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Cronaca

La Madonna che vegliò su Dante torna a Ravenna grazie al prestigioso prestito del Louvre

Un prestito che è anche segno di fratellanza. L'ambasciatore francese: "Siamo orgogliosi di prestare questa bellissima scultura a Ravenna"

Per secoli vegliò sulle spoglie mortali di Dante nel suo sepolcro ravennate. E ora, a distanza di circa 160 anni, la "Madonna in trono con Bambino" è pronta a tornare a Ravenna per salutare il Sommo Poeta nel settecentenario della sua morte. Un grande ritorno che segna anche un'inedita e straordinaria collaborazione con il museo forse più famoso del mondo: il Louvre di Parigi.

Il ritorno della scultura monumentale "Madonna in trono con Bambino", annunciato alla vigilia del Dantedì, è quindi per più motivi un evento epocale. Un prestito culturale e un segno di fratellanza che conferisce alle celebrazioni ravennati del 2021 una dimensione ancor più internazionale. L'opera farà parte della mostra "Dante. Gli occhi e la mente. Le Arti al tempo dell’esilio", a cura di Massimo Medica, in programma presso la Chiesa di San Romualdo di Ravenna dal 24 aprile al 4 luglio 2021

"Nel raccontare l'arte ai tempi di Dante, attraverso le opere di maestri come Giotto e Cimabue, è nato il sogno di riportare a Ravenna quest'opera - svela il sindaco Michele De Pascale che spiega come questa iniziativa fosse in cantiere già da diverso tempo -. Un prestito prestigiosissimo che da un lato rappresenta un tributo a Dante e dall'alto rappresenta un elemento di fratellanza e amicizia tra il popolo francese e quello italiano in occasione delle celebrazioni dantesche".

"Quest’opera - aggiunge il sindaco di Ravenna - ci riporta nella Ravenna del 1300 quando sulla prima sepoltura del Sommo Poeta, Guido Novello da Polenta e i ravennati apposero una preziosa scultura bizantina raffigurante una Madonna in trono con bambino. Come ebbe a ricordare Santi Muratori nel 1921, con ogni probabilità la Madonna rappresentava un rimando all’invocazione della Vergine nel canto XXXIII del Paradiso, composto proprio a Ravenna".

"Un felice esempio di collaborazione culturale tra Italia e Francia nel settecentesimo anniversario della scomparsa di Dante Alighieri - dichiara la Vice Ministra degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale Marina Sereni -. La Farnesina ha voluto assicurare a queste celebrazioni l'importanza che meritano con oltre 500 iniziative dedicate a Dante nel mondo".

"Il settecentenario dantesco ha un forte impatto in tutta Europa. I francesi adorano il Sommo Poeta e la città di Ravenna. La mostra che Ravenna organizza per ricreare l'universo delle arti al tempo di Dante è una grande iniziativa - commenta Christian Masset, Ambasciatore di Francia in Italia - Il presito di questa bellissima scultura ha destato grande entusiasmo nel Museo del Luovre e nella nostra ministra della Cultura. Una statua di grande valore artistico che vanta un grande percorso storico. Ha vigilato per secoli sulla Tomba di Dante e che è quindi legata all'umanità e alla spiritualità di Dante, ma è anche simbolo della mobilitazione europea intorno al Settecentenario dantesco. Siamo orgogliosi che questo prestito si aggiunga agli altri importanti prestiti, come quelli degli Uffizi".

La storia

La "Madonna in trono con Bambino" è la scultura che in origine proteggeva il sarcofago del Sommo Poeta e che torna a Ravenna dopo circa 160 anni. Infatti, dopo la morte avvenuta tra il 13 e il 14 settembre del 1321, a seguito dell’ultima impresa diplomatica svolta per conto del da Polenta di Ravenna a Venezia, Dante venne sepolto in una piccola cappella addossata al muro del convento di San Francesco a Ravenna, che anticamente era conosciuta come “La Cappella della Madonna” per via della presenza di una antica immagine mariana identificata dallo studioso Corrado Ricci con quella oggi conservata al Museo del Louvre, proveniente infatti da Ravenna. 

L'opera monumentale, alta 1,95 metri, rimase a vegliare sul poeta per secoli, ma a seguito di diverse trasformazioni del sepolcro di Dante e della ricostruzione da parte dell’architetto Camillo Morigia, la Madonna fu del tutto rimossa. Fu trasferita per qualche tempo nel nuovo edificio delle Scuole Pubbliche (oggi l’ex conservatorio “Giuseppe Verdi” in via Pasolini) e poi se ne persero le tracce fino a quando, verso il 1860, fu acquistata a Ravenna da un collezionista francese il barone Jean-Charles Daviller (Roma, 1823-Parigi, 1883) che nel 1884, la donò al museo del Louvre. Anni dopo il ravennate Corrado Ricci riconobbe nella Madonna del Louvre la scultura originale tolta al sepolcro dantesco.

L'opera

Si tratta di un indiscusso capolavoro realizzato in marmo, databile tra la fine del Duecento e gli inizi del Trecento, che ritorna per l’occasione nella città di origine, documentando la sua pertinenza alla tradizione bizantina, rivisitata tuttavia secondo una sensibilità già tutta occidentale e gotica.
Ancora oggi nel museo Dante di Ravenna si trova un calco in gesso dell’opera, donato alla città nel 1921 dal governo francese, in occasione delle solenni celebrazioni del VI Centenario della morte dell’esule fiorentino. L’altorilievo rappresenta la Vergine assisa in trono elegantemente drappeggiata all’antica, mentre il Bambino, benedicente con la mano destra e raffigurato come autorevole Maestro, tiene il Rotolo delle Sacre Scritture con la sinistra. 

Perini (Ama Ra): "Bene il prestito. Ora pensiamo alla Madonna del Palazzo dell’orologio"

"Non possiamo che apprendere con grandissima soddisfazione la notizia del ritorno in città, dopo 160 anni, della Madonna in Trono con Bambino, un prestito di enorme prestigio, dal Louvre, per la mostra ‘Dante. Gli occhi e la mente. Le arti al termpo dell’esilio’ - afferma Daniele Perini, capogruppo di Ama Ravenna -. Un sincero ringraziamento al sindaco de Pascale per una iniziativa che colpisce profondamente, inorgoglisce e quasi commuove tutti i Ravennati: il pensiero corre subito al ‘300, quando Guido Novello da Polenta volle appaorre una ‘preziosa scultura bizantina, appunto una Madonna in Trono con il Bambino’ sulla prima sepoltura del Poeta. Santino Muratori, poi, finissimo studioso, intellettuale, innamorato di Ravenna, indimenticato direttore della Classense per trent’anni, teorizzò che essa potesse, in qualche modo, rimandare all’invocazione della Vergine – canto XXXIII del Paradiso, elemento ricorrente nella Commedia. Dopo la costruzione del tempietto del Morigia, al termine di varie vicende, la Madonna in Trono finì in Francia e, quindi, al Louvre. Ora la splendida novità e l’esposizione nella chiesa di san Romualdo, per poco più di due mesi. Voglio ricordare, senza nessun accostamento, ovviamente, quanto a valore artistico, comunque assai cara ai Ravennati, la ‘Madonna del Palazzo dell’orologio’, opera del ’500, per secoli ospitata nella nicchia in piazza del Popolo: il suo culto era molto vivo e, all’imbrunire, la gente che transitava vi rivolgeva volentieri lo sguardo e una preghiera. Perché, allora, non adoperarsi per riportarla nella sede d’origine, perché non impegnarci per restituire un altro significativo tassello dell’identità culturale della nostra bellissima città?"

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