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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Da obeso ad aspirante chef nel talent Rai: "Ma resto il cuoco 'del popolo', non sono un gourmet"

Ha conquistato tutti i food blogger in sala con le sue pizzette fritte napoletane Marco Pagani, il 37enne selezionato tra oltre tremila candidati per essere uno dei protagonisti de “Il ristorante degli chef”

Ha conquistato tutti i food blogger in sala con le sue pizzette fritte napoletane Marco Pagani, il 37enne di Conselice - ma residente a Lugo - selezionato tra oltre tremila candidati per essere uno dei protagonisti de “Il ristorante degli chef”, il programma di Rai2 dove, tra talent e reality, bisogna saper dimostrare non solo di essere ottimi cuochi, ma anche di saper gestire un locale sotto gli occhi degli chef stellati Andrea Berton, Philippe Léveillé e Isabella Potì. Marco si contenderà con gli altri concorrenti, tra l’arena di gioco e la cucina del locale, piatto dopo piatto, il premio finale: la possibilità di formarsi nella scuola internazionale di cucina italiana Alma, un luogo che ha visto nascere e crescere nel corso della sua lunga storia alcuni tra gli chef più affermati.

Nella terza puntata, andata in onda martedì, Marco ha preparato due piatti: delle pizzette fritte napoletane, protagoniste indiscusse della cena servita a vip e food blogger che hanno chiesto il bis, e nella prima sfida un piatto più orientale, rinominato dall'aspirante chef "Vita ConFusion". "E' un piatto nato da alcuni viaggi che ho fatto con mia moglie - racconta Marco - E' un tonno marinato con zenzero e salsa di soia, che cucino spesso anche a casa, servito con melanzane alla menta e curry, che ho assaggiato in un viaggio in Grecia, e una brunuoise di ananas caramellato con peperoncini e paprika, provata durante il viaggio di nozze alle Seychelles. Le pizzette napoletane invece non le avevo mai preparate prima, sono state l'occasione per riuscire finalmente a mettermi in luce".

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Quella per la cucina è una passione che Marco si porta dietro fin da bambino: "Quando avevo sei anni "rubavo" le verdure dall'orto di mio nonno e poi facevo finta di cucinarle usando come pentole i sottovasi delle piante - ricorda il cuoco - Mi è sempre piaciuto tutto ciò che riguardava il mondo della cucina, soprattutto cucinare spaziando con la fantasia. In parte è una passione che mi ha trasmesso mia mamma, grande cuoca autodidatta". Ma il rapporto con il cibo non è sempre stato facile per Marco: "Da piccolo ero molto robusto e ho attraversando anche fasi di obesità. Poi sono riuscito a trasformare quello che era un problema in una passione".

E così, crescendo, la decisione di iscriversi all'istituto alberghiero: "Sono andato contro tutti: la mia famiglia voleva che studiassi al liceo e poi mi iscrivessi a Medicina, ma io ho scelto di seguire la passione. Alla fine però mi specializzai nel servizio in sala. Un po' fu una scelta di comodo perchè avevo alcuni problemi in famiglia e ho scelto di stare più vicino a loro: imboccare la strada della cucina avrebbe voluto dire viaggiare molto, mi sarebbe piaciuto ma non potevo permettermelo". Così Marco trascorre diversi anni della sua vita facendo le stagioni in ristoranti e pizzerie della zona, finchè non "cambia strada" e diventa operaio in fabbrica. "Ma neanche quello mi dava soddisfazione - spiega il 37enne - Mi sono iscritto a un corso di Informatica all'Università, ma dopo due anni per motivi economici e di tempo ho lasciato e sono diventato impiegato in un'azienda di Lugo, dove lavoro tutt'ora".

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Non per questo, però, Marco ha abbandonato la sua passione principale: la cucina. "Ho continuato sempre a coltivarla cucinando per amici e parenti, sono sempre stato il cuoco del gruppo. Poi mi sono sposato e ho iniziato a cucinare per mia moglie e i miei due figli. Devo ammettere però che negli ultimi anni, con la nascita della seconda figlia, ho sempre meno tempo per farlo e ho un po' passato il testimone a mia moglie, visto che fortunatamente è un'ottima cuoca anche lei. Quando cucino per i miei figli viaggio sempre molto con la fantasia alla ricerca di sapori particolari. Non sono un "tradizionalista": certo, faccio anche cappelletti e tagliatelle, ma preferisco combinare ingredienti insoliti e spezie varie. Il mio "cavallo di battaglia" è il tonno marinato con salsa di soia e zenzero, crema di papaya e paprika con sopra un gel al frutto della passione e barbe di finocchio al lime, ma in generale sono forte su tutto il pesce, soprattutto quello "povero". Anche i miei bimbi lo mangiano!".

E così un giorno il padre di Marco, vedendo in tv che la Rai stava cercando aspiranti chef per un nuovo programma, decide di fare una sorpresa al figlio telefonando e candidandolo tra i partecipanti. "Devo tutto a mio padre - spiega lo chef - Sono andato a Roma e ho presentato dei passatelli al nero di seppia su crema di zucca al curry con gamberi, cozze e lime... e sono piaciuti! Così mi hanno ricontattato e da lì alla fine, tra una prova e l'altra, sono entrato a far parte del cast del programma. Era lo stesso piatto che in passato avevo portato a Masterchef, ma lì non era andata bene. E' stata una rivincita, pensavo che avrei passato un turno ma che sarei uscito subito, non mi ritenevo abbastanza qualificato. L'ho presa come un gioco e l'ho sempre vissuta come come tale: io mi ritengo il "cuoco del popolo", della gente normale, non uno chef gourmet, e sono sempre rimasto fedele a me stesso durante il programma. La cosa più difficile è stata passare dai quattro fornelli mezzi rotti della mia cucina al ritrovarmi circondato da fornelli a induzione, planetarie e tantissimi altri strumenti moderni, non è stato facile! Mi sentivo come in una gita scolastica, tutti noi concorrenti in hotel a fare tardi la sera e poi, la mattina, a registrare le puntate anche per 17 ore consecutive".

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Sul futuro, però, Marco non si sbilancia ma resta un "sognatore realista": "Tra un mese compirò 38 anni. Per aprire un ristorante bisogna avere una grossa gavetta alle spalle, e con una famiglia, due figlie e un mutuo da pagare è difficile. Mi piacerebbe creare una "nicchia" per me nel mondo della cucina, non per forza aprire qualcosa ma anche ad esempio preparare i menù per i ristoranti. Tornare nel mondo della cucina mi piacerebbe, certo, magari però non per forza passando dalla porta principale, ma entrandoci in punta di piedi. Del resto i sogni, a volte, sono fatti per rimanere tali..".

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