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Cronaca

Processo Cagnoni, "Quel bastone non fu preso nella villa del delitto". La prova della premeditazione?

I testimoni si concentrano sulla descrizione minuziosa di quella che è considerata l'arma del delitto: il bastone insanguinato ritrovato sul piano del ballatoio della villa di via Padre Genocchi

Il quadro familiare emerso durante le udienze di questi mesi è ormai nitido. E a ribadirlo uteriormente nella quindicesima udienza del processo a Matteo Cagnoni, il dermatologo ravennate accusato dell'omicidio della moglie Giulia Ballestri, è la testimonianza di un amico di quella che già in tanti hanno definito una coppia "all'apparenza perfetta".

L'amico della coppia: "Matteo disse che la sua vita era distrutta"

Sul banco del testimone si siede Andrea Sansoni, che il 6 settembre 2016 (dieci giorni prima dell'omicidio di Giulia) andò a cena con l'imputato e altri amici. Durante quella cena, racconta Sansoni, Matteo fece ascoltare agli amici un'intercettazione telefonica tra la moglie Giulia e l'amante di lei, Stefano Bezzi. "Disse che lo avrebbe utilizzato come materiale a sua difesa in caso di divorzio - spiega l'amico, che conferma poi quanto già riferito da altri testimoni - Cagnoni era preoccupato perchè con il divorzio avrebbe visto meno i figli, ma soprattutto per la perdita d'immagine che avrebbe avuto nella sua città, visto che era un uomo molto conosciuto a Ravenna; disse che la sua vita sarebbe stata distrutta. Matteo era buono con gli amici, ma vendicativo con chi gli faceva uno sgarro. Per lui era un disonore che la moglie avesse scelto proprio Stefano, diceva 'chiunque ma non lui'. Non lo riteneva alla sua altezza". Gira e rigira le informazioni che dà il testimone sono le stesse già sentite più volte durante le scorse udienze, tanto che il presidente della Corte Corrado Schiaretti respinge diverse domande, invita gli avvocati a "non chiedere cose che abbiamo già chiesto ad altre venti persone" e invitandoli a passare ad altro. Sono tanti, infatti, i testimoni che avrebbero dovuto depositare la loro versione dei fatti ma ai quali il Pubblico ministero Cristina D'Aniello ha deciso di rinunciare.

Il bastone della discordia

Dopo la brevissima testimonianza dell'amico di Cagnoni Michele Orsatti, che racconta di aver ricevuto una telefonata da un ex compagno di carcere di Cagnoni al quale l'imputato avrebbe detto che "l'assassino era l'amante di Giulia, Stefano, che avrebbe agito per motivi economici" (Bezzi ha un'alibi già comprovato nelle scorse udienze), i tre testimoni successivi si concentrano tutti sulla descrizione minuziosa di quella che è considerata l'arma del delitto: il bastone insanguinato trovato sul piano del ballatoio della villa di via Padre Genocchi, dove è stato ritrovato il cadavere di Giulia. Il bastone portato in aula qualche udienza fa e che già Armando di Gregorio, ispettore superiore del gabinetto di Poizia scientifica che intervenne nella villa del delitto durante il ritrovamento del cadavere, aveva spiegato "non appartenere alla catasta di legna trovata nel sottoscala della villa".

Sul fatto che il bastone sia stato portato da fuori, infatti, l'accusa cerca di provare la premeditazione dell'omicidio, non avvenuto per un "raptus" ma studiato e organizzato già da prima di quel drammatico venerdì 16 settembre 2016 (stessa cosa per quanto riguarda la tanica d'acqua distillata trovata sul luogo del delitto, con cui l'omicida avrebbe cercato di ripulire le tracce, dello stesso lotto della tanica ritrovata nella casa Cagnoni-Ballestri di via Giordano Bruno). Il vicequestore Anna Mazzini, ai tempi dell'omicidio facente parte della Forestale di Ravenna, spiega che il bastone con cui è stata colpita Giulia sarebbe compatibile con il legno degli alberi tagliati nella casa di Marina Romea della coppia, poi trovata accatastata nella casa di via Giordano Bruno, vale a dire l'abitazione abituale della coppia e non la villa disabitata di via Padre Genocchi. A lei si aggiunge il maresciallo Massimo Cangini, che spiega come la legna della catasta trovata nella villa del delitto fosse molto più vecchia rispetto al bastone usato per l'omicidio. L'analisi dell'arma dell'omicidio entra poi ancor più nel dettaglio, tanto che la difesa avanza un'eccezione sull'ammissibilità della consulenza tecnica svolta sul bastone - e sulla scheggia trovata nei jeans di Matteo Cagnoni - perchè sostiene che la perizia non sarebbe stata svolta in maniera corretta, nè che potrebbe essere ripetibile.

Ma la Corte rigetta l'eccezione e dà la parola a Stefano Del Duca, professore di botanica all'Università di Bologna che esaminò il bastone e la scheggia. Anche lui conferma quanto già detto: il bastone apparterrebbe a un pino domestico, come quelli della casa di Marina Romea, ed è assolutamente compatibile con quelli trovati accatastati nella casa dove normalmente abitavano Giulia e Matteo; così come la scheggia trovata nei jeans di Cagnoni apparterrebbe alla stessa tipologia del bastone del delitto.

Lo spiraglio della porta aperta sul terrazzo

Nel pomeriggio, dopo la pausa, Cagnoni ha di nuovo preso parola per una dichiarazione spontanea chiedendo che gli vengano concessi gli arresti domiciliari, dicendo di essere sfinito dalla vita in carcere. L'accusa si è nuovamente opposta alla richiesta dell'imputato, mentre la Corte si è riservata di decidere. Sempre nel pomeriggio è stato ascoltato Ivan Pulinas, assistente di Polizia in servizio al fotosegnalamento del commissariato di Lugo che riprese con una telecamera il sopralluogo fatto nella villa del delitto nella notte del ritrovamento del cadavere. In aula viene proiettato il filmato, e la porta che affaccia su uno dei terrazzi della villa risulta socchiusa. Non è chiaro se sia stata trovata così o se uno degli inquirenti l'abbia aperta durante il sopralluogo. Schiaretti chiede di poter vedere il filmato più e più volte, a dimostrazione dell'importanza di questo dettaglio: su questo elemento la difesa punta tutto, dal momento che potrebbe servire a dimostrare la possibilità, come sempre sostenuto dai legali di Cagnoni, che uno sconosciuto abbia potuto intrufolarsi nella villa e uccidere Giulia, quando Matteo era già andato via ignaro di ciò che stava succedendo alla moglie.

La prima udienza - Cagnoni in aula. La difesa: "Il processo va spostato da Ravenna"

La seconda udienza - Ammesse tutte le prove. Accusa e difesa chiedono oltre 200 testimoni

La terza udienza - Parla la migliore amica: "Matteo sempre più ossessivo, avevo paura per lei"

La quarta udienza - L'amante di Giulia: "Le diceva che presto l'avrebbe lasciata libera"

La quinta udienza - L'amico di Giulia: "Il marito le diceva 'Ti distruggo'"

La sesta udienza - Il dermatologo ha un malore durante il video del ritrovamento del cadavere

La settima udienza - Frase shock della madre di Cagnoni: "Matteo l'ha fatta grossa"

L'ottava udienza - Caos in aula al processo: Cagnoni offende la madre di Giulia, il fratello reagisce - IL VIDEO

La nona udienza - L'agente di Polizia amico di Cagnoni: "Tradì Giulia, diceva che le donne dovevano stare in casa"

La decima udienza - Cagnoni cedette al fratello ville e studi milionari per una cifra irrisoria: perchè?

L'undicesima udienza - "La madre di Cagnoni disse che Giulia era stata uccisa, ma ancora non poteva saperlo"

La dodicesima udienza - Colpi di scena: la madre non si presenta, l'amica nega la telefonata registrata - Il padre: "Mio figlio era tranquillo, come se 'giustizia fosse stata fatta'"

La tredicesima udienza - Sms shock di Stefano Cagnoni: "Mio fratello è l'assassino di Ravenna"

La quattordicesima udienza - Lo psicoterapeuta: "Giulia acquisiva autonomia, Matteo bloccò la terapia"

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