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Cronaca

Lavoro stagionale, scoperte finte cooperative ed aziende fantasma: un giro d'affari da oltre un milione di euro

L'operazione ha permesso di recuperare oltre un milione di euro di contributi Inps e premi assicurativi Inail omessi

Finte cooperative ed aziende fantasma si insinuavano nel settore turistico ed alberghiero – presente nella riviera ravennate e cervese – per offrire, agli operatori turistici, ambigui e generici servizi di “outsourcing” che nel concreto occultavano un fraudolento sistema di somministrazione di forza lavoro e di evasione contributiva. Il meccanismo è stato intercettato dall’Ispettorato Territoriale del Lavoro di Ravenna attraverso una complessa attività di riscontri documentali e testimoniali e che ha interessato gli anni dal 2012 al 2017 ed ha permesso di recuperare oltre un milione di euro di contributi Inps e premi assicurativi Inail omessi.

Secondo quanto ricostruito, l’impianto messo in atto da finti imprenditori - provenienti da fuori regione - consisteva nel precostituire - all’inizio della stagione turistica ravennate - pseudo cooperative (prive del necessario requisito mutualistico) oppure aziende (carenti dei necessari criteri imprenditoriali), che poi attraverso contratti di appalto con alberghi e locali di ristorazione, assumevano solo formalmente i lavoratori delle strutture che di fatto rimanevano alle dipendenze di quest’ultime. I lavoratori continuavano a ricevere le direttive - sui tempi e metodi del lavoro - dai titolari degli esercizi pubblici, e solo virtualmente figuravano alle dipendenze della cooperativa, che provvedevano solo a comunicare al Centro per l’Impiego l’assunzione.

In molti casi è stato accertato che ai lavoratori non venivano nemmeno consegnate le lettere di assunzione (sono stati acquisiti anche lettere di assunzione senza la firma dei lavoratori), gli ispettori hanno accertato che i dipendenti interessati non conoscevano nemmeno i nuovi datori di lavoro, ma identificavano gli stessi sempre con i titolari dei locali. Un meccanismo che ha determinato un vero e proprio “svuotamento” della forza lavoro, da imprese consolidate ed esperte del settore turistico/alberghiero ad aziende improvvisate che, nei fatti, operavano solo come “collocatori” di manodopera.

Gli ispettori hanno scoperto un sistema fraudolento di doppia busta paga, che consisteva nell’elaborare per lo stesso lavoratore e per il medesimo mese una busta paga recante un emolumento chiamato “integrazione retribuzione ordinaria”, voce che formalmente figurava come imponibile contributivo; poi nei fatti nelle denunce mensili all’Inps quell’importo non veniva inviato ed era trattato come voce esente dalla contribuzione.

La cooperativa spuria o l’azienda di “outsourcing”, emetteva e conservava (sempre per lo stesso mese e per il medesimo dipendente) un’altra busta paga - che solo in rare occasioni veniva data al lavoratore (mediante e-mail) – dove sostituiva la voce “integrazione retribuzione ordinaria” con la voce “trasferta esente”, dato stipendiale privo del contributo previdenziale obbligatorio.Nelle fasi degli accertamenti l’Ispettorato del Lavoro di Ravenna, ha pure accertato che gli indirizzi delle sedi legali delle imprese ispezionate erano inesistenti o coincidevano con abitazioni private, così si è constatato come i “titolari” delle stesse non erano iscritti ad alcuna gestione contributiva INPS.Sono state elevate sanzioni amministrative e contravvenzionali per oltre 100mila euro.

"Accogliamo con piacere l’ottimo risultato raggiunto dall’Ispettorato Territoriale del Lavoro di Ravenna nel portare a galla il fraudolento sistema di somministrazione di forza lavoro e di evasione contributiva che ha interessato il comparto turistico della nostra Riviera - commentano da Confcooperative - La truffa, operata negli anni dal 2012 al 2017 da false cooperative e aziende fantasma, ha danneggiato i lavoratori, l’Inps, le cooperative e le imprese che ogni giorno agiscono nella legalità. Questi episodi ci insegnano e ci ricordano come le false cooperative impoveriscono il lavoro e le casse dello Stato a svantaggio di chi i contributi e le imposte li paga regolarmente, e infangano il nome di una forma societaria - la cooperativa appunto - e i valori mutualistici che rappresenta. La battaglia contro questi soggetti deve, quindi, essere una battaglia di tutti, in primis degli imprenditori a cui vengono offerte somministrazioni di lavoro a costi che a fatica coprono il mero costo contrattuale".

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