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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Morte Antonio Cinosi, i figli Silvia e Enrico ringraziano l'Hospice con una lettera commovente

La famiglia di Antonio Cinosi, segretario generale della Cisl di Ravenna recentemente scomparso, ha inviato un ringraziamento particolare all'Hospice di Ravenna, che lo ha accolto negli ultimi giorni di vita, ed anche un ringraziamento a tutti le persone che lo hanno conosciuto

La famiglia di Antonio Cinosi, segretario generale della Cisl di Ravenna recentemente scomparso, ha inviato un ringraziamento particolare all'Hospice di Ravenna, che lo ha accolto negli ultimi giorni di vita, ed anche un ringraziamento a tutti le persone che lo hanno conosciuto. Questo il messaggio firmato da Silvia ed Enrico Cinosi: "“Hospice”: quando te lo propongono, pensi che è davvero finita. E invece i valori e le cose che ci abbiamo trovato negli ultimi giorni di vita di Antonio, hanno a che fare con la vita, il rispetto dei malati e il sostegno alle famiglie nei momenti più duri che si possano immaginare. Nei pochi giorni in cui siamo stati ospitati all’Hospice di Ravenna Villa Adalgisa abbiamo trovato accoglienza, cortesia, una professionalità fuori dal comune di tutto il personale che ti fa davvero sentire “coccolato” pur nella gravità della malattia. La disponibilità verso le famiglie è assoluta: non l’abbiamo provato personalmente, ma ci sarebbe stata la possibilità anche di un supporto psicologico dopo la morte di Antonio. La conoscenza dei farmaci alternativi è eccezionale e la flessibilità del personale permette di gestire il dolore e tantissime richieste del paziente. Ci siamo sentiti partecipi del percorso di cura e accompagnati verso quello che poi sarebbe inevitabilmente successo. Siamo arrivati preparati al momento nel quale abbiamo dovuto salutare Antonio, proprio grazie alla professionalità delle persone che lavorano in quella struttura. Il sostegno è fatto di piccoli gesti: se ti vedono in crisi, persino i medici si fermano a offrirti un caffè. Ma la gentilezza e la professionalità caratterizza tutto il personale: dalla direzione ai ruoli tecnici e ai servizi. La struttura tra l’altro non ha nulla da invidiare alle cliniche che vediamo in televisione: l’Hospice è una classica villa romagnola con cortile interno nel quale è possibile fare una passeggiata. Tutte le camere sono singole per mantenere la privacy della famiglia che viene ospitata. Non ci sono orari di visita e c’è persino una cucina nella quale i parenti possono cucinare tutto quello che desiderano i pazienti. Come a casa. Ed è proprio questo lo scopo con il quale sono nate, all’estero, strutture come l’hospice: assicurare una miglior qualità di vita a chi, per la gravità della malattia, non può contare più sulla sua durata. Sembra strano, ma è un ambiente che ha contribuito a darci un gran senso di pace, nel più profondo dolore. Questa lettera è quindi per dire grazie a tutta la dirigenza e al personale del’Hospice che ha assistito Antonio negli ultimi giorni di vita. Grazie anche al personale ospedaliero e alle istituzioni, provinciali, regionali e comunali e a tutto il mondo politico che abbiamo sentito vicino. Per loro un grazie ma anche una richiesta: ci piacerebbe davvero che chiunque si trovi a vivere un’esperienza come quella che abbiamo vissuto noi possa contare sul supporto di una struttura simile. I posti letto sono 13, a breve saranno ampliati a 16, ma ancora non basta, anche se (anche questa è una leggenda da sfatare), dall’Hospice si può anche essere dimessi. Grazie ancora agli amici di Cgil, Cisl e Uil, all’arcivescovo Lorenzo Ghizzoni per le preghiere e alle cooperative e alle aziende con le quali Antonio ha collaborato e a tutte le persone che gli hanno voluto bene". 

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