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Cronaca

Covid più pericoloso col diabete, l'annuncio: "Dopo gli over 80 vaccineremo diabetici, oncologici e cardiologici"

L'annuncio di Paolo Di Bartolo, direttore del servizio Diabetologia dell'ospedale: "Le persone con qualunque tipo di diabete sono state messe in cima alla piramide di priorità che è stata fatta per l'avvio della seconda fase"

Decimo appuntamento con le dirette Facebook del sindaco Michele de Pascale per confrontarsi sui temi della sanità e dell'emergenza Covid, che sta mettendo in seria difficoltà medici e ospedali di tutto il mondo. Mercoledì ospite dell'intervista è stato Paolo Di Bartolo, direttore del servizio Diabetologia dell'ospedale Santa Maria delle Croci di Ravenna.

L'impatto della pandemia sulle attività della diabetologia

Qual è stato l'impatto del Covid sulle attività della diabetologia e sui pazienti diabetici? "Ci sono stati vari disagi per i pazienti - spiega Di Bartolo - dati in primis dalla paura: i pazienti all'inizio della pandemia erano spaventatissimi, man mano che andavano avanti i giorni emergevano le evidenze e veniva chiarito come le persone con il diabete fossero fragili, non solo sul loro stato di salute generale, ma soprattutto nei confronti degli esiti di un possibile contagio da Coronavirus. E poi c'era un disagio dovuto al fatto che si è dovuto 'tirare per aria il mondo' sulle modalità di accesso delle persone ai servizi di diabetologia".

Nel 2020 i pazienti diabetici a Ravenna erano 26.617 (nel 2019 erano 27.002). Di queste, 11.164 persone erano assistite dalla diabetologia, mentre 15.453 ricevevano altra forma di assistenza. 8788 avevano un diabete di tipo 2, 697 di tipo 1, 269 diabete gestazionale e 1420 altre forme. "27mila persone con il diabete sono tantissime - ammette il direttore - Le nostre sale d'attesa erano strapiene, il distanziamento sociale non era possibile. Improvvisamente abbiamo dovuto bloccare gli accessi alla diabetologia, abbiamo dovuto portare fuori dalla diabetologia la distribuzione dei farmaci e dei presidi e per alcune settimane abbiamo dovuto addirittura bloccare le visite di controllo. Abbiamo dovuto pensare velocemente a come ripartire. Non è stato semplice ed è stata vissuta molto male dai pazienti, che improvvisamente hanno visto interrompersi la continuità nell'assistenza". 

Nell'anno del Covid le visite di controllo in presenza per i pazienti diabetici sono state 13.346, contro le 18.854 del 2019, proprio a causa di questo stop. Le prime visite in presenza nell'anno del Covid sono state 4216, contro le 5280 del 2019. In compenso è stato messo in atto un nuovo sistema di visite di controllo o prime visite in telemedicina, che sono state ben 5411. In totale, quindi le visite nel 2020 sono state 22.293, in calo del 4% rispetto al 2019 (24.134 visite). "Questi numeri documentano come questo percorso (della telemedicina, ndr) fosse realizzabile già prima - puntualizza il medico - I pazienti venivano chiamati a casa, ci giravano i documenti richiesti via mail e noi gli rispondevamo sempre via mail. Ovviamente ci sono dei limiti: questo "triage" non è semplice, perchè il 65% dei nostri pazienti ha più di 65 anni e quasi il 40% più di 75 anni, quindi persone che sono poco digitalizzate e che paradossalmente sono quelle che devono essere più protette. L'altro aspetto critico è dovuto al fatto che buona parte dell'assistenza alla persona che vive con il diabete è fatta dalle relazioni umane, di messaggi educativi che portano il paziente a diventare capace di prendersi carico della propria condizione, e queste cose in questo momento in telemedicina sono di difficile attuazione. In futuro le visite in presenza rimarranno, ma con certi pazienti potremmo invece continuare a usare la telemedicina; sarà necessario però avere a disposizione delle piattaforme che permettano di farlo, sapendo anche che dovremo cambiare linguaggio, perchè assistere le persone in telemedicina necessita un linguaggio differente".

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Covid e persone affette da diabete: quale correlazione?

"Una persona affetta da diabete non è a maggior rischio di andare incontro al contagio da Covid - precisa subito Di Bartolo - A essere aumentato è invece il rischio di avere un esito negativo: per un diabetico è infatti più alto il rischio di essere ricoverato in terapia intensiva, così come è più alto il rischio di decesso. Non stiamo parlando di tutti coloro che convivono con il diabete, naturalmente: chi vive con il diabete di tipo 1 (i giovani) non ha questo rischio, che è presente invece quando l'età della persona è over 65 e quando oltre al diabete il paziente ha anche altre patologie come malattie cardiache, renali, respiratorie o pressione alta. In questo caso il rischio di esito negativo diventa tre volte superiore. Se poi un paziente diabetico viene contagiato, si ammala e c'è la necessità di una terapia con cortisone, il diabete si complica perchè la glicemia si scompensa. Inoltre per i diabetici è fondamentale poter uscire a fare attività fisica, cosa che in caso di positività al Covid non è possibile fare. E' fondamentale che chi vive con il diabete in questo periodo mantenga buoni livelli di glicemia con dieta, attività fisica e terapia, perchè una persona giovane che ha il diabete di tipo uno ma che ha una glicemia molto alta diventa fragile come una persona di 80 anni".

A quando il vaccino per i pazienti diabetici?

Quando potranno accedere al vaccino anticovid le persone affette da diabete? Arrivano notizie positive: "Le persone con qualunque tipo di diabete sono state messe in cima alla piramide di priorità che è stata fatta per l'avvio della seconda fase - annuncia il direttore - Terminati i vaccini agli over 80, quindi, si partirà con la somministrazione ai pazienti oncologici, cardiologici, alle persone con diabete (anche ai bambini) e con problemi respiratori. Il vaccino di Astrazeneca, però, pare non vada bene per le persone con il diabete: questo complicherebbe un po' le cose, abbiamo chiesto ulteriori informazioni all'Aifa".

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