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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Falso "made in Italy": sequestrate centomila etichette già pronte da mettere ai vestiti cinesi

La Guardia di finanza di Ravenna ha sequestrato circa 2.500 capi di abbigliamento e 100mila cartellini attestanti il falso "100% made in Italy"

La Guardia di finanza di Ravenna ha sequestrato circa 2.500 capi di abbigliamento e 100mila cartellini attestanti il falso "100% made in Italy" pronti per essere applicati alla merce in magazzino. I finanzieri hanno portato a termine un’operazione a tutela del made in Italy, brand che attesta un tessuto produttivo di altissima qualità.

L'intervento si colloca in prosecuzione dell’operazione “Wonderland” che, nello scorso mese di aprile, aveva consentito alle Fiamme Gialle della Tenenza di Lugo di individuare un abuso del made in Italy, facendo luce sulle operazioni realizzate da una catena di negozi di abbigliamento gestiti da cittadini cinesi. Le indagini erano partite da alcune segnalazioni di cittadini che, dopo aver acquistato in un negozio di Lugo abiti pubblicizzati come realizzati interamente in Italia, si sono successivamente resi conto che si trattava in realtà di capi di produzione cinese, avendo al loro interno un’etichetta con la dicitura “nade in China”. Sui capi d'abbigliamento e sugli accessori importati dalla Cina veniva posto un cartellino con la scritta "Fabbricato in Italia - questo capo è stato prodotto interamente in Italia". I Finanzieri di Lugo hanno presto appurato che il negozio in questione faceva parte di una catena commerciale gestita da tre cittadini cinesi residenti a Bologna, formata da 14 punti vendita ubicati, oltre che a Lugo, anche a Bologna, Genova, Firenze, Treviso, Pisa e Lucca. Per questa ragione nel mese di aprile le Fiamme Gialle ravennati, coordinate dalla Procura della Repubblica di Bologna, hanno perquisito tutti i punti vendita presenti sul territorio nazionale, sequestrando circa 2.500 capi di abbigliamento oltre a 100 mila cartellini di "falso made in Italy".

Dopo questo primo sequestro le indagini dei finanzieri sono proseguite ed è emerso che le società attraverso le quali venivano gestititi i punti vendita non erano produttrici  dei capi di abbigliamento e degli accessori venduti. Pertanto, non potevano attribuire ai beni commercializzati alcuna indicazione di origine, prerogativa di esclusiva competenza del produttore. Inoltre, è emerso che gli indagati avrebbero aperto un nuovo punto vendita a Jesolo e costituito una nuova società, mettendo in liquidazione una delle aziende indagate. La Procura della Repubblica di Bologna ha disposto nuove perquisizioni, che nei giorni scorsi hanno consentito alla Guardia di Finanza di sequestrare circa 13mila ulteriori capi di abbigliamento e accessori irregolarmente muniti di cartellino, oltre a 15mila cartellini della stessa tipologia pronti per essere applicati.

"Wonderland 2": sequestrato falso made in Italy

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