Neonata morta, l'ospedale licenzia la ginecologa ma il Tribunale le dà ragione
Il consigliere Bignami, che ha presentato un'interrogazione in regione, chiede alla giunta chi sosterrà le spese di risarcimento e giudiziarie dell'Asl: "Così si delegittima il reparto"
Una triste vicenda che, dopo quasi due anni, arriva in consiglio regionale. L'episodio risale a gennaio 2016, quando all'ospedale di Faenza una donna perse la propria bambina durante il parto, venendo poi lei stessa salvata dai medici con un intervento urgente a cui prese parte anche il primario. L'Ausl avviò un'indagine interna per chiarire le cause del dramma, visto che quella della donna non era stata una gravidanza a rischio e che solo una decina di minuti prima del parto il battito del feto era regolare. Alla fine la ginecologa che aveva eseguito il parto cesareo era stata licenziata e la capo-ostetrica trasferita.
"Nel marzo scorso la ginecologa ha ottenuto giustizia dal giudice del lavoro che ha annullato il licenziamento - spiega Galeazzo Bignami, consigliere regionale di Forza Italia che ha presentato un'interrogazione in regione - condannando l'Ausl Romagna a pagarle un'indennità risarcitoria mensile fino al giorno della effettiva reintegrazione, oltre a una somma di migliaia di euro per spese di lite. Queste vicende, deleterie per l'ospedale e i cittadini faentini, hanno suscitato interrogativi e riflessioni che richiedono risposte dalle istituzioni". Per questo, Bignami interroga la giunta per sapere "se ritenga che si tratti di meri errori o atti sinergici alla manovra in atto, tesa a delegittimare il reparto di Ostetricia (e l'intero ospedale) per fare così scendere i parti effettuati sotto i 500 l'anno e realizzare automaticamente l'obiettivo di eliminare il punto nascite, se la Regione intenda chiudere il punto nascita, chi sosterrà la ingenti spese risarcitorie e giudiziarie che perverranno sicuramente alla Asl di Romagna per la vicenda, a chi ascrivere la responsabilità e quali interventi porrà in essere al riguardo".