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Cronaca Alfonsine

Oltre 2mila km in bici tra Georgia e Turchia: "Persone gentilissime, ma sulle montagne che paura con i lupi"

Michelangelo racconta la sua straordinaria avventura sui pedali: "Il percorso? Volevo attraversare una zona selvaggia e staccare dalla frenesia quotidiana"

La stanchezza accumulata è tanta. Le montagne di fronte a sè sembravano non finire mai, così come le sfide e gli imprevisti da fronteggiare. Ma la forza per spingere sui pedali Michelangelo Vignoli non l'ha mai persa. Il percorso che ha scelto è durissimo: oltre 2mila chilometri da Tbilisi, capitale della Georgia, a Istanbul, in Turchia. Il 27enne di Alfonsine però non è nuovo a simili imprese. Nel 2017 in sella alla sua bici ha percorso il tragitto da Madrid ad Alfonsine, mentre nel 2019 ci ha raccontato del suo viaggio da Atene al suo paese natale. Michelangelo ha anche percorso il cammino di Santiago, sia a piedi che in bicicletta. Questa volta, ha scelto invece l'Oriente e le terre selvagge. E' partito in aeroplano, in compagnia della sua fedele 'Anita', questo il nome della sua bici, e poi dalla Georgia ha iniziato a pedalare.

"Il mio itinerario è partito da Tbilisi, portandomi ad attraversare tutta la Georgia, per poi avvicinarmi al confine tra Georgia, Armenia e Turchia, con montagne alte fino a 2700 metri, poche strade e molto sterrate - racconta Michelagelo - Sono arrivato a temperature superiori a 40 gradi. Zone poco abitate, dove viaggiavo portando con me anche 8 litri di acqua, per paura di restare a secco. Per sicurezza porto con me anche un kit per potabilizzare l'acqua, perché non si sa mai, meglio non rischiare. Non potevo permettermi di star male in mezzo al nulla".

Non solo la fatica di pedalare sopportando temperature opprimenti, nel suo viaggio Michelangelo si è trovato ad affrontare un gran numero di sfide. Soprattutto nella prima parte montuosa fra Georgia e Turchia. "Erano montagne sperdute, con paesaggi lunari. In Georgia tra l'altro ero senza sim nel cellulare - afferma il 27enne di Alfonsine - Avevo bisogno di staccare un po'. Anche in altri viaggi mi sono ritrovato in queste situazioni. Chiariamoci, cerco sempre di non fare sciocchezze, ma voglio staccarmi dalla frenesia quotidiana con il telefono che squilla di continuo".

Al suo ingresso in Turchia, Michelangelo ha trovato una situazione più civilizzata, con più centri abitati lungo il suo tragitto. La scelta delle strade, invece, è spesso risultata problematica: "Nella parte interna della Turchia ci sono autostrade o carraie terribili. Qui spesso è permesso andare in bici in autostrada, ma rimane comunque pericoloso". Nonostante questo, il giovane romagnolo ha proseguito nel suo viaggio, percorrendo una media di circa 200 chilometri al giorno. E al termine di ogni giornata sui pedali, Michelangelo si è accampato con la tenda lungo il percorso, concedendosi solo un paio di sere in albergo.

Ma perché un'avventura in bici da Tbilisi a Istanbul? "Non ci ho riflettuto molto - ammette Michelangelo - Cercavo un momento di stacco dalla frenesia quotidiana. Il percorso era di secondaria importanza. Volevo attraversare una zona selvaggia. Ero curioso, perché queste sono zone che conoscevo poco. Volevo vedere la Georgia, il confine armeno". E poi c'era l'immancabile desiderio di conoscere una cultura diversa. "Volevo parlare con le persone del posto, cercare di capire come vedono la situazione del loro Paese, anche se in Turchia la situazione è complicata - spiega Michelangelo - E' molto interessante parlare con persone di culture diverse. Nei villaggi in cui mi sono fermato tutti mi chiedevano se ero sposato e avevo figli. Per loro era davvero strano vedermi a 27 anni senza l'anello al dito. In un posto mi avevano detto che potevano trovarmi delle mogli, è stato momento tragicomico, mi hanno fatto anche vedere le foto di alcune ragazze".

Un viaggio nel viaggio, dove ciò che si incontra finisce per stupire, ma anche dove si consolidano alcune certezze. "Più mi ritrovo in posti in cui le persone sono anche molto povere, più mi accorgo che sono pronti a condividere le cose che hanno. Ne ho avuto conferma in Georgia e in Turchia. Ho trovato gente disponibilissima ad accogliermi, mi hanno offerto da bere, da mangiare, mi hanno anche chiesto se volevo entrare in casa loro - dice Michelangelo - Ho attraversato anche dei luoghi in cui dicevano di non aver mai visto turisti".

A volte, tuttavia, le sorprese possono essere negative. "Ho incontrato parecchi cani randagi, e due o tre mi hanno anche inseguito. Per fortuna li ho incontrati quando ero in discesa e sono riuscito a distanziarli - racconta Michelangelo - Ho sentito ululare i lupi di notte. Ero in una vallata in Georgia, letteralmente in mezzo al nulla. Lungo il percorso ho trovato pure dei cartelli che segnalavano la presenza di orsi. Di notte, al minimo rumore sobbalzavo. Adesso se ci penso ci scherzo sopra, ma in quei momenti dormivo con un occhio sempre aperto e ho avuto una gran paura". E poi, come già detto, c'è stato il problema del caldo: "Pedalare con 42 gradi è stata una faticaccia, mi si seccava la gola, e l'acqua che portavo con me, dopo poco, diventava bollente".

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