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Cronaca

Botte e minacce all'anziana indifesa nella casa famiglia: badante finisce in carcere

A meno di sei mesi dai maltrattamenti sugli anziani ospiti della casa famiglia di Sant'Alberto, le indagini e le intercettazioni hanno portato alla luce quanto stava accadendo in un'altra struttura, una "tortura" quotidiana

Se la prendeva sempre con l'anziana più debole, una 94enne incapace di difendersi sia per l'età avanzata che per lo stato di salute molto precario, riempendola di schiaffi, minacce e offese. A meno di sei mesi dai maltrattamenti sugli anziani ospiti della casa famiglia di Sant'Alberto, mercoledì la Polizia municipale di Ravenna, all'esito di un'indagine complessa e poco consueta per una forza di polizia locale, ha arrestato una 65enne di origini bulgare, incensurata e residente a Ravenna, da anni impiegata come badante, con l'accusa di maltrattamenti nei confronti di vari anziani ospiti di una casa famiglia del centro storico della città, della quale era direttrice.

Maltrattamenti agli anziani, arrestata badante (foto Argnani)

L'indagine è partita da una segnalazione anonima pervenuta al sindaco Michele De Pascale e poi consegnata alla Municipale, nella quale veniva riferito di violenze verbali, improperi e insulti provenienti dalla casa famiglia, situata in via Zagarelli alle mura, e indirizzati verosimilmenti da una donna dell'est Europa nei confronti delle anziane ospiti. Dopo alcuni accertamenti e dopo aver ascoltato i vicini di casa, che hanno confermato come dalla casa spesso provenissero offese e grida d'aiuto, gli agenti hanno informato l'autorità giudiziaria.

Le indagini e le intercettazioni, partite a fine giugno e durate quasi un mese, hanno portato alla luce quanto stava accadendo in quella casa famiglia, una "tortura" quotidiana: ogni giorno infatti, alle 7 del mattino e alle 19 (orario in cui veniva curata l'igiene delle anziane), la badante avrebbe maltrattato verbalmente e fisicamente la 94enne, con offese e schiaffi ai quali la povera vittima reagiva con sospiri di dolore e tentando, con debole voce, di chiedere aiuto. La 65enne, che abitava nella stessa struttura, era solita prendersela proprio con lei (con la quale aveva già convissuto per tre anni in altre case famiglia) in quanto le altre cinque ospiti avevano maggiori capacità difensive, e secondo gli inquirenti non temeva nemmeno che i parenti potessero accorgersi di graffi o lividi: la bandante, infatti, avrebbe spiegato che se qualcuno si fosse insospettito avrebbe potuto dare la colpa agli effetti collaterali di un farmaco anticoagulante che l'anziana era solita prendere. Tra le varie offese proferite nei confronti della vittima, spesso la donna faceva riferimento alle escrezioni dell'anziana, paragonandola a una mucca o a una capra e urlandole "Non capisci niente", insultandola anche in lingua bulgara. Una delle altre ospiti aveva tentato di avvertire i parenti della vittima, spiegando come una volta la badante le avesse tirato uno schiaffo solo perchè aveva sbriciolato durante il pasto, ma la famiglia non poteva immaginare fosse un fatto abituale.

A un certo punto dell'indagine la badante è stata trasferita per una sostituzione in un'altra casa  famiglia, facente parte della stessa società di quella di via Zagarelli alle mura, cosa che ha spinto la Municipale ad accellerare l'indagine: in pochi giorni è stata emessa un'ordinanza di custodia cautelare in carcere che mercoledì è stata eseguita, quando gli agenti hanno rintracciato la straniera nell'altra casa famiglia di via Argine Sinistro Canale Molinetto. La 65enne non ha opposto resistenza, ma avrebbe invece ammesso i fatti che le sono stati contestati.

La donna si trova ora in carcere a Forlì in attesa dell'interrogatorio di garanzia. I familiari della vittima sono stati avvisati; al momento non ci sono altri indagati, tuttavia la struttura non sarebbe stata censita entro il termine di 60 giorni dall'apertura come da regolamento (gli inquirenti ritengono che l'inizio attività risalga almeno a maggio, se non prima), di conseguenza stanno valutando anche l'ipotesi di chiudere la stessa casa famiglia, che al momento è ancora operativa. Gli investigatori stanno anche cercando di capire se l'amministratore del gruppo che gestiva le diverse strutture potesse essere o meno al corrente di quanto succedeva al suo interno.

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