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Cronaca

Processo all'infermiera, la difesa chiede l'assoluzione: "Non ci sono prove per condannarla"

Venerdì mattina ha preso la parola la difesa della donna, rappresentata dall'avvocato Stefano Dalla Valle

Tre ore di arringa e la richiesta finale: assoluzione, perchè "non ci sono le prove per poterla condannare". Nuova puntata del processo che vede imputata Daniela Poggiali, la 43enne ex infermiera dell'ospedale 'Umberto I' di Lugo, nel ravennate, accusata di avere ucciso una paziente, la 78enne Rosa Calderoni, iniettandole la mattina dell'8 aprile 2014 una dose letale di potassio cloruro. Venerdì mattina ha preso la parola la difesa della donna, rappresentata dall'avvocato Stefano Dalla Valle. Il legale, con esempi pratici, ha cercato di dimostrare l'impossibilità di iniettare in tempi brevi e senza lasciare tracce due fialette di potassio nel deflussore di una flebo. Oltre all'assoluzione, Dalla Valle ha chiesto in base all'articolo 507 la possibilità di effettuare ulteriori perizie sul deflussore stesso. 

La scorsa settimana il pubblico ministero Angela Scorza ha chiesto l'ergastolo ed un anno e mezzo di isolamento diurno. Nel corso della requisitoria il pm aveva analizzato tutte le aggravanti dell'accusa, partendo dai comportamenti dell'imputata nei confronti delle colleghe, dei pazienti e dei suoi superiori, descritti come molto conflittuali e pieno di ripicche. Si era fatto riferimento alle foto con i morti, ai numerosi casi di furti in corsia. Il pm, alla presenza anche del procuratore capo Alessandro Mancini, aveva parlato ininterrottamente per 4 ore circa. L’udienza è stata aggiornata a venerdì prossimo: dopo le repliche e la camera di consiglio ci sarà l'attesa sentenza.

Processo infermiera, la parola alla difesa (foto di M.Argnani)

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