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Cronaca

Cagnoni cedette al fratello ville e studi milionari per una cifra irrisoria: perchè?

Appartamenti e studi in pieno centro a Ravenna, una villa a Marina Romea, una casa a Cortina, un patrimonio immobiliare di circa 1,5 milioni che il fratello avrebbe acquistato alla modica cifra di 160mila euro

Una lunga mattinata che procede tra battibecchi - questa volta, però, tra avvocati - e domande puntigliose, al limite della pedanteria, tanto da portare il presidente del collegio giudicante Corrado Schiaretti a intervenire più volte, ma che alla fine pare producano poco di nuovo.

Decima udienza per il processo a Matteo Cagnoni, dermatologo ravennate accusato dell'omicidio del 16 settembre 2016 della moglie Giulia Ballestri. In aula venerdì mattina fanno la loro deposizione diversi agenti di Polizia, che vengono ricoperti da domande molto specifiche sia dal pubblico ministero Cristina d'Aniello che dall'avvocato della difesa Giovanni Trombini, che già nelle scorse udienze aveva mostrato di non voler tralasciare nessun dettaglio.

Il primo a parlare è Enrico Negrini, luogotenente della nucleo economico-finanziaria della Guardia di finanza, che in breve spiega come Matteo Cagnoni avesse venduto al fratello Stefano, nel 2016, diversi beni immobili a cifre irrisorie o, addirittura, donati gratuitamente: appartamenti e studi in pieno centro a Ravenna, una villa a Marina Romea, una casa a Cortina dal valore di milioni venduta per poche migliaia di euro, un patrimonio immobiliare di circa 1,5 milioni che Stefano avrebbe acquistato alla modica cifra di 160mila euro. Oltre a questo, si aggiunge il fatto che il fondo comune d'investimento che vedeva cointestatari Matteo, Stefano e i genitori a marzo 2016 venne chiuso e poi subito riaperto, senza però la presenza di Matteo tra i cointestatari, questa volta. Elementi che il pm, forse, vorrebbe utilizzare per rafforzare l'accusa di omicidio premeditato, ma che potrebbero essere misure "precauzionali" in vista del divorzio che già da tempo aleggiava in casa Cagnoni-Ballestri.

La parola passa poi a Enrico Filippini della Polizia scientifica di Bologna, già sentito durante la scorsa udienza e ora sottoposto al controesame dai legali dell'imputato: Trombini gli rivolge domande minuziose in merito all'impronta insanguinata trovata nella villa dell'omicidio, fino a farlo spazientire e facendogli un esame quasi "universitario", come lo definisce lo stesso presidente Schiaretti, che decide così di bloccare lo scrupolosissimo interrogatorio dell'avvocato. In breve il turno passa a una collega di Filippini, che conferma quanto già detto dallo stesso e specificando di essere arrivata al suo giudizio - ovvero di aver riscontrato una sicura corrispondenza tra l'impronta insanguinata e quella dell'imputato - in maniera autonoma, senza essere stata "influenzata" dal collega Filippini. 

L'ultimo a parlare durante la mattinata è il sostituto Commissario Francesco De Paolis, coordinatore del settore operativo del Gabinetto di Polizia scientifica di Bologna, che proietta davanti al pubblico in aula alcune foto di rilievi eseguiti nella villa di via Padre Genocchi, che lo stesso De Paolis definisce "terrificante". "L'idea che ci siamo fatti entrando lì dentro è che in quel luogo il tempo si fosse fermato", spiega il Commissario con un tono quasi spaventato al ricordo di quel sopralluogo nella villa in cui, durante una delle udienze, è emerso venissero eseguite delle "sedute spiritiche". De Paolis parla a lungo delle scarpe, di cui si è già discusso nelle scorse udienze: le Timberland trovate stese ad asciugare nella villa di Firenze del padre di Cagnoni, lo stesso modello le cui impronte sono state trovate nello scantinato dove è stato ritrovato il cadavere di Giulia; e le Hogan, le cui impronte sono presenti sul luogo del delitto ma che non sono mai state ritrovate, le stesse che l'imputato indossava il giorno dell'omicidio, ripreso dalle telecamere della pasticceria in cui fece l'ultima colazione con la moglie. Nessuna impronta o traccia di sangue, invece, sul balcone della villa di via Padre Genocchi: ciò screditerebbe la teoria sempre sostenuta dalla difesa, ovvero che un presunto assassino sconosciuto possa essersi intrufolato nella casa attraverso il balcone.

La prima udienza - Cagnoni in aula. La difesa: "Il processo va spostato da Ravenna"

La seconda udienza - Ammesse tutte le prove. Accusa e difesa chiedono oltre 200 testimoni

La terza udienza - Parla la migliore amica: "Matteo sempre più ossessivo, avevo paura per lei"

La quarta udienza - L'amante di Giulia: "Le diceva che presto l'avrebbe lasciata libera"

La quinta udienza - L'amico di Giulia: "Il marito le diceva 'Ti distruggo'"

La sesta udienza - Il dermatologo ha un malore durante il video del ritrovamento del cadavere

La settima udienza - Frase shock della madre di Cagnoni: "Matteo l'ha fatta grossa"

L'ottava udienza - Caos in aula al processo: Cagnoni offende la madre di Giulia, il fratello reagisce - IL VIDEO

La nona udienza - L'agente di Polizia amico di Cagnoni: "Tradì Giulia, diceva che le donne dovevano stare in casa"

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