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Cronaca

Parco Marittimo, Italia Nostra presenta un esposto: "Una discarica in riva al mare"

Secondo l'associazione ambientalista per il fondo della ciclabile non sarebbe stato posato "alcun pietrisco calcareo, ma rifiuti speciali provenienti da demolizioni edili"

Arrivano nuove critiche al progetto del Parco Marittimo, i cui lavori stanno proseguendo nelle località di Marina di Ravenna e Punta Marina. Dopo aver denunciato i danni che sarebbero stati arrecati alla pineta, l'associazione ambientalista Italia Nostra, a seguito di un sopralluogo, punta il dito sullo "spandimento di materiali da sottofondo che paiono tutt’altro che 'ecologici' e compatibili - e si chiede - Come è stato possibile autorizzare?".

Al posto di quanto previsto dal capitolato d’appalto dove si legge: “Fornitura, stesa, rullatura e compattazione di pietrisco spaccato inerte calcareo 10/30 mm per la formazione di piani di fondazione e sottofondo del percorso ciclo-pedonale”, secondo Italia Nostra non risulterebbe "essere stato posato alcun pietrisco calcareo, ma rifiuti speciali provenienti da demolizioni edili, triturati in frantoio e poi riciclati a mo’ di stabilizzato. Nella miscela utilizzata, di tutto: oltre a ghiaia e conglomerato cementizio provenienti dalle demolizioni di strutture in cemento armato, si trovano piastrelle, laterizi, vetro, plastica, resti di cavi elettrici, e gran quantità di granuli di miscele bituminose proveniente dalla fresatura delle strade, di fatto riciclati nel composto". 

Sul computo metrico estimativo, alla voce “Misto pietrisco spaccato di pezzatura 20/50 mm sottofondo aree pavimentate inerti naturali”, come riferisce Italia Nostra sarebbe "prevista la fornitura di oltre 6 mila metri cubi di pietrisco, a 39,90 euro al metro cubo, per un importo di oltre 240 mila euro. Difficile immaginare - sostiene l'associazione - che la fornitura del materiale realmente utilizzato possa costare altrettanto, quando per il frantumato riciclato misto il costo a frantoio pare non superi i 2/5 euro a metro cubo".  

"Come è stato possibile autorizzare l’uso di un simile materiale per un progetto che nella relazione generale nomina più volte la parola 'ripristino' riferito all’ambiente e va ad impattare una Riserva Naturale dello Stato, una zona 'Rete Natura 2000' (ovvero sottoposta alle Direttive ambientali europee) ed una zona del Parco del Delta del Po, cioè per la quale le norme ambientali che regolamentano gli interventi dovrebbero essere assolutamente stringenti? Per di più in riva al mare, ovvero in un ambito tra i più sensibili e perennemente esposto agli agenti atmosferici più aggressivi?". Questi i dubbi di Italia Nostra che avrebbe inviato un esposto alla Procura di Ravenna e agli organi competenti per far luce sulla vicenda.

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