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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Il Tar ha deciso: il Comune dovrà rimborsare gli autocostruttori di Filetto. "Giustizia è fatta"

Il Tar dell'Emilia Romagna ha infatti emesso la sentenza che obbliga il Comune al rimborso del 75% del valore della manodopera prestata dalla cooperativa di autocostruttori Mani Unite

Si chiude con un risarcimento da parte del Comune di Ravenna l'annosa questione degli autocostruttori di Filetto. Il Tar dell'Emilia Romagna ha infatti emesso la sentenza che obbliga il Comune al rimborso del 75% del valore della manodopera prestata dalla cooperativa di autocostruttori Mani Unite nella costruzione del grezzo dei 14 appartamenti in cantiere a Filetto. Inoltre ha annullato le penali imposte dal Comune a seguito dell’ingiusta decadenza della concessione del diritto di superficie su quel terreno e ha negato i tre milioni di risarcimento danni chiesti dal Comune.

"Persistendo nel non raggiungersi un accordo dignitoso tra il Comune e Mani Unite, lo spreco enorme di denaro pubblico potrebbe dilatarsi per chissà quanti anni. Sarebbe ora di farla finita. Ora è venuta meno la scusante addotta dal Comune che la Corte dei Conti gli contestasse di assumersi oneri non dovuti - commenta il capogruppo di Lista per Ravenna Alvaro Ancisi - Dopo averne compiuto di tutti i colori, il Comune dia dunque un taglio alle proprie pretese. La Corte dei Conti potrebbe invece contestargli ora di avere commesso molto incautamente l’errore di spendere quasi due milioni di euro per completare i lavori delle case senza averne titolo. Lista per Ravenna, che si adoperò molto per un accordo tra le due parti, anche col proprio capogruppo nel consiglio territoriale di Roncalceci Ulisse Babini, è sempre disponibile a collaborare".

Nel giugno del 2003, il Comune di Ravenna promulgò un "Avviso per indagine preliminare di mercato per l'assegnazione di lotti in aree Peep per la realizzazione di interventi in integrazione sociale tramite l'utilizzo della metodologia dell'autocostruzione totale”. L’associazione Alisei ong firma nel marzo 2004 un protocollo d’intesa con il Comune di Ravenna "per la realizzazione di interventi di integrazione sociale in campo abitativo tramite l'utilizzo della metodologia dell’autocostruzione". Nel protocollo d’intesa, vengono individuate quattro aree Peep adibite all’ autocostruzione, ovvero Piangipane, Grattacoppa, Sant’Alberto e Filetto. I cantieri vengono affidati alla Alisei Ong, che opera tramite la Alisei Autocostruzioni srl. I cittadini che rispondono ai requisiti degli art. 3,4 e 5 del protocollo di intesa, che si occupano del cantiere di Filetto, nel 2006 costituiscono la cooperativa denominata Mani Unite e partecipano alla costruzione come previsto.

Nel settembre del 2008, però, la Alisei smette di rifornire il cantiere di materiali. La cooperativa Mani Unite continua ugualmente a lavorare, finché Alisei dopo varie vicissitudini, nel 2009, abbandona definitivamente il cantiere e lascia i cittadini della cooperativa da soli, con il poco materiale rimasto, che infatti nell’estate dello stesso anno termina e non consente più l'avanzamento dei lavori. I responsabili della cooperativa Mani unite interpellarono il Comune che si smarcò da ogni responsabilità, dichiarando che gli accordi erano stati stipulati tra Alisei e la cooperativa stessa. La Regione, comunque interpellata dal Comune, emise il "bando per l'attuazione del programma sperimentale di edilizia residenziale di autocostruzione", con il quale vennero finanziati i cantieri abbandonati da Alisei, destinando 200.000 euro per Savarna e 280.000 per quello di Filetto, insufficienti per il completamento dei lavori. Nell'estate del 2012, dopo che il Comune di Ravenna dichiarò pubblicamente che il cantiere Filetto non aveva ormai più speranze di essere terminato e che il terreno sarebbe ben presto tornato al Comune, i cittadini della cooperativa Mani Unite decisero di occupare il cantiere per ben 94 giorni, senza luce, gas, acqua, e infissi.

"Come consigliere comunale cercai nel mio piccolo di dare visibilità alla vicenda e di fornire supporto a queste persone, ma non solo; cercai anche di coinvolgere l'allora amministrazione comunale perchè mi sembrava assurdo quello che stava succedendo - commenta oggi la sentenza Pietro Vandini, ai tempi consigliere del Movimento 5 stelle - Ciò che non riuscivo a capire era come fosse possibile che l'amministrazione ritenesse "colpevoli" gli autocostruttori, quando invece avrebbe dovuto affiancarli per cercare di risolvere un problema nel quale oggettivamente l'amministrazione aveva delle colpe. Ora, ammetto di sentirmi a disagio perchè i miei attacchi di allora erano rivolti al compianto sindaco Matteucci in quanto persona a capo dell'amministrazione comunale, Fabrizio Matteucci che ci ha lasciato in modo tragico lo scorso anno al quale non voglio in alcun modo mancare di rispetto o mancare di rispetto alla sua famiglia. Per questo non starò certamente qui a rivangare questioni politiche ancorate a quei momenti. Voglio solo complimentarmi con Matteo Mattioli e Stefano Bentini (facenti parte della cooperativa Mani Unite, ndr) per la perseveranza perchè i meriti di questa vittoria sono solo i loro. Ciò che lascia amarezza è vedere coma la politica troppo spesso elimina quella parte di umanità che secondo me deve essere alla base di tutto e prescindere da ogni dinamica elettorale. Eravamo palesemente davanti a un'ingiustizia, ma ammetterlo e cercare soluzioni poteva apparire come una debolezza politica da evitare a tutti i costi, quando invece a mio parere l'aspetto umano avrebbe prevalso fungendo da traino per riavvicinare le persone".

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