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Cronaca

Mattarella rievoca l'assalto fascista alla Federazione delle Cooperative: "Si volle soggiogare Ravenna con la violenza"

Il presidente della Repubblica a Ravenna ha ricordato gli anni delle violenze squadriste: "I manipoli fascisti facevano razzie, incendiavano, assassinavano, terrorizzavano i paesi del circondario. Si voleva soggiogare Ravenna per conquistare definitivamente la Romagna"

"La storia è parte di noi": una breve frase per non dimenticare e trarre esperienza dagli avvenimenti del nostro passato. Grandi applausi hanno accolto giovedì mattina il presidente della Repubblica Sergio Mattarella al Teatro Alighieri di Ravenna in occasione del centenario dell'assalto fascista alla sede provinciale della Federazione delle Cooperative. Al termine dell'inno nazionale, il tema della cerimonia è stato introdotto dalla riproduzione del filmato "Incendio alla libertà", realizzato con l'ausilio dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Ravenna, che ha raccontato fra immagini d'epoca, documenti e contributi gli eventi che hanno portato all'assalto degli squadristi fascisti alla Federazione delle Cooperative e le conseguenze drammatiche, per la città e per il Paese di quell'atto.

Il momento più importante quando sul palco dell'Alighieri è salito il presidente Mattarella, accolto nuovamente da un lungo applauso. Nel suo intervento, il Capo dello Stato ha voluto in primis ricordare il contesto storico che ha fatto da cornice al drammatico evento ravennate: "La pianura padana era divenuta teatro dei disordini e delle violenze fasciste" e obbiettivo delle squadre guidate da Dino Grandi e Italo Balbo furono, fra gli altri, le cooperative di lavoratori. Una situazione aspra in cui "Alle violenze organizzate il governo non rispondeva con efficacia. A livello locale, i prefetti e le forze dell'ordine da essi dipendenti, apparivano spesso irresoluti nella difesa dello Stato, offrendo così sponde ai manipoli di assalitori", ha precisato Mattarella.

Il presidente Mattarella a Ravenna per il centenario dell'assalto fascista alla Federazione delle Cooperative (foto Massimo Argnani)

A precedere l'assalto alla sede della Federazione delle Cooperative di Ravenna, nella notte tra il 27 e 28 luglio 1922, cu furono "gli scontri avvenuti nel corso dello sciopero generale indetto il 26 luglio 1922, dopo la costituzione di un sindacato fascista a Ravenna, in contrapposizione alle organizzazioni del lavoro e della cooperazione. Da settimane - ha detto il Presidente della Repubblica - i manipoli fascisti facevano razzie, incendiavano, assassinavano, terrorizzavano i paesi del circondario. Su Ravenna erano confluiti centinaia di squadristi armati dalle province di Ferrara e di Bologna. Si voleva, laddove non si era riusciti con il voto, soggiogare con la violenza la città, culla della cooperazione socialista e repubblicana, per conquistare definitivamente la Romagna".

Nel ripercorrere la triste vicenda dell'assalto alla sede della Federazione, Mattarella non ha dimenticato di citare Nullo Baldini, "deputato socialista, protagonista del cooperativismo di lavoro nel Ravennate, fu portato a forza fuori dall'edificio che venne dato alle fiamme". Solo con l'avvento della Repubbllica, nel dopoguerra, si riuscire a ridare libertà e respiro alla cooperazione. "La storia è parte di noi - ha rammentato a tutti il presidente - anche nelle sue pagine più buie". Mattarella ha poi concluso ricordando le parole pronunciate a Ravenna dall'allora presidente Luigi Einaudi nella motivazione della Medaglia d'oro al valor militare, conferita a Ravenna per il contributo dato alla Liberazione d'Italia: "Memore delle lotte per l'Unità e per l'indipendenza e delle glorie garibaldine - recita la motivazione - la città di Ravenna scrisse nella storia del nuovo Risorgimento italiano pagine mirabili e da ricordare ad esempio per le future generazioni".

Nel corso della commemorazione sono seguiti nell'ordine gli interventi di Mario Mazzotti, presidente Legacoop Romagna, di Simona Colarizi, professoressa di storia contemporanea dell'università La Sapienza di Roma, del sindaco di Ravenna Michele De Pascale e del presidente della Regione Stefano Bonaccini. La registrazione dell'inno di Mameli, diretto dal maestro Riccardo Muti ed eseguito dall'Orchestra giovanile Luigi Cherubini e dal Coro di Piacenza, ha accompagnato l'ingresso del capo dello Stato nel teatro cittadino strapieno. Nelle prime file presenti tante autorità locali e nazionali, fra cui il presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini, il sindaco di Ravenna Michele De Pascale, una numerosa rappresentanza dei sindaci della provincia di Ravenna, il senatore di Articolo 1 Vasco Errani, l'arcivescovo Lorenzo Ghizzoni, il prefetto Castrese De Rosa, il questore Giuseppina Stellino, l'assessore regionale Andrea Corsini, la consigliera regionale Manuela Rontini, il senatore Stefano Collina e numerose altre personalità cittadine e non.

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