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Cronaca

Il libro che racconta le generazioni che hanno attraversato la Romagna vola a Bruxelles

Lo scrittore ravennate Eugenio Sideri è stato invitato a Bruxelles a raccontare, attraverso le parole del suo romanzo, le generazioni che hanno attraversato la Romagna tra fine ‘800 e '900 inoltrato

Lo scrittore ravennate Eugenio Sideri è stato invitato a Bruxelles a raccontare, attraverso le parole del suo romanzo, le generazioni che hanno attraversato la Romagna tra fine ‘800 e '900 inoltrato. L'autore sarà infatti ospite, martedì 9 novembre, presso Piolalibri, libreria e punto di incontro a Bruxelles, luogo foriero di incontri letterari e non solo. Piolalibri è rinomata, tra il pubblico italiano e non solo, per i suoi eventi e la vivacità con cui il gestore, l’italiano Jacopo Panizza, la caratterizza. Il romanzo, edito da Pendragon, è il primo testo in prosa di Sideri, autore noto per la sua produzione teatrale.

Ernesto, protagonista del romanzo, vive nelle terre piatte dalle grandi nebbie, luoghi in cui le case appaiono distese come lunghe file di alberi, inghiottiti dalla nebbia umida e silenziosa, che avvolge la strada principale e ci conduce in su e in giù, ai lati opposti del paese abitato da alcuni dei protagonisti. Due parti poco distanti ma distinte, capaci di contenere gli umori e i rancori, le scelte politiche e gli amori, di uno dei tanti paesi di quelle terre e di quella strana gente che qualcuno definisce come ‘romagnoli’.

A squarciare l’incanto quasi soporifero di quelle terre c’è un nitrito, la forte risata del protagonista, il signor Ernesto che faceva le case. È lui che, sbattendo il pugno sul tavolo, tiene le fila dei suoi racconti sentenziosi, che vanno a dipanare la matassa intricata della sua famiglia. Intricata e resistente, come i lacci delle scarpe, come appunto gli Stringos, appellativo dialettale romagnolo per definire ‘i lacci’ (quelli delle scarpe, ma ancor più, nel nostro caso, nome dell’intera gens, nome antico ancor più dei cognomi).

Libero ed Edera, rispettivamente classe 1880 e 1881, sono i capostipiti della dinastia, che si dirama nelle campagne romagnole tra mezzadri e braccianti, tra lotte sindacali e chi ha scelto da che parte stare, senza tentennamenti. Storie di preti e di anarchici che si ritrovano in una cantina a bere vino rosso, di amori che si misurano sulla forza di un pugno dato a scaraventare una porta, di partigiani e di nomi di battaglia, di fuitine tra fienili e raccolti, di preti e di suore che pedalano per le strade o si nascondono negli anfratti della memoria. E soprattutto di galantuomini, ché una stretta di mano sugella più di un contratto.

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