanno che so cavarmela e che so adattarmi ovunque. Mi hanno supportato molto".

Così i due intrepidi avventurieri, zaino in spalla con il minimo necessario per sopravvivere, il 18 marzo sono partiti in autobus da Bologna in direzione Spagna. "Abbiamo deciso di iniziare il nostro viaggio affrontando per prima cosa il cammino di Santiago - racconta Alex - Lì ci siamo sempre mossi a piedi, naturalmente, facendo 'couchsurfing' per dormire (persone che mettono a disposizione gratuitamente un letto o un divano, ndr) o fermandoci negli ostelli. Poi in autobus siamo arrivati a Porto, dove siamo stati ospiti di un signore molto carino che ci ha raccontato tutta la storia del Paese. Lisbona, invece, ci è piaciuta meno, è un po' troppo 'metropoli'". Ora i due si trovano a Lagos, dove si fermeranno un po' per 'ricaricare le pile' per poi ripartire per Valencia: "Lavoreremo in una fattoria per venti giorni - spiega Sandra - Avremo modo così di scoprire il mondo della coltivazione biologica, che ci attira molto, e in cambio riceveremo vitto e alloggio".

Per spostarsi, Alex e Sandra hanno sempre utilizzato gli autobus fino a oggi (oltre naturalmente agli spostamenti a piedi), ma non nascondono che le difficoltà non mancano: "La rete di autobus è molto fitta - dice Alex - ma i costi sono molto alti: per una tratta di 100 chilometri possono chiederci anche 20 euro a testa, che è la cifra che abbiamo stabilito come budget giornaliero per ciascuno di noi e nella quale dobbiamo far rientrare spostamenti, cibo, pernottamenti e quant'altro". Per finanziare il viaggio, infatti, la coppia ha dato fondo ai risparmi di una vita, mettendo da parte una cifra che dovrebbe bastagli per circa un anno e mezzo. Un'altra difficoltà, non indifferente, è data dalle lingue straniere: "Sandra diciamo che con l'inglese se la cava - dice Alex sorridendo - infatti i rapporti con le persone che incontriamo li gestisce lei solitamente. Io l'ho studiato un po' prima di partire anche grazie a un'amica che ci ha fatto da insegnante, ma il viaggio serve anche a questo. Per quanto riguarda il portoghese, invece, non ne parliamo: è incomprensibile. Molto meglio lo spagnolo!".

Per documentare il loro viaggio, la coppia ha aperto una pagina Facebook dove postano foto e racconti delle loro avventure, rivelando anche i primi cambiamenti che, dopo un solo mese di viaggio, iniziano già a farsi sentire. "Non sentiamo più il bisogno di cambiarci continuamente, ad esempio, anche perchè abbiamo un bagaglio molto limitato - spiega Alex - La vita di un viaggiatore è fatta di rinunce, sacrifici, spostamenti continui e cambiamenti di letto come fossero biancheria intima. Abbiamo imparato a toglierci tante maschere di dosso e a vivere alla giornata in modo più semplice, senza i comfort a cui eravamo abituati. Del resto il nostro è un viaggio, non una vacanza".

Dopo Valencia, i due torneranno in Italia dove chiederanno i visti per potersi recare - sempre in autobus, attraversando Germania e Polonia - in Russia. "L'idea è quella di partire con la Transiberiana e dirigersi in Cina, poi in Mongolia e verso il sud-est asiatico - spiega Sandra - Vorremmo riuscire a conoscere bene le culture dei paesi che attraverseremo, facendo anche esperienze di volontariato in qualche Onlus. Poi forse ci sposteremo in Australia o in Nuova Zelanda, dove 'ricaricheremo il portafogli' lavorando e migliorando l'inglese. Il problema è l'età, visto che siamo già grandicelli e che per ottenere il visto per 'work holiday' c'è un limite di età: noi vorremmo stare via almeno due anni, forse anche di più". Nei piani della coppia, infatti, c'è un vero e proprio viaggio intorno al mondo, completando la circonferenza terrestre: "Vorremmo passare anche dal sud America, per poi rientrare da lì tramite un mercantile - aggiunge Alex - Per il futuro, però, non riesco a fare programmi. Non so cosa aspettarmi da questo viaggio, che sicuramente mi cambierà profondamente- Non so se troverò un posto in cui sto bene come a casa mia, potremmo tornare in Italia e mettere in pratica tutto ciò che abbiamo imparato in questa esperienza o magari, chissà, restare altrove". Sandra ha un'idea più precisa: "Vogliamo capire come funzionano le 'comuni' in giro per il mondo, ovvero quelle esperienze di convivenza tra più persone abbassando i costi della vita. Vediamo una cosa del genere nel nostro futuro, un progetto sostenibile di condivisione di spazi per riuscire a diminuire le ore di lavoro giornaliere. Una cosa infatti è certa: non vogliamo più tornare a lavorare 8 o 9 ore al giorno con solo due settimane di ferie l'anno. Magari ci daremo alla coltivazione di prodotti agricoli. Vogliamo arrivare ad avere più contatto con la natura che con la società moderna".

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