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Cronaca

'Ndrangheta e rifiuti pericolosi interrati, maxi operazione: sequestrata un'azienda ravennate

Gli indagati sono accusati a vario titolo di associazione mafiosa, traffico illecito di rifiuti e altri reati ambientali

Rifiuti speciali, anche pericolosi, venivano interrati nel suolo, anche sotto terreni agricoli alcuni dei quali sono risultati gravemente contaminati da sostanze altamente nocive con valori che, in alcuni casi, sono arrivati al 6000% sopra il limite previsto, con il concreto pericolo di contaminazione anche della falda acquifera sottostante. E' quanto emerso nel corso delle indagini dell'operazione "Mala pigna" dei carabinieri Forestali coordinate dalla Dda di Reggio Calabria che ha portato all'arresto di 19 persone - 10 ai domiciliari -, all'obbligo di dimora per altri 9 indagati e un obbligo di presentazione. Sequestrate anche cinque aziende di trattamento rifiuti, una delle quali con sede a Ravenna.

Gli indagati sono accusati a vario titolo di associazione mafiosa, traffico illecito di rifiuti e altri reati ambientali al termine di una indagine condotta dal Nipaaf, il Nucleo investigativo di polizia ambientale agroalimentare e forestale dei carabinieri forestali. Con l'ordinanza di custodia cautelare sono finiti in carcere esponenti di vertice della famiglia mafiosa, ma anche imprenditori di riferimento della cosca Piromalli. L'epicentro del traffico di rifiuti sarebbe stato Gioia Tauro. Oltre all'associazione mafiosa, la Dda reggina ha contestato agli indagati pure il reato di disastro ambientale. Tra persone fisiche e società, gli indagati sono in tutto 44.

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