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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

La Liberazione nel Ravennate: oltre 4mila partigiani lottarono contro il nazifascismo

Il cammino della Resistenza ravennate dall'armistizio allo sfondamento della Linea gotica, i protagonisti, le battaglie e la smobilitazione della brigata

Come ogni 25 aprile, l'Italia celebra la Festa della Liberazione. Una data simbolo per la fine della ventennale dittatura fascista e per una guerra che ha devastato l'intero Paese con un numero altissimo  di vittime e città semidistrutte. Quella del 25 aprile è una data che cerca di unire le esperienze di tutta la Nazione all'insegna della Resistenza e della lotta partigiana e che riassume, in un certo modo, una battaglia per la libertà durata quasi due anni.

Le tappe della Liberazione a Ravenna

A Ravenna la Resistenza è iniziata subito dopo l'8 settembre 1943. In piazza Vittorio Emanuele II (oggi Piazza del Popolo) un gruppo di giovani sente alla radio la dichiarazione di armistizio e cominciano a riflettere sul significato di quelle parole. Presto si intuisce una cosa: gli amici di un tempo diventano nemici. Nello stesso giorno, per la prima volta, un altro giovane ravennate prende la parola in piazza Garibaldi, ai piedi del monumento la gente lo ascolta parlare di libertà e dignità, valori che il popolo deve conquistare con le proprie mani. Si tratta di Arrigo Boldrini. Il suo "comizio improvvisato", viene notato dalle forze di polizia e Boldrini riesce a fuggire in bici grazie all'aiuto di un'altra giovane ravennate, Lina Vacchi.

Da quel momento inizia per gli uomini contrari al nazifascismo e alla neonata Repubblica Sociale Italiana un periodo fatto soprattutto di fughe e nascondigli. Questi uomini, in gran parte giovani, sono i partigiani ravennati che devono nascondersi dai tedeschi perché, in caso di cattura, non possiedono nemmeno diritti politici, sono considerati traditori e quindi puniti con la morte. I partigiani, quindi, si nascondono e allo stesso tempo si armano, spesso disarmando proprio i soldati tedeschi e fascisti. 

Agli inizi dell'ottobre 1943, dall'Italia del Sud, già liberata dagli Alleati, il Primo Ministro Badoglio dichiara formalmente guerra a Germania e Rsi. Gli ufficiali delle forze armate italiane sono chiamati dunque a combattere i nemici, mentre al Nord occupato i nazifascisti chiedono a quelle stesse forze di combattere dalla loro parte. E' proprio in questo periodo che la caserma dei Carabinieri di Fosso Ghiaia diventa luogo di una prima importante azione partigiana. Un gruppo di giovani si presenta al maresciallo della caserma chiedendogli di consegnare tutte le armi. Il militare chiede chi lo ordina e gli uomini si presentano come i "ragazzi di Arrigo Boldrini". Il maresciallo non ci sta e allora viene chiamato Boldrini, che intanto è diventato Bulow (soprannome "imposto" dal compagno partigiano Michele Pascoli), e con addosso la sua divisa da ufficiale dell'esercito si fa consegnare armi e munizioni.

Nel corso dei mesi si forma così la 28esima Brigata Gap di Ravenna e si moltiplicano le azioni partigiane. All'inizio del 1944 si sviluppa anche il Cln provinciale, organo politico della Resistenza che riunisce tutte le correnti partitiche dell'epoca. Tutti insieme dunque si riuniscono comunisti, socialisti, repubblicani, azionisti, democristiani e anarchici. Una convivenza niente affatto facile e dalla quale nascono varie divergenze. Alla guida militare dei partigiani ravennati viene posta il comunista Bulow, mentre il comando politico è affidato al presidente del Cln provinciale: Tommaso Moro, ovvero il democristiano Benigno Zaccagnini. Nelle memorie della Resistenza locale rimane impresso lo storico incontro fra i due leader all'ombra della chiesa di Piangipane. I due erano amici di gioventù, ma durante la Resistenza nessuno dei due conosceva la vera identità dell'altro, e perciò, trovandosi di fronte nel giugno del '44, Zaccagnini e Boldrini esclamarono: "Be', ma sei tu!".

Nel frattempo era iniziata la collaborazione con gli Alleati. Tra angloamericani e partigiani inizio un fitto scambio di informazioni, incontri clandestini e consegne di nuove armi. Si pianificano anche le avanzate. Così si arriva alla Liberazione della città di Ravenna nel 4 dicembre del 1944. Ma a nord della città prosegue per giorni la furiosa Battaglia delle Valli che vede impegnate le forze partigiane contro l'esercito tedesco. L'impegno degli Alleati di arrivare al Reno prima della fine dell'anno non viene mantenuto e rimane lo stallo lungo la linea gotica fino all'aprile del 1945. Un periodo, questo, che vede tragiche protagoniste la gente che vive lungo la linea di confine e le città, come Alfonsine e Argenta, che vengono bombardate tutti i giorni dagli Alleati.

Poi in primavera, l'armata alleata, alla quale viene aggregata anche la Brigata Garibaldi "M. Gordini" (Mario Gordini, uno dei principali animatori del movimento partigiano ravennate, fu ucciso a Forlì il 14 gennaio 1944) riesce a sfondare la linea gotica e nel giro di pochi giorni le forze nazifasciste vengono respinte oltre i confini italiani. La data del 25 aprile è proprio questo: il momento dell'insurrezione generale contro il nemico. 

Dopo la Liberazione

Il periodo della Resistenza costa a tutto il Paese e anche al territorio ravennate un enorme tributo in vite umane e in distruzioni di case e infrastrutture. Tra bombardamenti, battaglie e stragi indiscriminati il costo che paga tutta la popolazione è immenso. In primavera si completa la liberazione della provincia ravennate: dopo Cervia (22 ottobre 1944), Ravenna (4 dicembre) e Faenza (17 dicembre), anche le altre città si liberano dal giogo nazifascista (Alfonsine, Fusignano e Lugo il 10 aprile, Riolo Terme l'11 aprile, Brisighella e Castel Bolognese il 12 aprile e così via).

Nell’aprile del 1945 la città di Ravenna (che contava in quel periodo circa 30mila abitanti) stava cercando di riprendere la via della normalità ripristinando la fornitura delle reti d’acqua e di corrente elettrica distrutte dagli occupanti tedeschi. Dalla lotta e dalle tragedie si apre però anche una fase di rinascita che vedrà nel tempo il ritorno a libere elezioni (nella primavera del '46 le amministrative a Ravenna) e poi l'ingresso di numerosi partigiani nell'Assemblea Costituente (Boldrini e Zaccagnini fra i tanti)

I partigiani della 28esima Brigata Garibaldi “Mario Gordini”, all’epoca con una forza combattente di 612 uomini e qualche donna, nel mese di aprile rimane di stanza in Veneto e tornerà a Ravenna solo nel mese di maggio. Il 20 di maggio si tiene la smobilitazione della Brigata, evento concluso con la grande festa e buffet predisposto dalle donne dell’Udi di Ravenna in Piazza Marconi (ora piazza Kennedy) al termine della festosa sfilata militare per le vie della città. Arrigo Boldrini scrisse nel suo Diario di quei giorni: “Se ci si rende ben conto di che cosa può significare per un uomo il repentino passaggio dalla vita militare a quella civile, quest’atto va classificato fra i più importanti compiti dei partigiani della 28° brigata Garibaldi, nel corso della loro straordinaria avventura”. Secondo le stime fatte al termine della guerra, il numero dei partigiani impegnati durante la Resistenza nella provincia di Ravenna ammontava a 4.438 unità, mentre vennero riconosciuti patrioti (coloro che hanno offerto supporto, cibo e rifugio ai partigiani) 2.227 persone.

parata dei partigiani a Ravenna 20 maggio 1945

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