Legambiente: "Fiumi di diserbante nelle campagne ravennati, un danno per acque ed ecosistemi"
L'associazione ambientalista contro l'utilizzo del diserbante nella rete dei canali di scolo: "Biodiversità minacciata dai trattamenti. In più l’aggravante del diretto contatto con l’acqua"
“Troppo spesso in questo periodo dell’anno percorrendo le nostre campagne vediamo strisce di erba gialla all’interno dei seminativi, in particolare nel lungo strada ed all’interno dei fossi. Non solo all’interno dei fossi, ma spesso anche nell’interfila di frutteti e vigneti - afferma Legambiente che specifica: - L’applicazione del diserbante all’interno della rete dei canali di scolo ha degli impatti devastanti sulla biodiversità”.
Legambiente, nell’ambito del progetto regionale Green Eye 2.0 volto a stimolare l’attenzione della cittadinanza attiva sui temi ambientali, ha infatti ricevuto tantissime segnalazioni da parte di cittadini preoccupati per l’utilizzo indiscriminato di queste sostanze, segno di una particolare attenzione sul tema che però riscontra moltissime criticità dal punto di vista del controllo e del monitoraggio. L’associazione ha già infatti elaborato dossier regionali sul tema.
Riguardo l'utilizzo del diserbante nella rete dei canali di scolo, Legambiente spiega che “è proprio nelle zone di margine che si concentra il maggior livello di biodiversità che subisce la minaccia dei trattamenti. Oltretutto, vi è l’aggravante del diretto contatto con l’acqua dei canali quindi la mobilità dei principi attivi anche all’interno della rete idrica”.
Le zone individuate e maggiormente colpite sul territorio, da cui sono arrivate le segnalazioni, sono quelle di via Marabina, Madonna dell’Albero, via Canale Molinetto, Ponte Nuovo, Classicana, Adriatica, Gambellara, ma non si risparmiano anche altre zone di campagna della provincia di Ravenna. Secondo Legambiente, "le responsabilità legate a questa mancanza di attenzione sono molteplici: da un lato abbiamo il Piano Nazionale sull’utilizzo sostenibile dei pesticidi, attualmente in fase di revisione, che definisce delle distanze minime da mantenere dalle aree sensibili, ma che risulta di difficile applicazione, dall’altro abbiamo il mondo agricolo troppo poco sensibile a queste tematiche, ma soprattutto poco consapevole degli effetti dell’utilizzo indiscriminato di queste sostanze".
Il mondo agricolo però non sarebbe il solo responsabile, secondo l'associazione ambientalista: "nel caso dei trattamenti a bordo strada, in particolare strade extraurbane, entrano in gioco le responsabilità di Anas che evidentemente in molti casi preferisce l’utilizzo del diserbo chimico piuttosto che dello sfalcio meccanico, con possibili conseguenti criticità legate anche alla stabilità del bordo strada.
“Quello del diserbo nelle nostre campagne non è quindi certamente un tema facile da controllare – continua Legambiente -. Molto però può essere fatto anche dalle amministrazioni pubbliche locali emettendo ordinanze e regolamenti ad hoc per il divieto e limitazione nell’impiego dei pesticidi in particolare nelle zone agricole periurbane rafforzando l’applicazione della delibera di giunta regionale 541/2016, dalle politiche di finanziamento agricolo regionali, intensificando i controlli sul territorio e attraverso progettualità e azioni di sensibilizzazione che vedano coinvolte in particolare le associazioni agricole ed i loro associati”.