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Cronaca

Non si trovano gli stagionali, la parola ai giovani: "Contratti e retribuzioni inaccettabili"

A parlare sono i giovani di Articolo 1 - Movimento democratico e progressista di Ravenna, che cercano di fare chiarezza su una questione che da diverse estati fa insorgere delle critiche

"Anche quest’anno, con puntualità, l’apertura della stagione ripropone le consuete dichiarazioni e valutazioni di singoli imprenditori e di associazioni di categoria sulla difficoltà di reperire il personale stagionale in stabilimenti balneari, alberghi, pizzerie, bar gelaterie e attività connesse al turismo. Ne prendiamo atto con amarezza, perché condite dai soliti luoghi comuni che sembrano tutti puntare il dito contro la volontà dei ragazzi e delle ragazze, giovani e meno giovani". A parlare sono i giovani di Articolo 1 - Movimento democratico e progressista di Ravenna, partito nato da una scissione dal Pd promossa da alcuni esponenti, che cercano di fare chiarezza su una questione che da diverse estati fa insorgere delle critiche.

"Una domanda ci sorge spontanea: quali sono i contratti che si propongono, quali le condizioni e le retribuzioni? - proseguono da Mdp - Il tema non può essere affrontato guardando una sola delle due facce della moneta. La realtà ne risulta inevitabilmente fuorviata. Se vogliamo ragionare seriamente sul perchè si faccia fatica a trovare mano d’opera in questo settore dobbiamo obbligatoriamente rispondere a queste domande, senza ipocrisie, senza strumentalizzazioni in un settore che ormai ha prezzi al consumo alti e in costante crescita (un bagnino vale 10 lettini? Un barista vale 20 birre medie? Un cameriere 2 coperti?). Le condizioni di lavoro stagionale in riviera oramai sono in molti casi inaccettabili, ed è questa la ragione che spinge anche i giovani, pur cresciuti col mito della stagione estiva, a rinunciare oppure a tentare in altri settori. L’utilizzo spregiudicato, avvenuto negli ultimi anni di strumenti come voucher e contratti a chiamata hanno prodotto un abbassamento sensibile del salario medio molto pericoloso, a cui si legano solitamente orari massacranti, salti di giorni di turni di riposo, condizioni di sicurezza da rivedere. La manodopera qualificata è molto scoraggiata e anche i ragazzi che per mettere via qualche soldo si trasformavano in porta lettini o lavapiatti oramai non sono più disponibili a queste condizioni. Con i contratti a chiamata, che purtroppo molte volte fungono da paracadute per il lavoro nero, si lavora ad esempio nel solo fine settimana e solo se il meteo lo consente, perchè se è brutto l’attività può scegliere di lasciare a casa il lavoratore che naturalmente non viene pagato; per non parlare di malattia o infortuni, nonostante gli impegni presi con il datore di lavoro a inizio stagione. Per cui finiamola con i “Non hanno voglia di fare fatica”, “Preferiscono stare a casa mantenuti dai genitori e dai nonni”, “Non vedono la differenza tra fare bene il proprio lavoro e pretendere uno stipendio”, “Ci chiediamo che lavoro facciano se non sono più in riviera d’estate”, “Si spaventano all’idea di dover lavorare la sera o il fine settimana, manca la flessibilità”. Se si vuole aprire una riflessione seria, a livello di associazioni datoriali e sindacale, noi ci siamo ma non si giochi con la realtà, nella speranza che se la domanda supera l’offerta il salario stagionale riprenda a crescere".

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