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Cronaca

Omicidio Ballestri, Cagnoni si contraddice: e nella villa del delitto 'spunta' un'altra porta aperta

Poco dopo le 14 fa il suo ingresso in aula Matteo Cagnoni, il dermatologo ravennate accusato di avere ucciso la moglie Giulia Ballestri il 16 settembre 2016

L'aula è decisamente più vuota rispetto a venerdì, anche se le persone iniziano a mettersi in fila di fronte all'aula di Corte di cassazione già alle 13, a un'ora dall'inizio preventivato dell'udienza. Poco dopo le 14 fa il suo ingresso in aula Matteo Cagnoni, il dermatologo ravennate accusato di avere ucciso la moglie Giulia Ballestri il 16 settembre 2016. L'outfit è lo stesso di venerdì: spezzato chiara, camicia azzurrina, cravatta perlata. Cagnoni torna in aula dopo l'udienza-fiume di venerdì: è il giorno del contro-esame del suo avvocato, dopo le domande del Pubblico ministero e delle parti civili.

La deposizione di Matteo Cagnoni (foto Massimo Argnani)

Nella villa del delitto spunta un'altra 'porta aperta'

Oggi, infatti, le domande spettano a Giovanni Trombini, legale dell'imputato e suo amico di vecchia data. Il legale cerca di chiarire alcuni aspetti poco chiari trattati nell'ultima udienza: gli orologi osservati in aeroporto a Bologna, per esempio, che secondo quanto precisa rispetto a venerdì sarebbero stati presenti in un negozio esterno all'area duty free (e quindi accessibile anche senza biglietto aereo); gli ormai famosi cuscini, che sarebbero stati scaricati dall'auto perchè poi Cagnoni avrebbe voluto utilizzarla per andare a Ravenna; le Timberland trovate nella villa di Firenze, la cui impronta è presente sul luogo del delitto, che secondo quanto spiega il dermatologo apparterrebbero al padre, mentre lui le Timberland non le avrebbe mai usate (eppure, quando viene arrestato, sono proprio delle Timberland che il padre gli passa da portare con sè); le porte aperte nella villa dell'omicidio in via Padre Genocchi, che ora diventano due (una seconda porta a vetri, che in passato avrebbe dato problemi di 'intrufolamenti', quel 16 settembre sarebbe stata lasciata semiaperta dopo l'ingresso della coppia nella villa, e quindi "qualcuno nascosto nel giardino avrebbe potuto infilarsi in casa da lì"); il pesante borsone rosso che scarica dall'auto nel giardino della villa dei genitori a Firenze, che avrebbe contenuto alcuni pesi, farmaci scaduti e camici, tutto da buttare insieme ad altro materiale già occultato dietro la siepe. 

"Giulia disse tante bugie su di me"

Poi Trombini chiede al suo cliente di descrivere il suo rapporto con la moglie, "un grande amore naufragato tragicamente" secondo l'avvocato; un rapporto in cui diversi testimoni nelle precedenti udienze, come ricorda lo stesso Trombini, hanno descritto Cagnoni come ossessivo, possessivo, manipolatore, vendicativo, un rapporto in cui il marito avrebbe impedito a Giulia di vedere gli amici e l'avrebbe costretta a rapporti sessuali non voluti, oltre a darle medicinali contro la sua volontà e la sua necessità. "Non c'è nulla di vero in tutto ciò - attacca Cagnoni rivolgendosi con lo sguardo al pubblico - sono state dette falsità, in certi casi anche dettate dall'invidia. Quello con Giulia è stato il rapporto più bello che io abbia mai avuto e mi auguro che anche per lei fosse così. Quando ci conoscemmo lei era in un periodo di crisi con se stessa e aveva un giro di false amicizie della 'pseudo Ravenna bene', un ambiente in cui giravano droghe e dalla quale sono contento di averla allontanata: ma non ho mai impedito a Giulia di frequentare i suoi amici che hanno depositato nelle scorse udienze, che invece hanno detto il contrario. C'è da dire che Giulia era molto pigra, non manifestava il desiderio di uscire da sola con gli amici: ma se lei mi avesse detto che voleva farlo, io non avrei avuto nulla da eccepire. L'ho mai obbligata a venire con me alle cene mondane? No, anche se a volte si annoiava come può capitare. L'ho mai manipolata? No, altrimenti probabilmente staremmo ancora insieme. Non le ho mai imposto rapporti sessuali, ma ho con fatica rispettato la sua scelta di non averne più a un certo punto". Ma Cagnoni va oltre, fino a dare una sua personale spiegazione a tutte queste discrepanze tra quanto detto dai vari testimoni e quanto invece appena spiegato da lui. "Credo che Giulia si fosse inventata queste 'costrizioni' per giustificare il suo rapporto extra coniugale, per il quale provava un senso di colpa, quindi metteva me al centro di tutti i suoi problemi. Fu poco matura nell'affrontare questa vicenda, diceva tante bugie". E poi Cagnoni cambia tono: abbassa lo sguardo, si fa più cupo: "Non ho mai picchiato una donna, chi lo fa non è degno di essere considerato uomo: e di certo non ho mai alzato un dito su Giulia. Ancora oggi, quando dormo, allungo la mano nel letto per sentirla, ma poi mi rendo conto che non c'è più". La voce si spezza, beve un sorso d'acqua, sembra sul punto di scoppiare in lacrime. "Mi manca molto. E' vero, la chiamavo spesso al telefono, ma non per controllarla, solo per il piacere di sentirla. E pensare che lo pscologo che conosceva bene Giulia mi disse 'Stai attento, perchè è una ragazza difficile che può esplodere da un momento all'altro'. Io pensai 'io la salverò'; quando l'ho effettivamente vista esplodere, mi sono buttato sui figli. Sì, io avevo paura per me e per i miei figli. Dicevo ai miei amici che avrei continuato sempre a volerle bene. L'amore è una cosa complessa, i rapporti si evolvono e si modificano, io non ho mai smesso di volere bene a Giulia e mai l'avrei toccata, tanto meno uccisa". Il fratello di Giulia, Guido, si alza e se ne va.

Lo scambio di promesse

Dopo il controesame di Trombini, il Pubblico ministero Cristina D'Aniello riprende la parola: in particolare si sofferma su un dettaglio che già venerdì ha scatenato una polverosa discussione, ovvero le due telefonate che Giulia avrebbe ricevuto alle 10.05 del giorno del suo omicidio: telefonate a cui, ripete Cagnoni, Giulia avrebbe risposto parlando con una donna; telefonate che invece, secondo i tabulati, restano senza risposta e finiscono nella segreteria telefonica. "Eppure ne sono certo, Giulia era accanto a me - ripete incredulo Cagnoni - Forse, come dite voi, non era il centro diabetico ma un ottico, in tal caso Giulia mi avrebbe detto una balla, ma non vedo come ciò possa essere rilevante". "Sa perchè è rilevante? - domanda retorica il pm - Perchè mentre lei dice che Giulia ha risposto a queste chiamate, la questura dice che a quell'ora qualcuno la stava ammazzando". E che il marito le avrebbe detto di essere intenzionato ad ammazzarla, Giulia, lo avrebbe scritto più volte al suo amante Stefano Bezzi nell'ultimo periodo. "Era fabulante in quei mesi, non ho mai detto una cosa simile", risponde l'imputato. E in un messaggio a Bezzi, Giulia scrisse che Cagnoni aveva giurato su uno dei suoi figli che non le avrebbe fatto del male. "Io non ricordo. Se ho giurato su uno dei miei figli doveva essere una cosa importante, ma non abbiamo mai affrontato questo argomento. Giulia non aveva paura di me. Certo, guardando la tv ogni giorno c'è un femminicidio...", conclude laconico Cagnoni. Eppure, un'ora dopo, il dermatologo si contraddice, spiegando di aver fatto quella promessa come 'scambio' a Giulia, che gli aveva invece promesso che non avrebbe più rivisto l'amante fino al loro divorzio ufficiale. Promessa che, almeno Giulia, disattese. Se anche Cagnoni abbia fatto lo stesso, sarà la Corte a stabilirlo.

Tante incongurenze: "Colpa del carcere, mi rende poco lucido"

L'avvocato della famiglia Ballestri, Giovanni Scudellari, torna sulla finestra della villa che sarebbe rimasta aperta dopo una visita della coppia nella casa in estate, dalla quale secondo la difesa si sarebbe potuto intrufolare l'assassino di Giulia. Nelle varie lettere scritte a diversi amici dal carcere, Cagnoni avrebbe parlato però di date diverse: "A un amico scrisse che quella finestra era aperta da un mese, a un altro da due settimane, a un altro ancora da dieci giorni, a un altro da una settimana, a uno da cinque giorni e infine all'ultimo da quattro: quindi?", domanda Scudellari. "Sa avvocato, in carcere la lucidità può venir meno e il tempo diventa relativo. Quello che conta è che la finestra era aperta". "Anche ora si trova in carcere, quindi le chiedo: oggi è lucido nella sua deposizione o no?", puntualizza il legale. "In questi due giorni (oggi e venerdì, ndr) sono stato estremamente lucido", risponde Cagnoni. E sempre in una di queste lettere, Cagnoni avrebbe scritto che i famosi cuscini insanguinati ritrovati a Firenze si trovavano là già da un mese, mentre venerdì in aula l'imputato ha riferito di averli portati con sè quel 16 settembre: e di nuovo Cagnoni attribuisce l'incongruenza alla scarsa lucidità dovuta al carcere. "Ma anche ora si trova in carcere, cosa è cambiato da renderla lucida come ha detto?", insiste Scudellari. "La natura umana è strana...", conclude Cagnoni.

L'aggressione all'amante di Giulia

E' il turno della Corte, presieduta da Corrado Schiaretti, che dopo aver a lungo ascoltato può finalmente domandare all'imputato tutto ciò che ancora risulta poco chiaro. E parte subito con una domanda che neanche Cagnoni, per sua stessa ammissione, si sarebbe aspettato: "Che rapporti aveva con l'amante di Giulia, Stefano Bezzi?", domanda Schiaretti. Cagnoni ricostruisce quel rapporto, inizialmente di vaga conoscenza, poi qualche serata insieme, fino a che non aveva notato che tra lui e la moglie iniziava a esserci qualcosa. "Iniziai a sospettare che potesse esserci qualcosa tra loro durante l'ultimo Capodanno, quando a mezzanotte Giulia si chiuse in bagno per parlare al telefono - spiega Cagnoni - Ultimamente lui la chiamava un po' troppo spesso. Anche se già a partire da agosto 2015 (quando effettivamente Giulia intreccia una relazione con Bezzi, ndr) ebbi la sensazione che mia moglie avesse un amante, dopo aver notato in lei un cambiamento repentino. La conferma ufficiale la ebbi ad agosto 2016, quando sentii una registrazione fatta attraverso la cimice che l'investigatore che avevo assoldato aveva installato nell'auto di Giulia". Dopo quella scoperta, Cagnoni aggredì Bezzi a Marina Romea, nella piazza centrale, come aveva già raccontato l'amante di Giulia: "Ero innervosito perchè pensavo volesse circuire mia figlia - spiega Cagnoni - Mi sono vergognato molto di questa cosa, non per lui ma per me stesso, non avevo mai fatto una cosa del genere prima". Schiaretti cambia argomento: "A cosa le servivano le sim telefoniche intestate ad altri?". Cagnoni inizia a rispondere alle domande con meno determinazione, rispetto a quanto mostrato fin'ora: "Io li chiamavo 'i telefoni del popolo', eravamo un gruppo di amici tutti sposati che sfruttavano questo telefono 'alla bisogna', lo tenevamo nel mio studio, quindi forse ci sono chiamate fatte da altri. Fino all'episodio della prostituta avvenuto ad agosto 2015 (e raccontato nelle scorse udienze, ndr), infatti, non ho mai tradito mia moglie", spiega Cagnoni. "Quindi teneva questo telefono nel suo studio ma non lo ha mai utilizzato. D'accordo", taglia corto Schiaretti.

Gli ultimi giorni prima della morte di Giulia

Il presidente della Corte passa infine in rassegna gli ultimi giorni prima della morte di Giulia, a partire da sabato 10 settembre. "Non ricordo cosa feci, forse ero al mare", racconta Cagnoni. "Sua figlia ricorda invece che avete portato la legna da Marina Romea a via Giordano Bruno", puntualizza Schiaretti. "Si sbaglia, lo feci a luglio". "Quindi i residui di legna nell'auto (come quello sporco del sangue di Giulia trovato nei jeans di Matteo a Firenze, ndr) sono rimasti in macchina da luglio. Andiamo avanti" - procede Schiaretti - Domenica?". "Siamo rimasti al mare", ritenta Cagnoni. "Eppure Giulia avrebbe scritto a Bezzi che lei era andato a Ravenna, non sapeva a fare cosa". E qui Cagnoni accusa di nuovo Giulia: "Mia moglie cercava sempre l'approvazione degli amici riguardo la nostra separazione, diceva bugie. Mi spiace parlare male di lei, ma era poco matura e un po' egoista. Non ricordo di essere andato a Ravenna quel giorno. Ero semplicemente il suo bersaglio". Si strappa un'altra pagina dal calendario: siamo a lunedì 12 settembre e la coppia torna a Ravenna, mentre martedì 13 i due si recano dall'avvocato per parlare del divorzio. La figlia dice che quel lunedì il padre li avrebbe portati a Firenze, dove sarebbero rimasti fino a mercoledì: Cagnoni non ricorda. Mercoledì 14 il dermatologo cancella le visite del venerdì (giorno della morte di Giulia) dalla clinica di Bologna dove operava e va dall'investigatore privato a dirgli di smettere di pedinare la moglie (nonostante il giorno prima, infrangendo la 'promessa' fatta al marito, l'investigatore avesse visto Giulia recarsi dall'amante). Il giovedì pomeriggio la coppia festeggia il compleanno di uno dei loro tre figli: "Quel pomeriggio Giulia mi mandò a ritirare pasticcini e pizzette", spiega Cagnoni. Eppure, come aveva già spiegato la dipendente del negozio in cui Cagnoni si sarebbe recato per effettuare quel ritiro, il dermatologo tardò nell'arrivo. "Una cosa che ha colpito la Corte è che le telecamere riprendono quella che sembra una Voyager nera che sembra quella che lei guidava quel giorno entrare in via Padre Genocchi e parcheggiare, dalla quale sarebbe scesa una persona che sarebbe tornata dopo sette minuti per poi ripartire. Non so quanti Voyager neri simili al suo ci siano a Ravenna...", si interroga Schiaretti. "Non ero io", risponde senza tanti giri di parole Cagnoni. "Lo stesso Voyager poi ricompare fugacemente nel primo pomeriggio del sabato vicino a via Genocchi", insiste Schiaretti. "Io ero a Firenze...", ribadisce Cagnoni.

Il giorno dell'omicidio

Si arriva al tragico venerdì 16 settembre: Cagnoni ripercorre di nuovo le azioni di lui e Giulia all'interno della villa, a partire dalle fotografie ai quadri da rivendere fino alla discussione in giardino sugli accordi della separazione. Qualcosa non torna sulle tempistiche, e Schiaretti lo fa notare a più riprese. "Sua figlia dice che mentre andavate a Firenze ha notato che lei aveva due dita sporche di un colore rosato", spiega il presidente della Corte. "E' un disinfettante che uso in ambulatorio, e che se non lavato bene resta sulle dita". "Nonostante le docce", ironizza Schiaretti riferendosi all'affermazione fatta da Cagnoni venerdì, che ha spiegato come fosse solito farsi anche tre o quattro docce e di cambiarsi d'abito due volte al giorno. E Schiaretti chiude proprio con una domanda sui vestiti che l'imputato indossava poco prima dell'omicidio nella pasticceria dove fece colazione con Giulia: "Lei dice che questi abiti mai ritrovati dagli inquirenti sono ancora a Firenze: perchè non li ha consegnati alla Procura, visto che è accusato di un reato molto grave? E' la prima cosa che verrebbe in mente di fare, no?", chiede Schiaretti. Ma Cagnoni resta vago: "Per me quei vestiti sono a casa".

La prima udienza - Cagnoni in aula. La difesa: "Il processo va spostato da Ravenna"

La seconda udienza - Ammesse tutte le prove. Accusa e difesa chiedono oltre 200 testimoni

La terza udienza - Parla la migliore amica: "Matteo sempre più ossessivo, avevo paura per lei"

La quarta udienza - L'amante di Giulia: "Le diceva che presto l'avrebbe lasciata libera"

La quinta udienza - L'amico di Giulia: "Il marito le diceva 'Ti distruggo'"

La sesta udienza - Il dermatologo ha un malore durante il video del ritrovamento del cadavere

La settima udienza - Frase shock della madre di Cagnoni: "Matteo l'ha fatta grossa"

L'ottava udienza - Caos in aula al processo: Cagnoni offende la madre di Giulia, il fratello reagisce - IL VIDEO

La nona udienza - L'agente di Polizia amico di Cagnoni: "Tradì Giulia, diceva che le donne dovevano stare in casa"

La decima udienza - Cagnoni cedette al fratello ville e studi milionari per una cifra irrisoria: perchè?

L'undicesima udienza - "La madre di Cagnoni disse che Giulia era stata uccisa, ma ancora non poteva saperlo"

La dodicesima udienza - Colpi di scena: la madre non si presenta, l'amica nega la telefonata registrata - Il padre: "Mio figlio era tranquillo, come se 'giustizia fosse stata fatta'"

La tredicesima udienza - Sms shock di Stefano Cagnoni: "Mio fratello è l'assassino di Ravenna"

La quattordicesima udienza - Lo psicoterapeuta: "Giulia acquisiva autonomia, Matteo bloccò la terapia"

La quindicesima udienza - "Quel bastone non fu preso nella villa del delitto". La prova della premeditazione?

Il maltempo fa slittare la sedicesima udienza: la Corte respinge la richiesta per i domiciliari

La sedicesima udienza - Sul bastone il Dna di Cagnoni: ma sotto le unghie di Giulia quello di un altro

La diciassettesima udienza - Aggressione inaudita durata 40 minuti. Le impronte insanguinate? "Sono di Cagnoni"

La diciottesima udienza (mattina) - E' il giorno di Cagnoni: "Io innocente, non sono così cretino da lasciare questi indizi"

La diciottesima udienza (pomeriggio) -Cagnoni: "Chi ha ucciso Giulia è un mostro, ma quel mostro non sono io"

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