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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

La Finanza scopre un'associazione antiusura per evadere fisco: perquisizioni anche a Ravenna

Le Fiamme gialle hanno sequestrato 7 milioni di euro, arrestato 8 persone per associazione a delinquere e interdetto un notaio e un imprenditore allo svolgimento di attività professionali e di impresa

Ha interessato anche il Ravennate l'operazione della Guardia di Finanza di Parma, coordinata dalla Procura della Repubblica del capoluogo emiliano, che ha permesso di smantellare un'organizzazione composta da 26 persone, specializzata, attraverso un'associazione antiusura, nel nascondere patrimoni mobiliari e immobiliari per non pagare le tasse. Le Fiamme gialle hanno sequestrato 7 milioni di euro, arrestato 8 persone per associazione a delinquere e interdetto un notaio e un imprenditore allo svolgimento di attività professionali e di impresa. Al centro dell'organizzazione c'era un'associazione antiusura con sede a Parma che, tra i suoi servizi, ne offriva di specifici per aggirare l'erario.

L’operazione, scattata sabato scorso per il pericolo di fuga degli indagati e che ha visto impegnati centinaia di Finanzieri che hanno eseguito oltre agli arresti anche sequestri patrimoniali e perquisizioni, oltre che a Parma, anche ad Arezzo, Pordenone, Trieste, Savona, Padova, Verona, Milano, Pistoia, Ravenna, Reggio Emilia, Salerno, Chieti e, in particolare, a Ferrara. "Attraverso complesse attività investigative, espletate anche mediante l’ausilio di intercettazioni telefoniche, è stata accertata l’esistenza di un esteso contesto di illiceità che utilizzava un’Associazione Antiusura con sede a Parma e a cui facevano riferimento numerose persone fisiche e giuridiche debitrici seppur con disponibilità patrimoniali", spiega la Finanza in una nota.

"L'Associazione - proseguono le fonti investigative - infatti offriva, tra gli altri, "servizi" finalizzati ad impedire od ostacolare le procedure esecutive - avviate da Enti pubblici per debiti verso l'Erario (Tribunale, ex Equitalia o altri Enti di riscossione) o da soggetti privati - nei confronti dei patrimoni personali o aziendali dei debitori. Questi ultimi attraverso il consorzio criminale, stipulavano numerosi negozi giuridici simulati e/o fraudolenti - fra cui numerosi trust con trustee fittiziamente residente in Slovenia e società ad hoc con sede sempre in Slovenia, oltre che in Senegal e Croazia – tutti riconducibili al consorzio criminale, al fine di rendere gli asset patrimoniali non più aggredibili o sequestrabili in Italia dall’Autorità Giudiziaria".

La Finanza evidenzia inoltre che "il sistema di frode, unico nel suo genere, era utile per ulteriori finalità: esso mirava, altresì, ad approfittare della debolezza psicologica di taluni imprenditori in difficoltà economiche, al fine di incassare, da quest’ultimi, non solo laute parcelle per l’avvio della “procedura criminale” offerta dall’Associazione ma anche le risorse economiche ancora a loro disposizione, illudendoli di una restituzione nel tempo, anche sotto forma di “vitalizio”. Tale restituzione, però, non avveniva mai o solo in parte in quanto, successivamente, i personaggi indagati si rendevano irreperibili".
 

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