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Cronaca

Omicidio al chiosco di piadina, chiesti 22 anni per la compagna: "Non volevo ucciderlo, mi sono solo difesa"

Questa la pena chiesta dal pm Antonio Bartolozzi per Maila Conti, accusata di omicidio volontario per aver colpito con un coltellata,il 16 agosto 2019, il compagno 61enne Leonardo Politi

22 anni. Questa la pena chiesta venerdì dal pm del Tribunale di Ravenna Antonio Bartolozzi per Maila Conti, la 52enne accusata di omicidio volontario per aver colpito con una coltellata, il 16 agosto 2019, il compagno, il 61enne Leonardo Politi, al culmine di una lite all’interno della piadineria che la coppia gestiva a Lido Adriano. E' durata cinque ore l'udienza di discussione al tribunale di Ravenna davanti all’Assise presieduta da Cecilia Calandra con il giudice Antonella Guidomei e i giudici popolari. La donna è difesa dagli avvocati Wally Salvagnini e Carlo Benini, mentre le tre figlie dell'uomo si sono costituite parte civile con l'avvocato Luigi Salice. Il legale si è associato alle richieste del pm e avanzato le richieste risarcitorie per le tre figlie (due maggiorenni e una minorenne legalmente rappresentata dalla mamma, l’ex moglie di Politi). Il 1 febbraio eventuali repliche e poi la sentenza.

Nella requisitoria il pm ha confermato l'accusa di omicidio volontario negando la legittima difesa, ha sostenuto che l'intenzione della donna era quella di uccidere e ha sottolineato l'indole aggressiva di Conti. Ha richiesto il riconoscimento delle attenuanti generiche in equivalenza dell'aggravante dell'omicidio in cui vi è una relazione affettiva, per la confessione resa dalla donna e la collaborazione con le forze dell’ordine appena dopo il fatto. La difesa di Maila, invece, nell'arringa ha ripercorso tutta la relazione tra i due iniziata nel 2015. Salvagnini e Benini hanno richiamato tutti gli episodi in cui la donna sarebbe stata vittima della furia di Politi e che lei non ha denunciato per paura e per la speranza che potesse cambiare. Due in particolare quelli più importanti: in una gita al lago d’Iseo nel giugno 2018 quando l’uomo – ha sostenuto la difesa – l’avrebbe colpita allo zigomo con l’orologio provocandole una ferita; il secondo invece risale al novembre 2018, quando in Trebbia Politi l’avrebbe colpita con una spranga spaccandole il naso – hanno proseguito Salvagnini e Benini.

maila conti processo ravenna 02-2-2-3-2

Secondo la difesa Politi era un uomo violento nelle parole e nei fatti ma Conti non denunciava, confidava che cambiasse. Nel corso della relazione l’uomo, che sarebbe stato secondo gli avvocati dedito all’alcol, aveva tentato su sua spinta di iniziare un percorso di disintossicazione, ma senza mai ottenere i risultati sperati. I due si sono lasciati nei primi mesi del 2019 e comunque avevano deciso di aprire una piadineria e di trasferirsi da Piacenza (dove Maila aveva un bar) a Ravenna, dove tutto è precipitato: "Lui beveva sempre e lei era molto provata fisicamente, di lì anche il forte dimagrimento. Abbiamo prodotto - dichiara Salvagnini - le prove, tra le quali i tabulati telefonici, che dimostrano che Maila ha chiamato più volte i carabinieri al 112 (anche quelli di Rivergaro), un centro antiviolenza e proprio il 1 agosto 2019, pochi giorni prima del delitto, i Carabinieri di Ravenna per chiedere aiuto". Gli avvocati rigettano l'accusa di omicidio volontario: "Siamo di fronte ad un caso di legittima difesa dall'esito nefasto, quello che si può quindi contestare a Maila è l'eccesso colposo di legittima difesa. Si cerca di far passare come violenta una donna che rimane in vita dopo anni di botte". In aula Conti ha reso spontanee dichiarazioni: "Non volevo ucciderlo, ho temuto per la mia vita".

Secondo Conti non c’era alcuna volontà di uccidere. Ha ripetuto più volte di essersi solo difesa dall’aggressione di quell’uomo che, ubriaco, la stava picchiando. Un colpo alla nuca, un altro alla mandibola, lei cerca di divincolarsi – ha spiegato più volte – e quando lui l’ha spinta contro il piano di lavoro del chiosco lei ha allungato la mano e ha preso un coltello. L’ha brandito – sostengono gli avvocati – per mettere una distanza con Politi, temeva per la sua vita e cercava di allontanarlo, poi la coltellata. Nell’udienza del 21 settembre 2020 Maila aveva detto: "Lui mi ha guardato poi si è allontanato insultandomi. Ho guardato il coltello e non ho visto sangue, l’ho passato sotto l’acqua e l’ho gettato nel lavandino. Sono uscita e ho visto Leonardo mentre si avvicinava a un’auto. Lui si è accasciato e ho detto all’uomo della vettura di chiamare i carabinieri. Io intanto ho chiamato il 118, due volte, e ho chiesto anche l’elicottero. Tenevo Leonardo fra le braccia, ma poi sono arrivati i Carabinieri e mi hanno staccato da lui".

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