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Cronaca Sant'Alberto

Maltrattamenti agli anziani nella casa famiglia: "Servono maggiori controlli"

A parlare è Enzo Dalmonte, consigliere territoriale di Sant'Alberto, che commenta la vicenda della casa di riposo per anziani che mercoledì ha sconvolto l'intera città

"Nella 'casa famiglia degli orrori' anziani umiliati, incatenati e picchiati. Aguzzini agli arresti. E' un titolo che non avrei mai voluto leggere riferito ad una struttura localizzata nel mio paese a Sant'Alberto e più in generale nel Comune di Ravenna". A parlare è Enzo Dalmonte, consigliere territoriale di Sant'Alberto, che commenta la vicenda della casa di riposo per anziani che mercoledì ha sconvolto l'intera città.

Novantenni prese a calci e pugni e incatenate nella casa per anziani, due arresti

Sequestrata casa famiglia per anziani dell'orrore

"E' successo quello che non dovrebbe mai succedere in una comunità civile strutturata e con una organizzazione sanitaria - prosegue Dalmonte - Non abbiamo saputo difendere le fascie più deboli, non siamo riusciti a prevedere e prevenire cosa poteva succedere in una piccola casa famiglia per persone autosufficienti che avevano bisogno di piccoli servizi personali e un tetto dove ricoverarsi. Di chi è la responsabilità? Occorre fare secondo me un pensiero su come agire in futuro: sentiamo nel filmato una persona che si lamenta, che grida aiuto: raccogliamo questo grido e che si faccia qualcosa per il futuro. E' d'obbligo fare chiarezza per rispetto alla categoria delle persone interessate che è tra le più deboli e fragili nelle nostre comunità e sicuramente è quella con la più scarsa capacità contrattuale. In futuro non dobbiamo aspettare la Procura della Repubblica per agire".

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I sindacati

"Quanto successo ci ricorda quanto sia cambiata questa società, dove interesse privato e business non conoscono più limiti, neanche di fronte alla sofferenza e al disagio di donne e uomini che a torto vengono considerati non più utili alla società - commentano i sindacati Cgil, Cisl, Uil e le categorie dei pensionati Spi, Fnp e Uilp - Attendiamo ora che la giustizia faccia il suo corso, affinché tutti i responsabili rispondano davanti alla legge delle loro azioni. Nello stesso tempo ribadiamo che il fenomeno dell’invecchiamento della popolazione pone problemi spesso sottovalutati anche dalle istituzioni e affrontati in maniera inadeguata, da chi ha la responsabilità politica e amministrativa della gestione della assistenza in ogni livello. Non è l’unico episodio di violenza su persone anziane ospiti di strutture e si evidenzia la necessità di definire norme, regolamenti, controlli di riferimento per l’apertura e il funzionamento di queste realtà oggi quasi del tutto deregolamentate. Il proliferare di strutture private che fuori da ogni convenzionamento gestiscono una parte di quella assistenza agli anziani, che le famiglie non sono più in condizione di garantire, è una realtà preoccupante, da tempo denunciata dalle organizzazioni sindacali, e un sintomo della abdicazione delle istituzioni pubbliche in un ambito dove si misura il livello civile di una società. Come sindacati non possiamo accettare il perpetuarsi di situazioni del genere e chiediamo che si intervenga urgentemente per invertire questa inaccettabile deriva. Anche a Ravenna è necessaria una riorganizzazione dei servizi di assistenza agli anziani, coerente con l’invecchiamento della popolazione e il cambiamento dei bisogni".

"Un caso che dimostra, una volta di più, la necessità urgente e assoluta da una parte di definire una regolamentazione chiara delle case famiglia - commentano Bruno Pizzica (Spi-Cgil), Loris Cavalletti (Fnp-Cisl) e Rosanna Benazzi (Uilp-Uil) - Strutture totalmente deregolamentate che chiunque può aprire senza alcuna autorizzazione; dall’altra è necessario mettere in atto controlli efficaci anche sulle strutture accreditate. Gli anziani che sono costretti a viverci hanno diritto a una assistenza di qualità, che garantisca loro innanzitutto rispetto e condizioni di vita dignitose. C’è una responsabilità diretta delle strutture, degli operatori, ma anche delle famiglie che devono vigilare attentamente sul modo in cui sono trattati i propri familiari. E una responsabilità altrettanto precisa sta in capo alle Aziende Sanitarie, ai Comuni, alla Regione: chiediamo in particolare alla Giunta Regionale di attivare rapidamente un tavolo per definire regole chiare di riferimento per l’apertura e il funzionamento delle Case Famiglia e di definire meccanismi di controllo continui ed efficaci".

Samantha Tardi (CambieRà)

Il gruppo consiliare CambieRà, tramite la capogruppo Samantha Tardi, ha depositato un question time per chiedere a sindaco e giunta "se non si ritiene opportuno integrare (o sollecitare l’integrazione al tavolo regionale) alla squadra di controllo preposta, personale qualificato per l’analisi psicologica e/o psichiatrica, nonché geriatrica, degli ospiti, allo scopo di carpire eventuali segnali di disagio, oltre alle eventuali classiche violazioni normative igienico – sanitarie, strutturali e infrastrutturali; se non si ritiene opportuno inserire (o sollecitare l’inserimento al tavolo regionale) l’obbligo di installazione di impianto di videosorveglianza a circuito chiuso, da parte di chi vuole intraprendere l’apertura di case famiglia, considerata l’assenza di utenza minore di 18 anni, ai fini di controllo in caso di segnalazioni e/o denunce da parte di amici e parenti degli ospiti, ovviamente con tutte le tutele del caso sia per i gestori della struttura sia per chi viene ospitato; se non si ritiene opportuno che il Comune di Ravenna si costituisca parte civile al processo".

Alberto Ancarani (Forza Italia)

Sulla questione interviene anche il capogruppo in consiglio comunale di Forza Italia, il consigliere Alberto Ancarani: "Con la buona intenzione di prevenire gli abusi, alla fine della scorsa consiliatura l’amministrazione comunale produsse un regolamento sperimentale per le case famiglia, fino ad allora inesistente - spiega il consigliere d'opposizione - Purtroppo però il famoso proverbio sulle “buone intenzioni” si è verificato ancora una volta veritiero. A distanza di tempo infatti, quando si sono tirate le somme sull’efficacia del regolamento, ciò che è emerso è che quelle norme anziché prevenire casi come quello di Sant'Alberto si preoccupano di far inserire i rubinetti a pedali nei bagni delle strutture, o di quante oss debbano esserci per ogni letto o di quanti posti letto massimi possano stare nella struttura. Queste prescrizioni, applicate ai casi concreti, in realtà
dimostrano spesso di essere ben poco significative e di non modificare pertanto la percezione di “serietà” di una casa-famiglia rispetto a un’altra. Se poi si aggiunge che in alcune di esse si sono verificati controlli insistiti mentre in altre essi sono stati molto meno frequenti si comprende che il regolamento, pur modificato secondo le previsioni di una legge regionale che era attesa da tempo, ma che non pare essere stata di aiuto, evidenzia come i problemi veri che si possono riscontrare se si ha un proprio caro all’interno di una casa famiglia restano purtroppo sul tappeto. Il tutto con uno sconfortante dato di fondo: case famiglia in buona fede che magari hanno la porta leggermente più stretta di quanto prevede il regolamento vengono multate, mentre per strutture formalmente in regola ma dove si perpetrano abusi ben più gravi devono intervenire le forze dell’ordine statali".

Alvaro Ancisi (Lista per Ravenna)

Anche il capogruppo in consiglio di Lista per Ravenna Alvaro Ancisi, presidente della commissione 'Sanità pubblica', chiede un’azione di controllo e vigilanza costante sulle case famiglia: "Sulla vigilanza delle case famiglia, il consiglio comunale di Ravenna ha approvato, il 19 aprile 2016, un regolamento che, per quanto oggetto, da parte dell’amministrazione, dell’espressa intenzione di revisionarlo, della quale da troppi mesi non si intravvede l’avvio dell’iter amministrativo, richiede soltanto di essere applicato in coerenza con l’obiettivo dichiarato - spiega il consigliere d'opposizione, che ha presentato in merito un question time - la“verifica delle condizioni di comfort ambientale, organizzativo funzionali e di personale previste per garantire il benessere degli ospiti”: obiettivo che si coniuga innanzitutto con l’obbligo di garantire la “presenza di personale in numero adeguato a coprire i turni stabiliti dalla struttura nell’arco delle 24 ore, in possesso di idonea qualifica professionale ovvero di curriculum comprensivo di un’esperienza lavorativa presso strutture sociosanitarie/socio-assistenziali o comunque nell’ambito dell’assistenza a persone anziane non autosufficienti”, nonché dell’“individuazione di un coordinatore responsabile del servizi”, ovviamente all’altezza di tale compito. Sono le condizioni che, stando a quanto si è appreso pubblicamente, sono apparse più gravemente deficitarie. Stando al regolamento stesso, il Comune “esercita l’attività di vigilanza e controllo (che deve essere ‘senza preavviso’) avvalendosi della Commissione Tecnica per l’autorizzazione delle strutture socio-sanitarie e socio-assistenziali istituita presso il Dipartimento di Sanità Pubblica dell’Ausl della Romagna, di tutti gli organi deputati alle funzioni di vigilanza e controllo, ciascuno per le proprie competenze, e avvalendosi inoltre delle eventuali segnalazioni da parte dei medici di base”. In una piccola comunità come quella di Sant’Alberto, dotata da sempre di un Centro civico del Comune con un servizio sociale area anziani e di servizi sanitari dell’Ausl, su cui dovrebbe essere attiva anche la Vigilanza di quartiere della polizia municipale, le voci diffuse in tutto il paese, anche per esperienza diretta di talune famiglie del posto, sui maltrattamenti in atto in quella casa famiglia sarebbero dovute arrivare prima all’amministrazione pubblica locale che alle forze dell’ordine o alla Giustizia. Tanto più che a Sant’Alberto è attiva dall’anno scorso una Casa della Salute, la più strutturata ed attrezzata del territorio comunale, quale centro “di prossimità” dedicato alla tutela sanitaria della popolazione locale nell’ambiente di vita dei suoi membri. Quali più degli ultraottantenni e novantenni debilitati? Ciò giustifica di conoscere dal sindaco quali attività di vigilanza siano state effettuate o non effettuate o non adeguatamente effettuate sulla casa famiglia in questione; se il regolamento che disciplina tali attività sarà sottoposto con urgenza a revisione, al fine di renderlo più stringente ed efficace, avviandone la discussione nelle commissioni consiliari “Servizi sociali” e “Sanità pubblica”. In tale sede, Lista per Ravenna esprimerà le proposte che, non già solo da ora, ma in forma istituzionale, intende avanzare".

Daniele Perini (Ama Ravenna)

"Ravenna ha saputo adottare un regolamento comunale ben fatto ed efficace, ponendosi tra le prime città in assoluto a dotarsene - aggiunge Daniele Perini, capogruppo in consiglio comunale di Ama Ravenna presentando un ordine del giorno sul tema - Il fenomeno rimane comunque assai esteso e complesso, giungendo a punte e situazioni quasi incontrollate e/o incontrollabili, tanto che appare opportuno chiedere al sindaco di attivarsi in maniera incisiva, solerte, determinata, con grande impegno a livello regionale affinché venga normato l'intero quadro relativo a tali strutture, con la previsione della presenza di personale infermieristico e di animazione, senza dimenticare l'elaborazione di una fideiussione atta a meglio tutelare ospiti, familiari, personale stesso".

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