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Cronaca

Omicidio Ballestri, frase shock della madre di Cagnoni: "Matteo l'ha fatta grossa"

Durante la settima udienza del processo al dermatologo ravennate accusato dell'omicidio della moglie Giulia Ballestri emergono nuovi dettagli, anche riguardanti la famiglia Cagnoni

"Matteo l'ha fatta grossa, ma ha vissuto un trauma talmente grosso per la distruzione della sua famiglia che non ci ha visto più". Le parole della madre di Matteo Cagnoni Vanna Costa, ascoltata in una conversazione telefonica avuta con un'amica di famiglia un mese dopo l'omicidio di Giulia Ballestri, lasciano allibito il pubblico presente nell'aula di Corte d'Assise - molto numeroso, forse per via del malore che la scorsa udienza ha colto l'imputato destando più curiosità del solito.

Omicidio Ballestri, settima udienza (Foto Massimo Argnani)

"L'hanno pagata tutti e due"

Durante la settima udienza del processo al dermatologo ravennate accusato dell'omicidio della moglie Giulia Ballestri emergono nuovi dettagli, anche riguardanti la famiglia Cagnoni. Ma soprattutto una telefonata avvenuta il 22 ottobre, a poco più di un mese dall'omicidio (quando Cagnoni si trova già in carcere), tra la madre del dermatologo Vanna e un'amica di famiglia. "Diciamo che l'ha fatta grossa, ma ha vissuto un trauma talmente grosso per la distruzione della sua famiglia che non ci ha visto più", spiega la madre all'amica parlando del figlio in carcere. "L'hanno pagata tutti e due", si sente nella telefonata tra le due. "Chi l'avrebbe mai detto, sembrava che Matteo fosse Dio sceso in terra". "Si vede che gli uomini a volte fanno brutti scherzi". "Gli è girata la testa, Giulia era una donna buona". La telefonata potrebbe essere valutata per la decisione finale della corte, presieduta dal giudice Corrado Schiaretti affiancato dal collega togato Andrea Galanti e dai sei giudici popolari.

La vicina di ombrellone: "La sfiniva psicologicamente"

L'udienza prosegue poi con la deposizione di Claudia Rotundo, amica di Giulia e vicina d'ombrellone in spiaggia. Il racconto della donna è coerente con quanto emerso fin'ora dalle deposizioni degli altri testimoni: "Giulia mi raccontava che non ce la faceva più, che lui la seguiva ovunque, anche in bagno, e che lei voleva il divorzio. Sapeva di essere seguita e controllata, non voleva più avere rapporti sessuali con il marito che però li pretendeva, costringendola poi a rifugiarsi nel bagno a piangere dopo l'atto. Le chiedevo: ma lui ti vede quando dopo il rapporto vai nel bagno a piangere? Certo che mi vede, rispondeva lei". Ed è a questo punto, durante una domanda posta dall'avvocato del dermatologo Giovanni Trombini, che emerge un dettaglio, probabilmente ininfluente nel processo, ma che crea un clima di tensione in aula. "Cagnoni sfiniva Giulia psicologicamente costringendola a parlare per ore - spiega Claudia - e a volte cercava di spingerla a fare certe ammissioni per poterla registrare di nascosto, come quando cercava di farle ammettere che da giovane, durante alcune serate in discoteca, aveva fatto uso di sostanze stupefacenti". Il fratello di Giulia, Guido, non ci sta e sbotta contro l'avvocato, tanto che il presidente Schiaretti concede una pausa di quindici minuti.

Gli appuntamenti annullati prima di scoprire il cadavere

Successivamente è il turno di Giorgia Borghesi, segretaria di Matteo Cagnoni che lavorava nel suo studio in centro a Ravenna. "Il venerdì mattina (giorno dell'omicidio, ndr), il dottor Cagnoni mi ha chiamata per farsi consegnare le chiavi dello studio, dicendomi che aveva perso le sue. Quando gliele ho portate pioveva: ho notato che era molto agitato e aveva i capelli scompigliati e bagnati, ma gli abiti sembravano asciutti. Ha preso qualcosa dalla cassaforte ed è andato via". Giorgia sentirà solo un'altra volta il dermatologo, che le invierà un messaggio la domenica notte, pochi minuti prima che venisse ritrovato il cadavere della moglie nella villa di via Padre Genocchi, scrivendole "Cancella tutti gli appuntamenti di lunedì mattina: è successa una tragedia".

L'ex fidanzata di Cagnoni: "Mi disse che non ci stava più con la testa"

A depositare tocca poi a Ilaria Papale, ex fidanzata di Matteo Cagnoni e madre della compagna di classe di uno dei figli della coppia. "Io e Matteo ci sentivamo esclusivamente il 14 aprile, giorno del suo compleanno, e il 5 settembre, giorno del mio, per scambiarci gli auguri. Quel 5 settembre (11 giorni prima dell'omicidio, ndr) Matteo mi mandò il solito messaggio di auguri: io gli ho chiesto come stesse, perchè lo avevo visto a una festa e lo avevo trovato molto dimagrito. Lui mi rispose che voleva vedermi per parlare perchè non stava bene. Conosco Matteo da 20 anni esatti: percepivo che non era la solita persona, che c'era qualcosa che non andava. Inizialmente ci accordammo per incontrarci il 15 settembre, poi lui rimandò perchè si ricordò che quel giorno era il compleanno di suo figlio e mi scrisse "Scusa, non ci sto con la testa". Così rimandammo al 19, ma nella notte tra domenica e lunedì Matteo mi mandò un messaggio per dirmi che non ci saremmo potuti incontrare perchè era successo un guaio". Il legale di Cagnoni cerca poi di capire come fosse il rapporto sentimentale tra lei e il suo assistito, durato dal 1987 fino al 1993 e poi di nuovo in maniera non continuativa fino al 1998. "Ha mai avuto nei suoi confronti atteggiamenti aggressivi, fisici o verbali?", chiede Trombini. "No", risponde Ilaria. Il pubblico ministero Cristina d'Aniello capisce dove cerca di andare a parare l'avvocato e rincalza: "Lei ha mai tradito Cagnoni?". "No", risponde nuovamente Ilaria, sottolineando in questo modo una differenza importante tra le due relazioni sentimentali.

La postina e l'investigatore assunto da Cagnoni

Il turno passa poi brevemente a Giovanna Calboli, portalettere che consegnava spesso la posta nell'abitazione dei Cagnoni di via Giordano Bruno, che spiega di aver visto il dermatologo di fronte alla loro casa dove era andata per consegnare la posta, la mattina dell'omicidio, intorno alle 12-12.30. Poi prende la parola Stefano Cimatti, titolare dell'agenzia investigativa a cui si rivolse Cagnoni per far seguire la moglie. L'investigatore spiega che i pedinamenti iniziarono il 22 giugno 2016 e terminarono con un nulla di fatto il 26, per poi riprendere ad agosto, quando gli investigatori videro Giulia entrare in un edificio in via Cilla. "Cagnoni, a quel punto, mi fece il nome di Stefano Bezzi, l'amante di Giulia - spiega Cimatti - Controllammo i campanelli dell'edificio e, in effetti, uno riportava proprio il suo cognome. Un altro episodio si verificò vicino al cimitero, quando notammo Giulia raggiungere Bezzi che stava pescando lungo il fiume". L'ultimo pedinamento avvenne il 14 settembre, quando gli investigatori segnalarono a Cagnoni che fuori dall'ufficio di Bezzi c'era la macchina di Giulia (che, quindi, non aveva rispettato il volere del marito, che le aveva chiesto di non vedere più l'amante fino al divorzio): "A quel punto Cagnoni disse "Ok, può bastare", e la mattina del 15 venne in agenzia a pagare chiudendo in questo modo il nostro rapporto lavorativo". Il giorno dopo, Giulia verrà brutalmente uccisa nella villa di via Padre Genocchi.

La prima udienza - Cagnoni in aula. La difesa: "Il processo va spostato da Ravenna"

La seconda udienza - Ammesse tutte le prove. Accusa e difesa chiedono oltre 200 testimoni

La terza udienza - Parla la migliore amica: "Matteo sempre più ossessivo, avevo paura per lei"

La quarta udienza - L'amante di Giulia: "Le diceva che presto l'avrebbe lasciata libera"

La quinta udienza - L'amico di Giulia: "Il marito le diceva 'Ti distruggo'"

La sesta udienza - Il dermatologo ha un malore durante il video del ritrovamento del cadavere

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