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Cronaca Alfonsine

A 31 anni dall'omicidio riesumato il cadavere di Pier Paolo Minguzzi sotto lo sguardo dei familiari

La Procura di Ravenna, infatti, dopo che qualche mese fa i familiari della vittima hanno presentato un esposto, ha riaperto il fascicolo a 31 anni dal fatto e ha iscritto tre persone nel registro degli indagati

Sono iniziate all'alba di mercoledì mattina, sotto l'occhio attento della Squadra mobile diretta da Claudio Cangini, le operazioni di prelievo del feretro dal cimitero di Alfonsine di Pier Paolo Minguzzi, il 21enne di Alfonsine, studente universitario e Carabiniere di leva alla caserma di Mesola (Ferrara), sequestrato il 21 aprile 1987 mentre stava rincasando e probabilmente ucciso quasi subito dai rapitori. Le operazioni sono iniziate intorno alle 7.30, a cimitero chiuso, alla presenza di alcuni familiari di Minguzzi tra cui la madre, la sorella e il fratello, che in un momento molto toccante hanno depositato sulla bara una corona di fiori bianca, senza rilasciare dichiarazioni. Tutto si è concluso intorno alle 8.45. Sul posto anche le volanti del Commissariato e una pattuglia di Polizia municipale della Bassa Romagna.

La Procura di Ravenna, infatti, dopo che qualche mese fa i familiari della vittima hanno presentato un esposto, ha riaperto il fascicolo a 31 anni dal fatto e ha iscritto tre persone nel registro degli indagati. Si tratta di un 54enne siciliano da tempo residente a Pavia, di un 55enne di Ascoli all'epoca carabiniere nel ravennate e di un 62enne di Alfonsine, chiamati a rispondere di sequestro di persona, omicidio e occultamento di cadavere in concorso.

Il cadavere di Minguzzi verrà portato in mattinata all'istituto di medicina legale di Pavia dove verrà analizzato. L'incarico per stabilire la causa della morte del giovane e analizzare eventuali profili di Dna sui resti è stato affidato al medico legale Giovanni Pierucci e al genetista Carlo Previderè, che avranno 60 giorni di tempo per depositare le loro conclusioni. Minguzzi, rapito verso l'una di notte mentre rincasava, fu portato in una stalla abbandonata di Vaccolino, nel ferrarese, dove fu ammazzato per poi essere gettato nel vicino Po di Volano dopo essere stato legato a una massiccia grata sradicata proprio dal casolare. Il suo corpo riaffiorò la mattina del successivo primo maggio.

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