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Cronaca

"La pace come cammino di speranza": l'anno si chiude con la tradizionale marcia

“La pace come cammino di speranza: dialogo, riconciliazione e conversione ecologica”: è questo il tema della sesta edizione della Marcia per la Pace di Ravenna

“La pace come cammino di speranza: dialogo, riconciliazione e conversione ecologica”: è questo il tema della sesta edizione della Marcia per la Pace di Ravenna e 53esima edizione a livello nazionale, che si è svolta come martedì pomeriggio. L’evento desidera essere un momento di condivisione tra le diverse realtà e confessioni religiose della città per affermare un valore universale così importante. L’appuntamento è stato promosso dall’Arcidiocesi di Ravenna-Cervia in particolar modo dall'Ufficio di Pastorale sociale e del lavoro, con il patrocinio del Comune e la collaborazione di numerosissime realtà.

Il percorso prevedeva la partenza alle 15 dal carcere di via Port’Aurea per fare tappa successivamente alla Caritas Diocesana di Ravenna-Cervia di piazza Duomo, come luogo e simbolo di accoglienza, in piazza San Francesco, cuore del dialogo tra religioni diverse che professano in città, alla Chiesa di San Carlino, concessa in uso dalla Diocesi alla comunità ortodossa moldava (e quindi simbolo del cammino ecumenico in città), in piazza del Popolo, centro della vita cittadina e istituzionale, per terminare a Santa Maria Maggiore. Il corteo è stato presieduto dall’arcivescovo di Ravenna-Cervia monsignor Lorenzo Ghizzoni e un rappresentante dell’amministrazione comunale e sono stati invitati a partecipare rappresentanti di tutte le fedi religiose presenti a Ravenna, associazioni, movimenti e gruppi e rappresentati delle associazioni di categoria.

Il tema di quest’anno come sempre è indicato dal Papa e Papa Francesco, nel suo messaggio per la celebrazione della Giornata mondiale della pace che si festeggia il primo gennaio 2020, scrive: “La guerra, lo sappiamo, comincia spesso con l’insofferenza per la diversità dell’altro, che fomenta il desiderio di possesso e la volontà di dominio. Nasce nel cuore dell’uomo dall’egoismo e dalla superbia, dall’odio che induce a distruggere, a rinchiudere l’altro in un’immagine negativa, ad escluderlo e cancellarlo. La guerra si nutre di perversione delle relazioni, di ambizioni egemoniche, di abusi di potere, di paura dell’altro e della differenza vista come ostacolo; e nello stesso tempo alimenta tutto questo”.

Foto Massimo Argnani

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