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Cronaca

Manifesti contro l'aborto rimossi: l'associazione pro-vita chiede la condanna per diffamazione dell'assessore

La vicenda risale al novembre 2020, quando anche a Ravenna erano apparsi manifesti che comparavano la pillola abortiva RU486 a un veleno

L'associazione Pro Vita & Famiglia Onlus, attraverso l'avvocato Francesco Minutillo del Foro di Forlì, ha depositato un ricorso presso il Tribunale di Ravenna per chiedere "la condanna per diffamazione dell'assessore alle Politiche e cultura di genere Ouidad Bakkali e il risarcimento dei danni patrimoniali e morali subiti dall'associazione".

La vicenda risale al novembre 2020, quando anche a Ravenna erano apparsi manifesti che comparavano la pillola abortiva RU486 a un veleno. "Prenderesti mai del veleno? Stop alla pillola abortiva RU486", si leggeva nei cartelloni diffusi dall'associazione 'Pro Vita & Famiglia'. L'assessore Bakkali aveva provveduto a contattare Ravenna Entrate (che gestisce le affissioni dei pannelli pubblicitari) chiedendone l'immediata rimozione. "Questa campagna offende la cultura medico-scientifica diffondendo falsità e ancora una volta colpevolizza le scelte delle donne, offende la nostra intelligenza e aggredisce il dolore di tante. Ritengo tale comunicazione altamente disinformativa e lesiva della dignità della donna e della libertà di scelta", aveva detto Bakkali.

"Mi difenderò nelle sedi opportune come è giusto che sia - commenta l'assessore - Quella battaglia la rifarò tutte le volte, ancora ed ancora. Instancabilmente. La mia battaglia per difendere le donne i loro diritti a partire da quello alla salute la porterò avanti con coraggio, tenacia e a viso aperto". “Quei manifesti – aggiunge il segretario del Pd Alessandro Barattoni – erano una provocazione violenta e millantatrice di gravi effetti di farmaci assolutamente legali in Italia. Confrontare la pillola abortiva RU486 a un veleno, oltre che un’informazione scientificamente sbagliata, è un segno evidente della volontà di togliere la libertà di scelta alle donne, un messaggio sconsiderato e inaccettabile. L’assessora Bakkali fece un atto dovuto chiedendo la rimozione di quel messaggio carico di violenza. Non stiamo parlando di libertà di scelta e di pensiero ma di un messaggio deprecabile che aveva il solo obiettivo di colpevolizzare le donne. Come Partito Democratico non intendiamo arretrare di un passo sul diritto alla procreazione cosciente e responsabile e rifiutiamo quest'ulteriore attacco al diritto fondamentale all'autodeterminazione e alla libertà garantito dalla legge. Siamo al fianco di Bakkali e del suo operato in questa battaglia".

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