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Cronaca

Il centenario dell'assalto fascista, De Pascale: "Libertà, democrazia e Repubblica sono patrimonio diffuso dei ravennati"

Nel suo intervento, il sindaco di Ravenna ricorda lo sviluppo del movimento cooperativo, ma riflette anche sull'attuale crisi della Cmc: "Piena solidarietà ai soci e ai lavoratori per la difficile situazione che stanno vivendo, che tutti auspichiamo possa risolversi celermente"

Il ricordo e la comprensione degli eventi del passato, per affrontare le sfide di oggi e domani. Questo è uno dei temi su cui si è soffermato il sindaco di Ravenna, Michele De Pascale, in occasione delle celebrazioni per il centenario dell'assalto fascista alla sede della Federazione delle Cooperative di Ravenna. L'intervento del primo cittadino ravennate, che ha preceduto quelli del presidente della Regione Bonaccini e del Presidente della Repubblica Mattarella, è partito proprio dall'importanza di rievocare i fatti storici: "Come Comune e Provincia di Ravenna volevamo che questo drammatico anniversario venisse celebrato con un evento istituzionale che, a distanza di così tanti anni, facesse comprendere come dai fatti di quei giorni, nella nostra città, si produsse un’escalation di violenze che condusse poi alla Marcia su Roma il 28 ottobre e pochi giorni dopo all’incarico a Mussolini di formare il Governo".

De Pascale ha poi dedicato un excursus legato al palazzo assaltato 100 anni fa, già residenza della famiglia Rasponi, struttura ricettiva e poi sede della Federazione delle Cooperative, mentre nel dopoguerra l'edificio posto tra piazza San Francesco e piazza dei Caduti divenne il Palazzo della Provincia di Ravenna. Il sindaco ha quindi ricordato le precedenti visite di Mattarella a Ravenna: quella del novembre del 2019 "per i 30 anni dalla morte del nostro illustre concittadino senatore Benigno Zaccagnini e poi, nuovamente, il 5 di Settembre del 2020 per l’apertura delle celebrazioni del Settimo Centenario della Morte di Dante Alighieri. Sono due momenti ben impressi nelle nostre memorie".

"La Provincia di Ravenna è un territorio attento alla memoria in cui Libertà, Democrazia e Repubblica sono patrimonio diffuso di cittadini e cittadine Sono molteplici le istituzioni nella nostra città impegnate nella ricerca e nella divulgazione della storia del novecento - afferma De Pascale - Anche per merito del compianto storico ed ex Sindaco D’attorre, non esiste altro luogo in Italia ove si sia indagato con tanto impegno e rigore la storia del movimento cooperativo. Ricordare, celebrare, conservare sono doveri civili nei confronti degli italiani di allora, ma anche dei giovani che hanno il diritto di conoscere la storia del proprio paese e delle proprie città".

Il primo cittadino rivolge l'attenzione anche alle nuove generazioni: "Sono le prime che non avranno l’opportunità di raccogliere la testimonianza diretta di chi ha vissuto quei giorni.  Nella mia vita, permettetemi una notazione personale, più di qualsiasi libro, film o studio, a farmi comprendere a fondo la gravità dei fatti di allora sono stati gli occhi e lo sguardo di mio nonno quando da bambino mi raccontava gli eventi tragici che aveva vissuto. Soprattutto l’impegno di studio e divulgazione della storia è il principale strumento per combattere il continuo tentativo di stravolgerla, di equiparare o invertire vittime e carnefici, di esaltare la memoria di chi si è macchiato di crimini e nefandezze. Ma la memoria è anche uno strumento per comprendere il presente e per maturare una maggiore consapevolezza degli effetti che i propri atti e le proprie omissioni hanno sul futuro".

"Ravenna studia e tramanda la sua storia e questo ci permette oggi, a distanza di un secolo, di essere autenticamente moralmente e materialmente solidali al dolore e al dramma di quanti nel mondo subiscono dittature e violenze e che combattono per la propria libertà - prosegue il sindaco - Una frase in particolare, del feroce squadrista fascista Italo Balbo, ideatore ed esecutore dell’assalto, rimarrà per sempre impressa nella mente e nella memoria dei ravennati: “Dobbiamo oltre a tutto dare agli avversari il senso del terrore.” Ma chiediamoci, chi erano quegli avversari, ritenuti così temibili da diventare il principale bersaglio da colpire? Erano i braccianti che attraverso il loro lavoro e lo strumento cooperativo da decenni già stavano emancipando generazioni di uomini e donne, migliorando le disumane condizioni di lavoro presenti in agricoltura e in bonifica, organizzando il lavoro in senso democratico con quella che oggi definiremmo sussidiarietà verticale, facendosi carico di migliorare tutti gli aspetti della vita dei soci delle cooperative, anche attraverso gli strumenti per poter partecipare alla vita sociale e politica".

De Pascale non dimentica alcuni protagonisti di quei giorni: Nullo Baldini, "padre fondatore della cooperazione ravennate e deputato per il Partito Socialista", e Giacomo Bindo Caletti, "dirigente cooperativo e poi primo presidente della Provincia di Ravenna ricostituita nel dopoguerra nel 1951". "Per il fascismo nascente la cooperazione andava colpita, non tanto o non solo per l’appartenenza politica socialista, ma perché allo stesso tempo si occupava sia della libertà che del pane per i suoi soci e lavoratori - ha spiegato il sindaco - Il valore della cooperazione è fra i fondamenti della nostra Repubblica che all’Articolo 45 della nostra Costituzione riconosce la funzione sociale della cooperazione a carattere di mutualità e senza fini di speculazione privata". "Questo riconoscimento - ha aggiunto De Pascale - deve essere un monito anche per le istituzioni del presente e nel citarlo non posso non portare, in questa sede, la piena solidarietà ai soci e ai lavoratori della CMC di Ravenna per la difficile situazione che stanno vivendo, che tutti auspichiamo possa risolversi celermente".

"Viviamo un tempo che mai avremmo immaginato di vivere segnato dalla pandemia da Covid-19, dalla tragica aggressione della Federazione Russa all’Ucraina, dall’inflazione che colpisce famiglie e imprese e dai cambiamenti climatici. Scelte sbagliate che abbiamo alle nostre spalle rischiano di farci sentire ancora più deboli e spaesati. Ma poi pensiamo alla nostra storia, al Risorgimento, alla lotta di Liberazione, al Referendum del 2 giugno 1946 tra Repubblica e Monarchia, con la nostra provincia che ha avuto il miglior risultato in Italia a favore della Repubblica l’8,51%, e alla scelta europea, con la più alta affluenza alle prime libere elezioni per il Parlamento Europeo. Ravenna e la Romagna - conclude De Pascale - hanno sempre saputo dare il loro contributo unico e decisivo, è stato così in passato, è così oggi e sarà così anche in futuro, ma lo hanno fatto anche grazie all’esempio di quella tempra, di quello spirito di sacrificio e di quella intraprendenza che segnarono la storia dei liberi braccianti di questa meravigliosa terra".

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