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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Dopo l'auto 'squarciata' sull'E45 e anni di dolori e spese mediche, costretta a rimborsare Anas: "Non so come pagare"

A sei anni dall'orribile incidente, il Tribunale ha respinto la richiesta di risarcimento della donna, che aveva citato in giudizio Anas, condannandola inoltre - e qui la beffa - al pagamento delle spese legali

E' proprio il caso di dire oltre il danno - e anche la paura - la beffa. Protagonista di questa disavventura è Maria Nappini, una 61enne residente a Lido Adriano che a dicembre 2014, mentre percorreva l'E45 nel tratto tra Canili e Verghereto per andare a trovare i suoi genitori, si è vista spuntare da sotto il sedile della sua Mercedes un giunto metallico di un cavalcavia, che ha "aperto" la macchina come un apriscatole.

Dopo più di sei anni, però, il Tribunale ha respinto la richiesta di risarcimento della donna, che aveva citato in giudizio Anas, condannandola inoltre - e qui la beffa - al pagamento delle spese legali, circa 3000 euro. Per questo incidente, l'accusa aveva quantificato in 25mila euro i danni materiali, fisici e morali subìti dall'automobilista. La Mercedes "squarciata", dopo l'incidente, era stata portata via col carro attrezzi (pagato dalla ravennate 435 euro) e poi demolita. La donna, lievemente ferita nel sinistro, aveva poi dovuto affrontare diverse spese mediche per un totale di 3680 euro circa.

La sentenza

Per il Tribunale, si legge nella sentenza, "il pericolo costituito dal distacco della griglia non era prevedibile nè evitabile da parte di Anas (...) nonostante la attività di controllo e vigilanza posta in essere dal custode (...) sussistendo così caso fortuito". L'automobilista "viste le condizioni di tempo e luogo di verificazione del sinistro, ad avviso di Anas, avrebbe avuto ampia possibilità e tempo di porre in essere le manovre necessarie per evitare l'ostacolo". Anche il rapporto stilato dagli agenti, riporta la sentenza, "sottolinea che prima dell'incidente non era pervenuta alcuna segnalazione di ostacoli sulla sede stradale".

La rabbia della donna: "Ho rischiato di morire, soffro ancora oggi e non so come fare a pagare"

Maria Nappini è comprensibilmente arrabbiata e afflitta. "Ancora oggi mi porto dietro i dolori provocati da quell'incidente - racconta in lacrime la donna - Subito dopo l'incidente sono stata portata all'ospedale di San Piero in Bagno, dove mi hanno imbottita di sedativi. Poi dopo due giorni, svanito l'effetto dei medicinali, sono ricominicati i dolori lancinanti e mi hanno di nuovo sedata all'ospedale di Ravenna. Sono stata a letto tre mesi, non riuscivo ad alzarmi perchè mi girava fortissimo la testa. A luglio, continuando ad avere dolori all'anca, un ortopedico mi ha prescritto la riabilitazione in piscina e con la cyclette. Io non riuscivo più a camminare: prima ero una camminatrice, facevo passeggiate anche di 10 chilometri; ora invece, anche se ho ricominicato a muovermi, dopo un po' che cammino inizia a farmi male una gamba e sono costretta a fermarmi. E oltre a questo, dopo aver indossato per tre mesi il collare a seguito dell'incidente, ho ancora problemi di cervicale. Vado avanti grazie agli antidolorifici. Per me è stato un incubo, ma lo è tutt'ora".

Ai problemi fisici si sommano poi quelli psicologici ed economici. "Per mesi non sono riuscita a guidare - continua la 60enne - Quando ho visto la buca sulla strada ho pensato "Signore, qui io muoio". Ero terrorizzata, e oltre a questo non avevo neanche più una macchina. Poi, per fortuna, un amico mi ha regalato una macchinina, ma a settembre mi ha lasciata a piedi. Con la pensione di giugno sono riuscita a comprarmi un'auto usata, ma ora mi ritrovo a dover rimborsare Anas: io prendo 500 euro al mese di pensione, come faccio?". Maria non ci sta: ha infatti deciso di presentare ricorso in appello per cercare di ribaltare questa sentenza davvero paradossale. "L'incidente mi ha portato via tutti i soldi che avevo, è stato un calvario - conclude la donna - E ora come devo fare? Devo finire in mezzo a una strada a 60 anni?".

L'incidente

La donna stava procedendo lungo la carreggiata nord dell'E45, in direzione Cesena, quando nell'attraversare uno dei pochi ponti non ancora rimessi a posto di quel tratto di superstrada il giunto “a pettine” del viadotto si è alzato in verticale, spostato dal passaggio della ruota anteriore della macchina stessa. Il giunto è quindi scattato come una tagliola e uno dei suoi denti si è infilato nella scocca della macchina, da sotto. Il movimento della vettura ha fatto il resto: il dente è spuntato nell'abitacolo e ha tagliato la macchina da sotto, pronto perfino a tagliare il piede di un passeggero, se si fosse trovato fatalmente lì. La conducente, comprensibilmente, si è presa un grande spavento e si è ferita lievemente nella brusca sbandata che è seguita all'impatto con l'ostacolo.

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