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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

L'Unione fa la forza: 1,5 milioni alla Bassa Romagna e alla Romagna Faentina

Nuove risorse per sostenere quei Comuni in Emilia-Romagna che, attraverso lo strumento delle Unioni, percorrono la strada della gestione associata dei servizi

Nuove risorse per sostenere quei Comuni in Emilia-Romagna che, attraverso lo strumento delle Unioni, percorrono la strada della gestione associata dei servizi. Sono in via di liquidazione contributi per circa 15.526.000, di cui 8 milioni da parte della Regione e 7,5 milioni dello Stato, destinati a 41 Unioni del territorio che avevano partecipato a un apposito bando del luglio scorso.  Le Unioni sono state tutte ammesse al finanziamento che riguarda le gestioni associate per il 2017. Per la provincia di Ravenna sono stati destinati 1.461.024 euro; all'Unione dei Comuni della Bassa Romagna 751.721, a quella della Romagna Faentina 709.303.

Le erogazioni hanno premiato, in particolare, gli sforzi compiuti dai Comuni per l'allargamento e lo sviluppo delle Unioni. Al netto dei 3 milioni riservati in base alla legge e al bando alle sole Unioni montane (erogati per la maggior parte a luglio), il fondo è stato ripartito sulla base del numero e della consistenza delle funzioni gestite, della popolazione, del territorio e del numero dei Comuni dell'Unione e, inoltre, in base all'effettività economica della gestione delle funzioni.


Il programma di riordino 2015-2017

Con l’erogazione dei fondi 2017 si è chiuso il Programma di riordino territoriale triennale 2015-2017. "E stata una fase di sperimentazione, avviata con un grande processo collaborativo tra tutti gli enti interessati- afferma l’assessora regionale al Bilancio e Riordino istituzionale, Emma Petitti-. Con questo piano si sono voluti valorizzare quei modelli di Unione che garantiscono maggiori servizi ai cittadini e allo stesso tempo razionalizzano le risorse impiegate. Siamo comunque già al lavoro per cercare di correggere le criticità emerse da parte di enti in cui continuano a persistere aspetti di debolezza territoriale e strutturale, oppure di scarso interesse per un'integrazione più evoluta e forte. Abbiamo già avviato un confronto con i presidenti delle Unioni– conclude la Petitti-, dal quale è emersa una conferma condivisa della validità dello strumento. Attraverso questo percorso partecipato, già attivato, arriveremo a definire il nuovoProgramma di riordino, che sarà operativo per il triennio 2018-20”.

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