Lapide dedicata ai rastrellatori di mine
Sabato mattina a mezzogiorno nella vicina piazza Garibaldi si è svolta l'inaugurazione della restaurata lapide in memoria dei rastrellatori di mine
Dopo la cerimonia in piazza Del Popolo per ricordare l’anniversario della nascita della Repubblica, sabato mattina a mezzogiorno nella vicina piazza Garibaldi si è svolta l’inaugurazione della restaurata lapide in memoria dei rastrellatori di mine. La lapide è stata restaurata grazie al contributo della Banca di Credito Cooperativo Ravennate e Imolese rappresentata alla cerimonia da Francesco Scardovi, membro del consiglio di amministrazione e presidente del comitato locale e da Piero Roncuzzi, funzionario dell’area commerciale.
All’iniziativa erano presenti le autorità, cittadini, rappresentanti dell’Anpi e delle associazioni combattentistiche e il signor Mario Zanella di Imola che in passato ha svolto l’attività di “sminatore”.
Prima dello scoprimento della lapide, il Sindaco di Ravenna Fabrizio Matteucci ha tenuto un breve discorso. “Queste - ha esordito Matteucci - sono giornate molto dolorose per il nostro Paese. Il terremoto che ha sconvolto la nostra regione ha aperto ferite nella nostra terra e nei nostri cuori che faremo fatica a rimarginare. Siamo vicini ai cittadini emiliani ai quali va tutta la nostra solidarietà concreta. E anche nella fase delicata della ricostruzione daremo il nostro appoggio. Gli emiliano-romagnoli sono persone forti, che sanno rimboccarsi le maniche, sono sicuro che ce la faremo. Oggi, anniversario della nascita della nostra Repubblica inauguriamo la restaurata lapide in ricordo dei rastrellatori di mine. E mentre ricordiamo quegli uomini che rischiarono la vita perché l’Italia, finita la guerra, potesse tornare alla normalità, il nostro pensiero va alle popolazioni colpite dal terremoto. Il ripristino della lapide è stato reso possibile grazie al prezioso contributo della Banca di Credito Cooperativo, che ringrazio per la sensibilità e l’attenzione che riserva da sempre al nostro territorio. Gli anni e le intemperie avevano sbiadito i nomi impressi nella pietra, rendendo più difficile conservarne la memoria.Adesso, grazie all’intervento di restauro, quei nomi sono tornati finalmente leggibili. Per noi questo era importante, perché la lapide racconta una storia che tutti devono conoscere. La storia del sacrificio di tanti uomini che diedero il loro contributo fondamentale alla ricostruzione dell’Italia. Terminata la guerra, il nostro Paese si trovò costretto ad affrontare il problema dell’eliminazione degli ordigni esplosivi che, disseminati nei luoghi più disparati, creavano situazioni di pericolo. Per questo vennero mobilitate le forze militari. La gravità del problema rese necessario addestrare anche dei volontari civili. Furono numerosi gli “sminatori” che persero la vita in queste operazioni rischiose, ma se non ci fossero stati i rastrellatori di mine, il nostro Paese non avrebbe potuto tornare a vivere. Anche in Romagna il lavoro di questi uomini fu funestato da numerosi morti. Il 24 aprile di due anni fa ho avuto la fortuna di incontrare in Municipio l’ultimo ‘sminatore’ ravennate vivente, il signor Gino Montanari. E’ stato un incontro emozionante: ho avuto la conferma che le persone capaci di gesti generosi sono persone semplici e con un cuore grande. La storia di Gino Montanari è simile alla storia di tanti come lui che scelsero di fare questa attività estremamente rischiosa. Una scelta in parte legata alla situazione di miseria che stavano vivendo molte famiglie in quel difficile momento, ma anche al desiderio di fare qualcosa di utile per la propria comunità. Quando cominciò a fare lo sminatore Gino Montanari aveva vent’anni. Un mese di formazione al centro di Forlì, poi l’esperienza sul campo. Dalla fine del ’44 fino alla fine del 1948 Montanari ha contribuito a togliere 26.000 mine a Marina di Ravenna. ‘Il campo minato - così mi ha raccontato - cominciava dalla spiaggia, proseguiva lambendo il paese e arrivava al canale. Partivi alla mattina e non se sapevi se alla sera tornavi. Io – mi ha detto un po’ serio e un po’ scherzando - ho rischiato la vita due volte e mezzo’. Ci sembrava giusto nell’anniversario di un avvenimento fondamentale per la storia del nostro Paese rendere omaggio a queste persone. Come mi sembra doveroso in una giornata come oggi riconfermare l’ impegno della nostra comunità nei confronti di quei luoghi della nostra Italia così dolorosamente ferita. La bellissima gara di solidarietà avviata in questi giorni nei confronti delle popolazioni colpite dal terremoto deve continuare. Il nostro Comune è impegnato in collaborazione con l’associazione di volontariato Mistral a raccogliere beni di prima necessità. E in queste ore stiamo verificando la possibilità di inviare nostro personale in aiuto alla Protezione civile, cosi come ci viene richiesto. Infine, come dicevo, daremo una mano alla ricostruzione. In accordo con la Regione Emilia -Romagna, punteremo su interventi mirati, attraverso un gemellaggio simbolico con uno dei comuni colpiti. La solidarietà è uno dei principi fondamentali sanciti dalla Costituzione. Per noi ravennati questo principio è ben saldo. Per questo dedichiamo questo 2 giugno alle popolazioni colpite dal terremoto”.