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Cronaca

La beffa degli autocostruttori di Filetto diventa un esposto penale

Sabato scorso il capogruppo di Lista per Ravenna Alvaro Ancisi ha depositato, presso il Comando della Polizia municipale di Ravenna, un esposto su fatti di rilevanza penale nella fallita autocostruzione di alloggi a Filetto

Sabato scorso il capogruppo di Lista per Ravenna Alvaro Ancisi ha depositato, presso il Comando della Polizia municipale di Ravenna, un esposto su fatti di rilevanza penale nella fallita autocostruzione di alloggi a Filetto, consistente in otto capitoli e 15 allegati. In sostanza, la vicenda, finora lungamente dibattuta per gli aspetti amministrativi, contabili e civilistici, si sposta sul piano delle presunte responsabilità penali. Lo annuncia con una conferenza stampa lo stesso Alvaro Ancisi.

Ancisi ricorda la vicenda: “14 autocostruttori, metà italiani e metà stranieri, poi associatisi nella coop. Mani Unite, furono scelti, nel 2006, dal Comune di Ravenna, con bando pubblico, tra famiglie di basso reddito, per costruire con le loro mani la loro prima casa su un terreno di Filetto dato loro in concessione per 99 anni. Sulla base di un protocollo sottoscritto dal Comune e dall’associazione Alisei ong - scelta anch’essa dal Comune con un bando - fu garantita loro da Alisei ong piena assistenza tecnica e finanziaria in tutte le fasi del progetto, in particolare “una solida regia e direzione edilizia”, “il supporto tecnico per la direzione dei lavori” e “i contatti con Banca Etica per facilitare l’erogazione dei mutui finanziari”, mentre il Comune avrebbe dovuto “sovrintendere, coordinare e vigilare in tutte le fasi la corretta attuazione del programma”. Dopo che Mani Unite aveva effettuato le 21.000 ore di manodopera a cui era obbligata e costruito il grezzo dei due edifici da sette appartamenti ciascuno, Alisei, che aveva l’appalto e la direzione dei lavori e avrebbe dovuto terminare l’opera utilizzando il finanziamento concesso agli autocostruttori da Banca Etica, si dilegua, con tutti i soldi, e successivamente fallisce, lasciando a Mani Unite un debito verso la banca che ben presto, con gli interessi, sale ad oltre un milione e 300 mila euro”.

Sempre Ancisi: “Il Comune, che nulla aveva vigilato sulle molte inadempienze e scorrettezze verificatesi, anche col proprio contributo, nell’arco di quattro anni, impone a Mani Unite l’impossibile impresa di terminare i lavori entro il 16 luglio 2012. Dopodiché revoca la concessione del terreno alla cooperativa, espropriandola così anche degli edifici grezzi, nel frattempo andati in malora”. Su que sta vicenda Ancisi ha ipotizzato nel suo esposto i reati di abuso d’ufficio, falsità ideologica, falsità materiale e truffa aggravata.

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