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Cronaca

La lettera del vicesindaco alla Regione: "Salvare i circoli ricreativi"

"Quello che va scongiurato è che i mancati aiuti alle cooperative culturali che garantiscono insieme ai loro gestori l’associazionismo ricreativo associazioni possano portare alla scomparsa di queste realtà"

Una lettera aperta al presidente della regione Stefano Bonaccini e all'assessore Andrea Corsini per evidenziare i problemi dei tanti circoli ricreativi presenti nel nostro territorio. E' l'azione intrapresa dal vicesindaco di Ravenna Eugenio Fusignani, che scrive: "Il perdurare dell’emergenza Covid, oltre alle gravi ripercussioni sulla salute dei cittadini e i lutti che provoca, continua a produrre effetti pesantissimi sul sistema economico del Paese. Il rischio è il collasso del sistema con il fallimento di molte attività, soprattutto quelle legate ai servizi con particolare riferimento ai pubblici esercizi e alla ristorazione. Attività queste che, in un Paese ad alta vocazione turistica, specialmente nella nostra Regione, rappresentano non solo una voce importante del Pil nazionale ma anche e soprattutto una parte fondamentale dell’offerta complessiva. I “ristori” previsti dal governo, per ora, hanno garantito solo un palliativo utile a malapena a tamponare le perdite del lockdown dei primi mesi del 2020, ma assolutamente insufficienti a garantire una prospettiva di sopravvivenza. A questa pesante situazione si aggiunge quella dei centri culturali, sociali e ricreativi i quali, oltre alla chiusura totale che gli impedisce anche di fornire servizio di asporto per i singoli associati, non rientrando tra le attività inserite nei codici Ateco, non possono nemmeno accedere ai ristori che, per quanto insufficienti, sarebbero per loro un aiuto importante".

"Per questo, riconoscendo la sensibilità e l’attenzione ai problemi che vi caratterizzano, mi sento di rappresentarvi questa situazione, che peraltro conoscete e ho consapevolezza di quanto tocchi le vostre corde, affinché nel vostro qualificato e apprezzato impegno pubblico, possiate valutare ogni possibile strumento che rientri nel novero delle competenze della nostra regione e, in ultima analisi, farvi portavoce del disagio del modo associativo e culturale - continua la missiva - In particolare, facendovi promotori presso i tavoli di confronto col Governo e in ogni altra opportuna sede istituzionale, della proposta di considerare le richiamate realtà associative ricreative, sociali e culturali, quand’anche prive di Partite Iva, alla stregua delle attività di pubblico esercizio, consentendo quantomeno di equipararle a quest’ultime nelle modalità di somministrazione di bevande e alimenti. In ogni caso, sostenendo insieme ad esse la necessità di istituire adeguati ristori anche per loro e individuando adeguate forme di sgravi della tassazione. Quello che va scongiurato è che i mancati aiuti alle cooperative culturali che garantiscono insieme ai loro gestori l’associazionismo ricreativo associazioni possano portare alla scomparsa di queste realtà che rappresentano la storia dei nostri territori. Infatti, se tante di queste realtà dovessero chiudere definitivamente, porterebbero via con loro un patrimonio che è in primis culturale, oltre che un contributo al mantenimento di una quota di lavoro e occupazione per numerose famiglie".

"Credo che sia sotto gli occhi di tutti, sicuramente i vostri, l’importanza della funzione che svolgono i circoli che, oltre allo svago e al tempo libero, sono prima di tutto luoghi di socializzazione che creano e mantengono vivi i legami tra le persone e spesso, soprattutto nelle periferie e nelle frazioni, rappresentano centri imprescindibili per le nostre comunità - conclude Fusignani - Luoghi di storia delle nostre terre e delle nostre genti che continuano, al di là delle appartenenze, a rappresentare momenti di aggregazione irrinunciabili. Questo soprattutto in quelle realtà dove, spesso, sono gli unici momenti di socialità presenti poiché le condizioni economiche non rappresentano quell’appetibilità che consente a imprenditori di valutare il mantenimento o l’apertura di esercizi pubblici. La scomparsa di queste attività, che da troppo tempo non possono lavorare e sono allo stremo, è un rischio reale. Ma è un rischio che non possiamo permetterci il lusso di correre, pena la scomparsa delle nostre stesse radici culturali e di appartenenza a una regione che, soprattutto in fatto di lavoro, passione civile e socialità, è sempre stata un esempio per tutto il nostro amato Paese. Grazie per quanto potrete riuscire a fare in questa battaglia che, prima e sopra di tutto, è una battaglia di civiltà".

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