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Cronaca

Da Lido di Classe a Gallipoli in bici: la vacanza "eco-sostenibile" di 4 amici

Caricate le bici con due tende, qualche ricambio e beni per la sopravvivenza, la mattina del 16 luglio scorso sono partiti da Lido di Classe per arrivare, dopo 850 chilometri, il 23 luglio a Gallipoli

Avrebbe voluto percorrere la Danubiana, ma il Coronavirus è arrivato inaspettato scompigliando le vite di tutti e, a maggior ragione, i progetti di vacanze. Così Andrea Ravaglia, 21 anni, forlivese con il pallino dei viaggi in bicicletta, per motivi di sicurezza sanitaria ha dovuto ripiegare sull'Italia, programmando una "gita fuori porta" di 850 chilometri verso Gallipoli. Si tratta, più precisamente, della Ciclovia Adriatica che parte da Trieste e arriva a Santa Maria di Leuca (per la bellezza di 1810 chilometri da spararsi tutti in bicicletta).

Ad accompagnarlo in questo viaggio - ecosostenibile, poco costoso e molto divertente - sono stati il fratello 24enne Alex Ravaglia, l'amico 21enne Filippo Spagnoli e il 24enne Paolo Malaj. Caricate le bici (non costose e molto normali) con due tende, qualche ricambio e beni per la sopravvivenza, la mattina del 16 luglio scorso sono partiti da Lido di Classe per arrivare, dopo 850 chilometri, il 23 luglio a Gallipoli. Hanno attraversato la Romagna, le Marche, l'Abruzzo, il Molise e la lunghissima Puglia. Arrivati sul Gargano pensavano ormai di essere a un tiro di schioppo dalla mèta: e invece erano solo a metà del viaggio. Lì hanno un po' sofferto l'entroterra, quasi 100 chilometri di niente (compresa l'acqua...), poi però è stato tutto in discesa e la vacanza meritata è arrivata appena toccata la terra del Salento.

Andrea, è stata dura?

Beh, in certi momenti sì, ma il sacrificio si dimentica subito. Restano solo le cose belle, che sono state molte: abbiamo incontrato gente splendida, siamo stati ospitati dai monaci di un'abbazia, la gente comune ci ha aperto le loro case. Siamo stati invitati da un cicloturista mentalista che teneva uno spettacolo a Bari. Insomma, è stato un viaggio veramente vario e istruttivo.

L'avete organizzato tappa per tappa?

No, siamo partiti un po' all'arrembaggio. Non avevamo tanta organizzazione, ma tanta passione e voglia di sperimentare. Eravamo aperti alle novità.

Quanti chilometri avete percorso al giorno?

La media è stata di un centinaio di chilometri, perché abbiamo fatto circa 850 chilometri in 8 giorni. Alla fine in bici ci stavamo circa sei ore e mezza.

I tratti più belli?

La Romagna non è male, soprattutto verso Riccione e Cattolica. C'è una bellissima ciclabile. Nelle Marche non è bella perché per tratti molti lunghi abbiamo dovuto pedalare accanto alle auto e, oltre a essere pericoloso, non è molto suggestivo. Solo a Pesaro erano attrezzati bene. In Abruzzo, invece, molto bene: è una ciclabile davvero collegata benissimo ed è un piacere pedalare con il mare a fianco. In Puglia così così. Dopo Termoli, in Molise, ci abbiamo messo altri 3 o 4 giorni per arrivare alla fine. Il tratto più duro è stato il Gargano. Poi Monopoli e Polignano a Mare, fantastici.

Cosa mangiavate?

A livello di gratificazione personale abbiamo ricevuto tutto alla fine. All'inzio del viaggio avevamo una pentola dove mischiavamo tonno, fagioli e quello che avevamo, per mangiare soprattutto proteine. Poi alla fine, quando siamo arrivati a Gallipoli, ci siamo rilassati e abbiamo fatto una vacanza di qualche giorno mangiando bene al ristorante e partecipando un po' anche alla movida locale.

Ci vuole un fisico "bestiale"?

Più che il fisico, secondo me, bisogna avere la giusta predisposizione mentale. Se ci ripenso, alla fine dei conti, quella che si fa è una fatica più mentale che fisica. E' un viaggio che va interiorizzato, se le fatiche hanno un obiettivo si sentono molto di meno. Quando siamo arrivati sotto al cartello di Gallipoli abbiamo anche brindato.

La prossima impresa?  

Direi ancora il Danubio. Speriamo che il prossimo anno non si parli più di Covid, così ci possiamo fare tutte le capitali lungo il Danubio visitandole in bicicletta. Uno spettacolo...

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