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Cronaca Faenza

Omicidio di Ilenia, per il giudice se l'assassino si fosse accorto che c'era un'altra persona, l'avrebbe uccisa

"La sua presenza non ha salvato, purtroppo, la vita di Ilenia. Al contrario, la fuga di Ilenia al piano terra ha fatto sì che il sicario non si accorgesse della presenza della ragazza, che, proprio per questo, ha avuto salva la vita"

Fin dalle loro prime dichiarazioni dopo l'omicidio di Ilenia Fabbri, la 46enne trovata morta in una pozza di sangue poco prima dell'alba di sabato nel suo appartamento di via Corbara a Faenza - delitto per il quale sono stati arrestati l'ex marito della donna, Claudio Nanni, e colui che è ritenuto l'esecutore materiale dell'omicidio, Pierluigi Barbieri - sia la figlia di Ilenia, Arianna, che la sua fidanzata, rimasta quella tragica notte a dormire nell'abitazione divenendo così involontariamente testimone del delitto, hanno riferito un identico pensiero: la presenza di un uomo in casa identificata come presenza di un ladro nell'abitazione. Ma il quadro che si è presentato agli inquirenti fin da subito non è stato quello di un "furto finito male".

Eppure secondo il gip negli intenti del mandante, l'ex marito della vittima, sarebbe stato proprio quello lo scenario da ricostruire, se nulla fosse andato storto. "L'azione omicidiaria sarebbe dovuta durare pochi secondi nella certezza che, in quella  casa, nessuno sarebbe entrato nelle successive cinque-sei ore - scrive il Gip del Tribunale di Ravenna Corrado Schiaretti nell'ordinanza di custodia cautelare - Il sicario avrebbe avuto tutto il tempo di rovistare nei cassetti e negli armadi, appropriarsi delle poche cose di valore che erano custodite nell'abitazione, fingere il "furto finito male", per poi allontanarsi indisturbato". Sarebbe stata Arianna, al suo ritorno, a entrare in casa e trovare il cadavere della madre, strangolata. L'avere utilizzato un coltello da cucina trovato sul luogo dell'omicidio rende evidente che non sarebbe dovuta essere quella l'arma con cui togliere la vita alla vittima. "II coltello è stato il casuale strumento raccolto per concludere un lavoro che, con le sole nude mani, il sicario non era stato in grado di concludere".

Ciò che non ha funzionato sarebbe anche "la scarsa professionalità del killer". Sarebbe dovuta essere un'azione a sorpresa, uno strangolamento che avrebbe consentito una morte relativamente rapida e silenziosa, invece Ilenia è riuscita a reagire e, pur semisoffocata e colpita, si è liberata dalla stretta e si è precipitata di corsa giù dalle scale, "aggrappandosi alla vita", scrive il giudice. In questa fase ha urlato, ha chiesto aiuto ed è stata sentita dai vicini di casa, che sono usciti sulla strada, hanno suonato il campanello e hanno chiamato i soccorsi, "così dimostrando al sicario che il suo tempo di permanenza nella casa si sarebbe dovuto ridurre drasticamente".

Non solo Ilenia ha lottato: il secondo inconveniente è costituito dalla presenza della fidanzata della figlia nella camera attigua alla stanza della vittima. E' stata lei ad alzarsi e a vedere l'assassino dalla porta accostata, è stata sempre lei a chiamare per prima la coppia di padre e figlia che viaggiava in auto verso Milano, ed è la figlia che ha allertato immediatamente la centrale operativa delle forze di polizia. "La sua presenza non ha salvato, purtroppo, la vita di Ilenia - continua l'ordinanza - Al contrario, la fuga di Ilenia al piano terra ha fatto sì che il sicario non si accorgesse della presenza della ragazza, che, proprio per questo, ha avuto salva la vita. Possiamo ritenere previsione altamente attendibile che, se l'assassino si fosse accorto della presenza in casa di una terza persona, una ragazzina indifesa di vent'anni, non avrebbe lasciato vivere la scomodissima testimone" (tanto che la ragazza dopo l'omicidio è stata messa sotto protezione).

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