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Cronaca

Massacrata a bastonate, al via il processo a Matteo Cagnoni: prima udienza a porte chiuse

Oltre a Linea Rosa sono pronti a comparire come parte civile l'Unione donne italiane, il Comune di Ravenna ed i familiari della vittima

Prima udienza in tribunale nei confronti di Matteo Cagnoni, il noto dermatologo ravennate accusato di aver assassinato la moglie Giulia Ballestri, uccisa a 39 anni il 16 settembre scorso nella villa della famiglia Cagnoni in via Padre Genocchi, in centro a Ravenna. Dopo che la Procura della Repubblica di Ravenna ha formalizzato le accuse, si va – dopo nemmeno un anno di indagini e di iter giudiziario – verso l'udienza preliminare che dovrà decidere del rinvio a giudizio del medico.

Giovedì Cagnoni apparirà davanti al gip Antonella Guidomei, che dovrà decidere se le prove raccolte dalla Procura sono sufficienti per sostenere il processo (procuratore capo Alessandro Mancini e pm Cristina D'Aniello). Un passaggio che appare piuttosto scontato, data la mole di elementi raccolti nei mesi successivi all'omicidio. C'è da dire che Cagnoni da parte sua si è sempre detto innocente, senza “franamenti”.

L'udienza di giovedì, tuttavia, non sarà certo quella in cui attendersi sentenza, ma solo la partenza del percorso processuale, che potrebbe concludersi davanti allo stesso giudice, se Cagnoni farà richiesta di rito abbreviato, una procedura che snellisce il processo e che comporta la riduzione di un terzo della pena in caso di condanna (e che commuta l'ergastolo, pena prevista in caso di omicidio, in una condanna a 30 anni). Altrimenti l'iter giudiziario sarà quello ordinario: rinvio a giudizio e processo pubblico in Corte d'Assise (un processo davanti ad una corte mista di giudici e cittadini).

La prima udienza affronterà dei nodi più che altro tecnici e preliminari. Tra questi anche l'ammissione delle parti civili. Se è scontata quella dei famigliari di Giulia Ballestri (rappresentati dall'avvocato Giovanni Scudellari), bisognerà vedere cosa il giudice decide nei confronti delle analoghe richieste del Comune di Ravenna e delle associazioni a difesa delle donne (Linea Rosa e Unione Donne Italiane), che vorrebbero entrare nel processo in chiave più che altro simbolica, nell'ambito delle iniziative a contrasto del fenomeno purtroppo crescente dei femminicidi. A difendere Cagnoni a processo ci saranno gli avvocati  Giovanni Trombini e Francesco Dalaiti.

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