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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca Faenza

Le ceramiche spaziali di Faenza volano nello spazio e tornano a casa con successo

La capsula è rientrata sulla terra il 19 maggio, atterrando nella regione russa dell’Orenburg, al confine con il Kazakistan dopo circa un mese in orbita attorno alla Terra ad una quota di 575 chilometri.

L’Istituto di Scienza e Tecnologia dei Materiali Ceramici di Faenza, in collaborazione con il Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Università di Napoli “Federico II”, hanno concepito e portato a termine con successo un esperimento scientifico sulla capsula russa Photon Bion M1. La capsula è rientrata sulla terra il 19 maggio, atterrando nella regione russa dell’Orenburg, al confine con il Kazakistan dopo circa un mese in orbita attorno alla Terra ad una quota di 575 chilometri.

Durante il mese di permanenza in orbita sono stati eseguiti diversi esperimenti nel campo della biologia, della fisiologia, della bio-tecnologia e scienza dei materiali. Proprio per la fase del rientro in atmosfera, è stato condotto l’esperimento ISTEC-Dipartimento di Ingegneria Industriale (DII) rivolto allo studio di ceramiche spaziali della classe ultra-refrattaria, meglio conosciute nella comunità scientifica come Ultra-High Temperature Ceramics (UHTC). Grazie anche al supporto dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) e alla collaborazione con il “Department of Sanitary Chemical and Microbial Safety” (IMBP, Mosca) dell’Accademia Russa delle Scienze, gli esperti dell’ISTEC (sotto la supervisione del fisico Frédéric Monteverde) e gli ingegneri del DII (guidati dal Prof. Raffaele Savino) dell’ Università di Napoli hanno insieme progettato e sviluppato in quasi totale auto-finanziamento due componenti in ceramica spaziale “UHTC” con la funzione primaria di “porta-campioni” ed opportunamente installati sulla parte anteriore esterna dello scudo termico della suddetta capsula.  

Anche la Regione Emilia-Romagna ha contribuito in qualche maniera al successo dell’esperimento scientifico grazie all’indiscussa professionalità dell’Officina Specializzata di Imola Gianni Andalò S.r.l che ha saputo trattare e sagomare con maestria ed indiscussa competenza le ceramiche spaziali realizzate all’uopo, secondo le stringenti specifiche di progetto. Al termine della missione subito dopo l’atterraggio, le ceramiche spaziali sono state recuperate e, ad una prima ispezione visiva, hanno mostrato di aver egregiamente resistito alle terribili condizioni di surriscaldamento durante l’attraversamento  dell’atmosfera terrestre.

Sono in corso le pratiche per il trasferimento di dette ceramiche spaziali in Italia dove saranno sottoposte ad approfondite analisi “post-volo”. “L’esperimento – sottolinea la nota dell’ISTEC – ha messo in evidenza che esistono in Italia enormi competenze nella progettazione e realizzazione di materiali ceramici che possono aprire una nuova era di come viaggiare nello spazio”. “Il successo di questa iniziativa – conclude la nota – dimostra che la ricerca spaziale italiana, nella scia della sua pluriennale storia proprio in questi giorni esaltata dalla presenza di un astronauta italiano sulla Stazione Spaziale Internazionale, continua a farsi valere in campo internazionale, nonostante la tendenza drammaticamente calante delle fonti di finanziamento.”

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