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Cronaca

La tragedia di Gionatan: il pirata andò da una prostituta dopo l'incidente

Il giudice per le indagini preliminari Piervittorio Farinella ha inoltre deciso di sospendere la patente all'uomo per sette anni e mezzo, quasi il massimo previsto dalla somma dei tre capi d'imputazione

Due anni, nove mesi e 10 giorni di reclusione, oltre ad una sanzione di 400 euro. E' la pena patteggiata da Dimitrov Denchev Krasimir, l'autotrasportatore bulgaro di 37 anni accusato di aver travolto ed ucciso il 22 giugno scorso il piccolo Gionatan La Sorsa. L'automobilista, dopo aver trascinato per un centinaio di metri il corpicino del bambino di nemmeno tre anni, si era dato alla fuga. Venne arrestato dalla Polizia a poco più di 24 ore dai fatti nella sua abitazione di Lido Adriano.

Quando il 37enne si trovava al volante, sotto l'effetto di alcolici, il bimbo stava attraversando sulle strisce pedonali vicino a casa sua a Ponte Nuovo (Ravenna) sotto agli occhi dei genitori e del fratellino maggiore. Il pirata dopo aver investito e ucciso il piccolo andò da una prostituta. L'uomo, nel primo interrogatorio in Questura a Ravenna, aveva negato di essere mai passato sul luogo dell'incidente, sulla via Romea sud. Poi ammise di essere transitato in zona pur escludendo di essersi accorto di avere investito poco prima delle 21 il bimbo.

In buona sostanza a verbale aveva precisato di non essere stato a Ponte Nuovo, ma di essersi incontrato quella stessa notte con una lucciola straniera caricata dal piazzale di un distributore della Statale Adriatica, nella zona di Cervia. Nel secondo interrogatorio aveva confermato la circostanza della prostituta (la donna era stata rintracciata e sentita dalla polizia), spiegando che mentre stava raggiungendo l'Adriatica, aveva sbagliato svincolo imboccando quello in direzione nord. Così era dovuto tornare indietro e passare dalla via dove abitava il piccolo Gionatan di due anni e 10 mesi.

Il giudice per le indagini preliminari Piervittorio Farinella ha inoltre deciso di sospendere la patente all'uomo per sette anni e mezzo, quasi il massimo previsto dalla somma dei tre capi d'imputazione. L'imputato, oltre che di omicidio colposo e di fuga da incidente mortale, doveva rispondere delle accuse di guida in stato di ebbrezza. Diversi clienti di un bar rivierasco avevano riferito di averlo visto uscire dal locale nel pomeriggio di quella stessa giornata visibilmente alterato dopo avere bevuto diversi alcolici. Dalle verifiche coordinate dal pubblico ministero Isabella Cavallari, era inoltre emerso che la Mercedes era stata lavata con acqua a pressione poco dopo i fatti.

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