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Cronaca

Un centinaio di cittadini in marcia per la luce in centro storico: "La città non può rimanere al buio"

Al grido di “Luce! Luce!”, con torce e telefonini in mano, un centinaio di persone hanno protestato contro il provvedimento di spegnimento della pubblica illuminazione a Ravenna

Al grido di “Luce! Luce!”, con torce e telefonini in mano, hanno protestato contro il provvedimento di spegnimento della pubblica illuminazione a Ravenna. Alla ‘Marcia della Luce’ organizzata venerdì sera in due cortei, convergenti in piazza XX settembre, erano presenti un centinaio di persone secondo le forze dell’ordine, ma altrettante secondo i promotori sarebbero quelle che hanno già partecipato alla raccolta firme di prossimo deposito in comune. “Abbiamo fatto una camminata pacifica lungo le vie del centro per chiedere di accendere le luci di notte perché ci sono tante persone che vanno a lavorare, perché non si vede niente e perché ci sono problemi di sicurezza - dice Paola Tizzone, esponente della lista civica Ravenna Viva - nel contempo ho promosso una raccolta firme perché molte persone non possono essere qui con noi stasera, ma vogliono partecipare e quindi mi hanno chiesto di poter firmare. Siamo già a un centinaio, questa sera abbiamo riempito tre fogli e lunedì probabilmente avremo già superato la quota minima richiesta (350, nda)”.

Una "Marcia per la luce" contro i lampioni spenti (foto Massimo Argnani)

La manifestazione è stata organizzata inizialmente da alcuni esponenti dell’opposizione del consiglio comunale, i quali però avevano precisato che non sarebbe stata una manifestazione di partito. In effetti nel corteo partito alle 19.20 da Porta Sisa e proseguito in via Mazzini e in via Mentana fino a Piazza XX settembre i partecipanti non avevano bandiere, ma solo torce manuali e smartphone. C’erano sì esponenti politici, ma c’erano in particolare cittadini, preoccupati principalmente per la sicurezza. Come il signor Bruno, residente appena fuori dal centro: “Si può spegnere anche un lampione si e un lampione no, di notte fare un giro per la città fa paura, ed è un incentivo per i malintenzionati. La città non può rimanere al buio, è un diritto avere la luce. Io credo che la manifestazione sia più che giustificata e non faccio parte di un partito. Per esempio ieri notte alle 3 qualcuno è entrato nel cancello della casa in cui vivo con la mia famiglia e ha illuminato l’interno guardando dalle finestre. Per fortuna ce ne siamo accorti e abbiamo acceso le luci di casa”.

E ancora: “Il buio non aiuta di certo chi deve muoversi per andare e tornare dal lavoro - dicono alcune signore - Una mia amica per andare a Sant'Alberto da Ravenna si è messa a piangere dal buio che c’era. E’ una questione di incolumità. Noi abitiamo in prima periferia ma il problema è di tutta la città, non facciamo parte di un partito politico, siamo qui perché abbiamo visto l’annuncio su Facebook”. Una di loro aggiunge: “L’unica cosa bella di sera con la città al buio è vedere il cielo stellato”. Tra i partecipanti c’è anche chi non vuole assolutamente parlare, ritenendo che basti la propria presenza e le sintesi dei rappresentanti delle forze politiche.

“Siamo consapevoli della particolare situazione in cui ci troviamo a vivere - dice Alberto Ferrero, capogruppo di Fratelli d’Italia in consiglio comunale - stiamo vivendo una delle peggiori crisi energetiche della storia e siamo d’accordo sul risparmio. L’amministrazione di Ravenna però ha fatto la scelta più drastica: a Forlì e Rimini non spengono le luci. Proponiamo quindi di rimodulare l’illuminazione, magari spegnere solo le luci dei parchi o dei parcheggi. Ma non permetteremo che venga barattato il risparmio economico con una minor sicurezza, perché Ravenna è la città con il più alto indice di criminalità per i furti in casa. E’ evidente che, se si spengono le luci e non si prevede maggior controllo e maggiore presenza delle forze dell’ordine, chi vuole agire in maniera scorretta è facilitato. Inoltre in città abbiamo il 31% di lampade a incandescenza che non sono state riconvertite a led. Se avessimo fatto come il Comune di Cervia non avremmo spento neanche un minuto l’illuminazione pubblica. Infine riteniamo che in un bilancio di più 200 milioni di euro si possa recuperare quel qualcosina per l’incremento della bolletta elettrica andando a tagliare alcuni capitoli di spesa. Questa per noi stata la scelta più semplice ed anche quella più sbagliata”.

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