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Cronaca Conselice

Maltrattamenti all'asilo di Conselice, il dramma di una madre: "Nessun sospetto"

"Dopo due anni e mezzo c'è grande attesa per il risultato delle perizie che stabiliranno l'entità del danno causato a tre dei bambini che frequentavano il nido "Mazzanti" a Conselice

“Dopo due anni e mezzo c’è grande attesa per il risultato delle perizie che stabiliranno l’entità del danno causato a tre dei bambini che frequentavano il nido “Mazzanti” a Conselice. Al momento sono quattro le persone per le quali il Pm Roberto Ceroni ha chiesto il rinvio a giudizio”. Ne dà notizia l'associazione “La Via dei Colori” nata il 2 Dicembre 2010, ad un anno esatto dai terribili maltrattamenti scoperti nell’Asilo Cip Ciop di Pistoia, fondata da 5 famiglie che purtroppo sono solo alcune delle tantissime protagoniste di quei fatti.


“Secondo l’accusa, alle tre ex educatrici dell'asilo nido di Conselice si contestano, a vario titolo, vessazioni quotidiane tra il settembre 2006 e il dicembre 2010 verso bimbi di età compresa tra gli 11 e i 36 mesi. Si tratta di aggressioni fisiche e psicologiche: schiaffi, scappellotti, nomignoli, punizioni e perfino una testa di un piccolo infilata in un water. La quarta persone indagata è un’educatrice, dipendente del Comune, che dovrà rispondere di favoreggiamento personale”, scrive l'associazione, che, fornisce la testimonianza di una delle mamme dei piccoli maltrattati all'asilo di Conselice.


“Come tanti genitori anch’io ho appreso la notizia dalla tv e fino ad allora non avevo avuto nessun sospetto - spiega Irene, una delle mamme che hanno avuto il coraggio e la forza di denunciare le violenze, rappresentata dall’avvocato Giulio Canobbio del Foro di Genova e legale de La Via dei Colori - però c’erano tanti segnali che non sapevo identificare ma che mi facevano intuire che mia figlia non stava bene. Aveva iniziato a non dormire più volentieri nella sua cameretta, si svegliava in continuazione e per la paura degli incubi arrivava anche a vomitare nel lettino. Aveva iniziato a tirarsi i capelli, a mordersi. Se veniva ripresa si buttava all’indietro a peso morto facendo un tonfo sul pavimento. Un altro segnale importante erano le parole che mia figlia aveva cominciato a dire a casa come “cicciona”, “puzzona”, “culona”, termini che noi non avevamo mai utilizzato, men che meno in sua presenza. La mia piccola riportava nel gioco quello che viveva ogni giorno a scuola e così, spesso la vedevo chiudere nello sgabuzzino le sue bambole. Mi sono confrontata spesso con le maestre, ma, purtroppo, invano”.

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